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Coronavirus. Carenza di Dpi, anche per Zappetti (Federarma Udine) serve “un canale preferenziale di fornitura”
Medici, infermieri, dentisti e farmacisti continuano a denunciare difficoltà di approvvigionamento di Dispositivi di protezione individuale. E come la Commissione Albo Odontoiatri, anche il  segretario di Federfarma Udine, Elvy Zappetti, parla di necessità di “trovare un canale preferenziale di fornitura che aumenti le quantità”. Perché “non ci sono mascherine per tutti e non ci sono DPI certificati per il mondo dell’imprenditoria. Il rischio è una ripartenza col piede sbagliato”.
28 MAG - A distanza di tre mesi dallo scoppio della pandemia SARS-CoV-2, la difficoltà a reperire mascherine chirurgiche, filtranti ed in genere i DPI, sembra non avere fine. Se da una parte le istituzioni hanno firmano provvedimenti che prevedono l’obbligo di usare le mascherine protettive, chi le dovrebbe fornire non sempre vi riesce. A sollevare il problema reperibilità mascherine e DPI per la fase due sono anzitutto farmacisti, medici, infermieri, dentisti. E anche per il segretario di Federfarma Udine, Elvy Zappetti, come per la Commissione Albo Odontoiatri, la soluzione è “trovare un canale preferenziale di fornitura che aumenti le quantità”.

“Sta ripartendo tutto piano piano, e per garantire la sicurezza anche in questa fase c’è bisogno di osservare quanto abbiamo imparato: protezioni e distanze. In FVG le persone che hanno bisogno di mascherine sono circa un milione e duecento mila ed oltre a queste c’è un altro “piccolo” esercito di cinquecento mila lavoratori che hanno bisogno di DPI. Conti alla mano non ci sono mascherine per tutti e non ci sono DPI certificati per il mondo dell’imprenditoria, e quindi il rischio di una ripartenza col piede sbagliato non è poi fantascienza”, spiega il segretario Federfarma di Udine.

Come sostiene il segretario di Federfarma di Udine, fino a prima dello scoppio della pandemia, per l’Italia la produzione di questi beni proveniva prevalentemente dalla Cina. Poi con lo scoppio dell’emergenza sanitaria, ogni Paese Europeo ha cercato di arrangiarsi producendo mascherine e DPI per sé  soprattutto vietando le esportazioni di questi beni.
 
“Oggi l’unico esportatore di mascherine e DPI è praticamente la Cina – continua Elvy Zappetti – che però incontra due difficoltà di fondo. La prima è che la Cina ha bisogno di molto più tempo per acquistare le certificazioni europee o di ricevere l’approvazione dall’ISS e dall’INAIL. La seconda difficoltà è che l’Italia avendo un prezzo di vendita imposto a 50 centesimi, il Paese produttore esporta laddove ha più convenienza e perciò dove guadagna di più”.

Per scongiurare che cittadini ed imprenditori si trovino sprovvisti dei sistemi di protezione il segretario Federfarma di Udine lancia delle proposte. “Dobbiamo riuscire a trovare un canale preferenziale di fornitura che aumenti le quantità, per il mondo della imprenditoria, che si possano usare le mascherine chirurgiche filtranti generiche e lavabili per tutti i lavoratori delle aziende facendole rientrare come DPI, come è già stato fatto con le chirurgiche che sono diventate DPI per decreto”, conclude Zappetti.

Endrius Salvalaggio
28 maggio 2020
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