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Calabria. La bocciatura della Corte dei conti: “Risorse disperse e servizi sanitari inadeguati”. Debito supera 1 miliardo di euro
La magistratura contabile nel suo Giudizio di parifica per il 2018 boccia senz’appello la gestione sanitaria della Regione. Nonostante le coperture il disavanzo sanitario l’anno passato è stato di oltre 100 mln. “I servizi offerti continuano a restare su livelli inadeguati e, ciò nonostante, si assiste dal punto di vista contabile a vistosi ritardi nei pagamenti e nei trasferimenti delle risorse”. IL DOCUMENTO
28 OTT - “I servizi offerti continuano a restare su livelli inadeguati (nella griglia LEA la Calabria è al penultimo posto in Italia) e, ciò nonostante, si assiste dal punto di vista contabile a vistosi ritardi nei pagamenti e nei trasferimenti delle risorse”. È quanto scrive la Corte dei conti per la Calabria nel giudizio di parificazione del Rendiconto della Regione Calabria, reso per l’esercizio finanziario 2018.
 
La spesa sanitaria, che presenta nel 2018 impegni per € 3.771.859.365,01 ha assorbito oltre il 78% delle risorse di parte corrente. “Come risulta dagli ultimi verbali pubblicati del Tavolo Tecnico e del Comitato per la verifica dei LEA – ricorda la Corte dei conti - , il ripiano del disavanzo pregresso (a motivo del quale la Regione Calabria è in condizione di piano di rientro sanitario) sta subendo evidenti défaillances. Infatti, a fine 2018, la Regione Calabria presenta un disavanzo di 213,285 mln. Dopo il conferimento delle coperture (107,304 mln di euro, derivanti dal gettito delle aliquote fiscali massimizzate) il risultato di gestione del Conto consuntivo 2018 evidenzia un disavanzo di 105,981 mln di euro: si sono quindi realizzate, con riferimento al risultato di gestione dell'anno 2018, le condizioni per l’applicazione degli automatismi fiscali previsti dalla legislazione vigente, vale a dire l'ulteriore incremento delle aliquote fiscali di IRAP e addizionale regionale all’IRPEF per l’anno d'imposta in corso, rispettivamente nelle misure di 0,15 e 0,30 punti, oltre che le altre sanzioni previste dalla legislazione vigente”.
 
“Al 31.12.2018 – si legge nel documento - sono presenti nella Gestione Sanitaria Accentrata (GSA) circa 152 mln di euro non trasferiti alle aziende né utilizzati per il pagamento dei fornitori della GSA. La Sezione ha inoltre effettuato, nell’esercizio, un approfondito esame – con la collaborazione dei Collegi Sindacali degli enti del Servizio Sanitario Regionale (SSR) – relativo alla situazione debitorie delle Aziende. Nel rinviare alla relazione al presente giudizio per gli aspetti di dettaglio, ritengo importante evidenziare alcuni dati”.
 
Debito monstre. “In base alle informazioni disponibili (che sono incomplete: mancano per esempio significativi dati sulla ASP di Reggio Calabria) – segnala la Corte - i debiti verso i fornitori degli enti del SSR attualmente superano 1,1 mld di euro; sono quasi sempre debiti che causano cospicui interessi di mora, anche perché i tempi di pagamento medi delle Aziende nel 2018 sono stati di 212 giorni (si va da un minimo di 20 gg per la AO di Cosenza, ad un massimo di 852 gg per la “Mater Domini” di Catanzaro) e gli interessi di mora “scattano” dopo 60 giorni dalla scadenza del debito”.
 
I debiti in parola hanno quindi originato interessi ed oneri accessori per € 38.358.052,11 nel 2016 e per € 20 51.165.848,73 nel 2017. Ed ancora, nel 2018 (sempre in base a dati parziali forniti dai Presidenti dei Collegi Sindacali degli enti del SSR) gli oneri accessori (interessi legali + spese legali) ammontano a ca 23 mln di euro, i pagamenti effettuati con anticipazione di cassa a ca 600 mln di euro con conseguente maturazione di ca 6 mln di euro di interessi passivi al Tesoriere, gli oneri potenzialmente derivanti da contenzioso a oltre 400 mln di euro. A questi oneri di tipo “straordinario” si aggiungono le spese correnti: nonostante gli enti del SSR siano soggetti a politiche di contenimento dei costi per il personale e per l’acquisito dei beni e servizi, queste policy vengono ampiamente disattese. In particolare, i costi per acquisito beni e servizi non solo non sono in calo (come prescriverebbe la normativa regionale, che fissa specifici “tetti di spesa”) ma continuano a crescere e, a fine 2018, sono pari a complessivi € 2.923, mld, in aumento di 41,3 €/mln su base annua”.
 
“Tutto quanto detto – conclude il documento -mostra una vera e propria dispersione di risorse finanziarie che potrebbero essere indirizzare in modo più efficiente per il miglioramento dei servizi sanitari resi ai cittadini”.
28 ottobre 2019
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