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Federfarma Verona: “Quando la farmacia resta l’unico presidio sanitario”
Il presidente di Federfarma Verona Marco Bacchini: “Stato e Regione Veneto confermino in modo tangibile la volontà di mantenere viva nelle piccole realtà una presenza importante e qualificata come la farmacia quale presidio socio sanitario, in stretto binomio con il medico di medicina generale”.
12 FEB - "La situazione dei territori a bassa densità abitativa è sempre più preoccupante dal punto di vista dell’assistenza medica e Federfarma Verona rimarca la carenza di ambulatori medici sempre più significativa da otto anni. Da quando cioè vennero approvate le Linee di indirizzo e operative per l'attuazione della D.G.R. n. 41 del 18.1.2011". È quanto si legge in una nota della Federfarma Verona.

"L’assistenza territoriale deve garantire la reale accessibilità del cittadino alle cure, la continuità e l'uniformità assistenziale su tutto il territorio regionale, ma purtroppo siamo spesso portati a constatare come questo a volte non sia così scontato - spiega Marco Bacchini, presidente di Federfarma Verona -. La concentrazione dei medici di medicina generale in alcune realtà non hanno portato ad un miglioramento di servizio e assistenza per il cittadino dei territori isolati e montani: la chiusura degli ambulatori nei piccoli centri abitati ha tolto una presenza di riferimento. Inoltre lo spostamento dei flussi di pazienti verso queste strutture unificate varia anche i flussi per l'approvvigionamento dei farmaci togliendo, oltre al 'binomio medico/farmacista', anche la possibilità di sostentamento della farmacia locale.
 
La nuova sanità - prosegue Bacchini - deve puntare sulla territorializzazione della cronicità potenziando il servizio della farmacia che però non può essere lasciata sola a svolgere questo impegnativo compito. Esistono, è vero, i contributi regionali assegnati alle piccolissime farmacie che prestano un servizio indispensabile e alle volte costituiscono l’unico centro sanitario di vasti territori ben poco popolosi, ma essi purtroppo non sono sufficienti. Serve garantire sostenibilità ai tanti servizi erogabili, oltre alla presenza degli ambulatori dei Medici di Medicina Generale. Servirebbe la banda internet larga per consentire ai cittadini di poter effettuare, ad esempio, un elettrocardiogramma in farmacia senza doversi recare in città e per garantire oltretutto l’utilizzo della tanto utile ricetta elettronica dato l’avanzato percorso di digitalizzazione delle prescrizioni sanità KmZero in essere presso la nostra regione. Servono aiuti concreti da parte delle pubbliche amministrazioni locali come affitti calmierati o locali in comodato d’uso ai medici per garantire la sinergia professionale medico/farmacia e rafforzare la tutela della salute pubblica.

La forza di monitoraggio di Federfarma Verona - spiega Bacchini -, con il 94% delle farmacie associate sull'intero territorio provinciale (244 sul totale di 260), fa sì che la situazione sia sotto i nostri occhi più chiara che mai. E non è affatto rosea. Interventi come la cosiddetta Legge 'Salva Borghi' (n. 158 del 6 ottobre 2017) non hanno portato ancora le sperate risorse, ma le farmacie continuano a servire il territorio, garantendo l’accesso alle cure e monitorando da un lato l’aderenza alle terapie, dall’altro la farmaco economia controllando gli sprechi.

Il nuovo Piano socio sanitario regionale prevede un ruolo ancora più attivo a livello distrettuale per le farmacie territoriali, riconoscendone capacità di presa in carico del paziente cronico in stretta collaborazione con pediatri e MMG. 'In questo modo - si dice nel Piano regionale - la farmacia nei prossimi anni andrà assumendo una nuova identità, trasformandosi da farmacia in senso tradizionale a centro polifunzionale improntato alla Pharmaceutical Care'. Sarà quindi ancora una volta l’antico mestiere dello speziale a raccogliere lo stato di salute di una comunità, a riferirne come oggi i bisogni primari e a rispondere alle necessità di accudimento con la consueta professionalità.

La Regione Veneto in passato ha manifestato la volontà politica di tutelare le farmacie delle piccole realtà riconoscendo un differenziale economico che, soprattutto dal punto di vista simbolico, ha avuto una significativa importanza. Ora a livello nazionale si sta rivedendo la convenzione fra Stato e farmacie, e a livello regionale accordi quali da DPC distribuzione per conto e il CUP. Sono queste occasioni - conclude Bacchini - affinché Stato e Regione Veneto confermino in modo tangibile da un lato la volontà di mantenere viva nelle piccole realtà una presenza importante e qualificata come la farmacia quale presidio socio sanitario in stretto binomio con il medico di medicina generale che deve essere anch’egli posto nelle condizioni di svolgere la sua attività, ma anche di poter concretizzare le aspettative del Ssn alcune delle quali riportate anche nel nuovo piano socio regionale".  
12 febbraio 2019
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