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Campania. Per anni prestazioni sanitarie a cittadini non residenti a causa di una falla nel sistema. Regione corre ai ripari 
Non c’è una stima certa, perché mancano i flussi, ma la Regione Campania calcola un “ammanco” di decine di milioni di euro in termini di mancati rimborsi in compensazione, accumulati nell’arco di poco meno di un quinquennio. Parliamo delle prestazioni sanitarie rese in urgenza, (in pronto soccorso), o in degenza e lungodegenza, a turisti, cittadini stranieri, italiani residenti all’estero o in altre regioni e soggiornanti in Campania e i loro familiari. 
22 GEN - Attività cliniche che, per i residenti, sono coperti, come voce di costo strutturale, dal Fondo sanitario regionale che attinge al riparto della torta nazionale dei finanziamenti. E che per i non residenti, invece, dovrebbero attingere al capitolo delle compensazioni tra Regioni o tra Stati. Ovvero, per i cittadini di altre nazioni (in particolare dell’Ue), a quello degli accordi bilaterali di cooperazione.
 
Oppure, infine, viaggiare sotto la coperta delle assicurazioni.  E invece nulla di tutto questo è avvenuto in Campania. Come mai? Il motivo è strutturale insito nelle procedure di accettazione e dimissione in pronto soccorso. Nelle schede di dimissione ospedaliera non esiste una schermata in grado di registrare tali accessi e le prestazioni finiscono (impropriamente) semplicemente nel calderone degli “stranieri temporaneamente presenti” (Stp in sigla).
 
Costi clandestini non tracciati che la Campania esborsa sottraendo risorse all’assistenza per i cittadini campani. Niente compensazione, né rimborso dei costi, da parte delle Regioni e degli Stati di provenienza. L’Ente di Palazzo Santa Lucia, nell’ultimo anno e mezzo, è corso ai ripari, e ha messo in moto, sebbene in sordina, una serie di controlli e verifiche incrociate attivando anche il pool degli ispettori regionali.  Le verifiche, negli ospedali delle località a maggior flusso turistico, hanno fatto emergere con evidenza un nodo pressoché misconosciuto.
 
Le ispezioni
Dall’analisi e monitoraggio della gestione sanitario-amministrativa di Asl e ospedali campani sono emersi notevoli problemi, sia in ordine alla mobilità passiva (prestazioni rese da strutture sanitarie estere a cittadini italiani) sia in relazione alla mobilità attiva (attività cliniche svolte in Campania a favore di cittadini stranieri o italiani che abbiano lavorato all’estero). Allo stato, per la quasi totalità dei presìdi ospedalieri non viene richiesta la tessera sanitaria né altri attestati di diritto e conseguentemente non viene contabilizzata la prestazione.
 
La tessera europea di assicurazione malattia contiene, invece, le indicazioni che permetterebbero di indirizzare correttamente nel flusso della compensazione, per cittadini dell'UE, Svizzera, cittadini di altre regioni residenti in Campania, possesso della tessera asteriscata (italiani con pensioni maturate all’estero).  Esistono, inoltre, gli attestati rilasciati da Paesi extraeuropei con i quali vigono Accordi bilaterali, anch'essi da esibire all'atto dell'accesso alle Strutture sanitarie regionali.
 
Falle nel sistema informatico
Al momento si sta lavorando sulle procedure per registrare i dati utili al recupero crediti per le prestazioni effettuate e soggette a compensazione. Per poter procedere oltre bisogna però aggiornare i sistemi informatici. Questo perché, in molti casi, manca la maschera per la registrazione del dato. In alcune situazioni si è proceduto a registrare gli accessi su moduli cartacei non prestampati nelle more della definizione di un sistema operativo in grado di gestire le varie voci di spesa e il tipo di utenza.
 
Uno dei nodi da sciogliere è che, in molti casi, non viene richiesta la tessera sanitaria al paziente. Pertanto allo stato, risulta difficile quantificare l’entità precisa di tale fenomeno e cioè l’ammontare della mobilità attiva non registrata. Per una Regione come la Campania, che registra uno zoccolo duro e insolvibile di mobilità passiva (cittadini campani che vanno a curarsi nelle regioni di confine o al Nord) per circa 300 milioni all’anno, le prestazioni rese a turisti e non residenti potrebbero riequilibrare circa il 20% di tale esborso in quanto la Regione o il Paese estero di provenienza rimborsa ogni prestazione resa ai cittadini residenti sul nostro territorio, in tutte le strutture sanitarie compresa la quota per il medico di base. Ma non ci sono i presupposti per alimentare il flusso crediti sulla piattaforma ministeriale che regola il conto economico e la conseguente attribuzione dei fondi al sistema sanitario campano.
 
Il formulario s1
Tra queste inadempienze è quasi totale l’inutilizzo del formulario S1 rilasciato ai cittadini nati e residenti in Italia che però percepiscono una pensione erogata da Paesi dell'Unione Europea e loro familiari. Oppure per lavoratori e studenti fiscalmente a carico di lavoratori stranieri in Italia. Il sistema di compensazione prevede, infatti, che tutti i costi dell'assistenza erogata in questi casi vadano a carico del Paese di provenienza, essenzialmente dunque allo Stato al quale sono stati versati i contributi previdenziali. La Tessera sanitaria in questi casi dovrebbe essere dotata di asterisco per rendere tracciabile ogni prestazione erogata dal Servizio sanitario regionale. E in effetti è in atto una procedura, attivata dalla Direzione regionale tutela della Salute, per l'identificazione di questi cittadini e il rilascio di una tessera asteriscata.
 
Le norme
In Italia, il decreto legislativo n. 30 del 2007, che recepisce la direttiva comunitaria 2004/38/ relativa al “diritto dei cittadini dell’Unione e del loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, oltre a riconoscere il diritto di soggiorno, distingue tra soggiorno per periodi inferiori o superiori ai tre mesi individuando, in quest’ultimo caso, le categorie di soggetti e i relativi presupposti ed adempimenti necessari per richiedere l’iscrizione anagrafica con la scelta del medico provvisorio. Il diritto di ottenere cure è subordinato al possesso di determinati requisiti. Per il periodo inferiore a tre mesi i cittadini comunitari hanno diritto di soggiorno senza alcuna condizione salvo il possesso di un documento di identità valido per l’espatrio.
 
Oltre la soglia dei 90 giorni invece, viene riconosciuto il diritto di soggiorno con relativa iscrizione anagrafica senza obbligo di carte di soggiorno al cittadino comunitario (obbligo rimasto solo per i familiari extracomunitari di cittadini comunitari) purché, costui, disponga di risorse economiche sufficienti e di una assicurazione sanitaria o altro titolo idoneo. Per gli altri non in regola con le norme di soggiorno sono assicurate le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva. Ion questi casi agli stranieri non comunitari privi di permesso di soggiorno, l’assistenza viene erogata attraverso il rilascio di un tesserino con codice alfa numerico regionale con finalità prescrittive e di rendicontazione. Nel 2007, a seguito dell’ingresso della Romania e della Bulgaria nella Unione Europea, è stata prevista la possibilità di prorogare per tutto il 2007 l’utilizzo del codice Stp a tali cittadini.
 
 
Ettore Mautone 
22 gennaio 2019
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