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Veneto. Piano socio sanitario approda in Consiglio regionale
L’assessore alla Sanità, Luca Coletto, parla di piano “storico” in quanto “il primo che si occupa di sanità in un quadro di Autonomia della Regione Veneto”. Gli ospedali, assicura Coletto, “non si toccano”. Prevista “sempre più integrazione sociosanitaria”. Anziani, donne, bimbi, cronicità, territorio, tecnologie e personale i focus principali. Il testo del Piano approvato dalla Giunta a fine maggio
20 LUG - “Questo potrebbe essere un Piano storico, il primo che si occupa di sanità in un quadro di Autonomia della Regione Veneto. Per questo, tra le sue caratteristiche, c’è la flessibilità, per inserire agevolmente e velocemente le novità autonomiste che auspichiamo, e che in questa materia potrebbero essere consistenti”. Lo dice l’assessore alla Sanità Luca Coletto, nel giorno in cui approda in Commissione del Consiglio regionale la Proposta di Piano Socio Sanitario Regionale 2019-2023, approvata dalla Giunta e trasmessa al Consiglio a fine maggio.

“I contenuti dell’Intesa alla quale hanno iniziato a lavorare le delegazioni trattanti della Regione e del Governo – dice Coletto in una nota - potranno infatti avere un impatto rilevante su alcune principali aree d’intervento lasciate all’autonomia regionale come, solo per fare qualche esempio, la valorizzazione delle risorse umane del Servizio Sanitario Regionale, il sistema tariffario sia sotto il profilo del rimborso che della compartecipazione, la spesa farmaceutica, nuovi Lea”.

“Sul piano tecnico – tiene a precisare l’Assessore – va subito sgomberato il campo dalla fake news per antonomasia, quella dei tagli. Questo nuovo Piano è in continuità con quello che volge al termine e, per questo, ha una precisa caratteristica: non si toccano, non si ridimensionano e tanto meno si chiudono gli ospedali pubblici, sui quali si è lavorato riorganizzando molto e bene dove serviva, così come sulla nuova geografia delle Ullss passate da 21 a 9 e sugli aspetti pratici dell’organizzazione, con la nascita di Azienda Zero e con la semplificazione amministrativa”.

“Ci si occuperà quindi, in particolare tra i moltissimi aspetti considerati – aggiunge Coletto – dell’assistenza agli anziani, delle malattie cronico degenerative in costante aumento con il crescere dell’aspettativa di vita, delle necessità della donna e del bambino, dello sviluppo delle strutture intermedie sul territorio, della medicina territoriale, dell’ulteriore crescita e affinamento delle reti, dell’informatizzazione per arrivare al più presto all’introduzione del fascicolo sanitario elettronico, della prevenzione come strumento prezioso di salvaguardia della salute prima che intervenga la necessità di cura, della valorizzazione del personale, del mantenimento e della crescita delle eccellenze diffuse su tutto il territorio, e non solo negli ospedali hub, caratteristica questa che rende la sanità veneta praticamente unica in Italia”.

“Così come unica in Italia – conclude Coletto – è la strategia, che riconfermiamo con assoluta convinzione, della massima integrazione tra sanitario e sociale. E’ più difficile e costoso che non scindere nettamente i due aspetti come si fa altrove, ma è la scelta migliore per garantire a tutte le persone l’assistenza multidisciplinare di cui hanno bisogno”.

Nel Piano Socio Sanitario Regionale 2019-2023, il profilo dei bisogni assistenziali dei veneti viene affrontato con un’analisi dedicata a numerosi ambiti: impatto dello scenario epidemiologico sulla domanda dei servizi sanitari; promozione della salute e prevenzione dei fattori di rischio; salute della donna e del bambino; percorso del paziente in ospedale; presa in carico della cronicità per intensità di cura e di assistenza; malattie rare; salute mentale; integrazione socio sanitaria; governo del sistema e delle aziende; governance del patrimonio informativo socio sanitario; governo della farmaceutica e dei dispositivi medici; governo e politiche per il personale; gestione delle risorse finanziarie e strumentali; ricerca, innovazione e valutazione delle tecnologie sanitarie; rapporti con l’Università.
20 luglio 2018
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