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Veneto. Bilanci in attivo per 7 Ulss su 9. Ecco come si è realizzata questa inversione di tendenza
Dal 1 gennaio 2017 si contano 9 Ulss provinciali anziché 21. In alcuni casi l’aiuto è arrivato dalla stessa Regione che ha aumentato i trasferimenti, in altri casi l’unificazione delle Ulss ha permesso di centralizzare gli acquisti e di riorganizzare le risorse; in altri casi si è arrivati ad aumentare la produttività in alcun reparti come ad esempio la chirurgia. Restano tuttavia importanti questioni irrisolte: dal calo delle risorse per la salute mentale all'aumento delle tariffe pro-capite su 28 Comuni dell'ex Ulss 15.
20 MAG - Con la riforma sanitaria veneta, dal 1 gennaio 2017 si contano 9 Ulss provinciali anziché 21, l’Istituto Oncologico Veneto e le Aziende Ospedaliere di Padova e Verona. Il 30 aprile scorso si sono chiusi i bilanci 2017 che hanno segnato un cambio di rotta sull’attivo di 7 Ulss su 9. L’ Aziende Ospedaliera Rodigina è riuscita a ridurre il passivo da 23 milioni a 14,8 milioni con il contributo della stessa Regione Veneto che, negli ultimi anni, ha aumentato i trasferimenti di 8 milioni. Migliora sensibilmente la Ulss veneziana che con un deficit di 70, chiude in negativo, ma a 68,7 milioni.
 
La vera svolta, seppur con l’aiuto della Regione, interessa l’Ulss scaligera che passa da un bilancio in perdita di 38,8 milioni ad un bilancio 2017 in attivo di 10,4 milioni. Bene anche la Marca Trevigiana che da un passivo di 7,9 milioni vanta oggiun attivo di 1,5 milioni e senza l’aiuto di Palazzo Balbi. Per la prima volta nella storia, la Ulss 4 Orientale passa da un passivo di 11 milioni ad un attivo di 1,8 milioni. Anche Belluno sale da un segno negativo di 6,5 milioni ad un segno positivo di quasi 500 mila euro.
 
Ma qual è il segreto di queste Ulss, che ha loro permesso di recuperare così tanto “terreno” in così poco tempo? In alcuni casi l’aiuto è arrivato dalla stessa Regione che ha aumentato i trasferimenti, in altri casi l’unificazione delle Ulss ha permesso di centralizzare gli acquisti e di riorganizzare le risorse; in altri casi si è arrivati ad aumentare, come in un’azienda, la produttività in alcun reparti come ad esempio la chirurgia. A fronte di tanto impegno, che va senza dubbio riconosciuto, restano tuttavia delle importanti questioni ancora irrisolte.
 
Il dissenso manifestato da alcuni sindaci sull’inversione di tendenza della Regione che, ad esempio, ribalta la percentuale di spesa per il servizio di salute mentale che era, originariamente, per 60% a carico della Regione e per il 40% a carico della comunità; oggi le percentuali sono state invertite. I sindaci del distretto Dolo Mirano hanno respinto il bilancio sociale della ex Ulss 3, causa l’aumento di 500 mila euro. La seconda, e annosa questione, riguarda l’aumento delle tariffe pro-capite su 28 Comuni della ex Ulss 15. In questo caso l’aumento è di € 15,60 pro capite, con Comuni che dovranno affrontare una maggiore spesa di 90-250 mila euro annua.
 
Endrius Salvalaggio
20 maggio 2018
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