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Plasmaferesi. Coletto scrive a Lorenzin: “Urgono chiarimenti scientificamente supportati”
Dopo l’intervento in Parlamento con il quale il ministro della Sanità ha espresso le sue critiche alla scelta di utilizzare la plasmaferesi per abbattere la presenza di sostanze perfluoroalchiliche nel sangue delle persone residenti nell’area del Veneto colpita dall’inquinamento delle acque da Pfas, l'assessore alla Sanità della Regione Veneto, Luca Coletto, ha inviato una lettera a Beatrice Lorenzin per fare chiarezza. LA LETTERA.
18 DIC - “Si aggiunge inoltre che le affermazioni della Signoria Vostra, oltre a creare un problema di comunicazione nei confronti dei soggetti interessati dal bioaccumulo di sostanze tossiche in oggetto, ha fatto sorgere dubbi anche rispetto al decreto ministeriale del 2 novembre 2015, contenente le 'disposizioni relative ai requisiti di qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti’, che prevede l’utilizzo della plasmaferesi. Infatti, in quest’ultimo caso, potrebbero aprirsi profili di problematicità per i Centri Trasfusionali e, in generale, per l’approvvigionamento di sangue. Alla luce di quanto detto, si resta in attesa di ricevere chiarimenti sul tema, supportati da documentazione scientifica”. Si conclude con queste parole e con questa richiesta la lettera inviata oggi dall’assessore alla Sanità della Regione Veneto, Luca Coletto, al ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
 
La stessa lettera, per conoscenza, è stata inviata anche al presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi, al direttore Generale dell’Iss Angelo Del Favero e al direttore dell’Area Sanità e Sociale della Regione Domenico Mantoan, in relazione alla situazione determinatasi dopo l’intervento in Parlamento con il quale il Ministro ha espresso esplicite critiche alla scelta di utilizzare la plasmaferesi per abbattere la presenza di sostanze perfluoroalchiliche nel sangue delle persone residenti nell’area del Veneto colpita dall’inquinamento delle acque da Pfas.
 
“Poichè tale procedura (la plasmaferesi ndr) – si legge anche nella lettera di Coletto – è stata da Voi definita inutile e fortemente sconsigliata, si è provveduto a sospenderne l’offerta alla popolazione target che, volontariamente, ne ha fatto richiesta, in attesa di ricevere la documentazione che supporti scientificamente quanto affermato”.
 
Nella missiva, l’Assessore ripercorre la scansione dei principali atti già da tempo inviati al ministero.
“Il Piano che definisce il percorso di presa in carico della popolazione esposta – si legge – approvato con delibera 2133/2016, trasmessa al Ministero della Salute con nota protocollo 13307 del 13 gennaio 2017, oltre ad un primo livello di chiamata attiva della popolazione, prevede anche un secondo livello di approfondimento diagnostico, e di trattamento per alte concentrazioni di Pfas, di cui alla delibera 851 del 13 giugno 2017, anch’essa trasmessa al Ministero con nota protocollo 265235 del 13 giugno 2017. Da Ultimo, con nota protocollo 389087 del 18 settembre 2017, è stato anche trasmesso il Documento di Sintesi aggiornato a giugno/settembre 2017, che riassume i risultati delle attività, anche con riferimento allo screening sulla popolazione esposta, oltre alla programmazione regionale sul tema”.
 
Alla lettera è stato un allegato un documento sui “Primi risultati aggiornati al 14 dicembre 2017 relativi all’applicazione del II livello previsto dal protocollo di screening della popolazione esposta a sostanze perfluoroalchiliche a seguito dell’utilizzo della plasmaferesi per i soggetti con alte concentrazioni di Pfas”.
18 dicembre 2017
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