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Lombardia. Riforma sanitaria. I Sindacati: “Regione non rispetta gli accordi”. Via a stato di agitazione
Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl. Fsi-Usae, Nursing Up e Fials proclamano lo stato di agitazione dei lavoratori della Sanità lombarda, a partire da oggi, 3 maggio. “Nessuno degli accordi presi con la Regione – spiegano i sindacati – è stato mantenuto. La riforma regionale crea disparità di trattamento economico tra i lavoratori dello stesso livello”. Ecco tutti i motivi della protesta.
03 MAG - Il personale sanitario lombardo proclama lo stato di agitazione. Una decisione scatenata dalle conseguenze della riforma regionale del sistema socio sanitario e dalle promesse non mantenute da parte delle Istituzioni. La riforma in questione ha dato vita all’ Agenzia di Tutela della Salute e alle Aziende Socio Sanitarie Territoriali e, contemporaneamente, ha sciolto quelli esistenti, Asl e Aziende ospedaliere. Una cambiamento che ha modificato completamente gli ambiti territoriali di riferimento. “Nel riassetto – spiegano i sindacati - la legge 23/2015 prevede di assegnare il personale ai nuovi soggetti, creando non poche disparità di trattamento economico tra i lavoratori dello stesso livello”.

Già Cgil Cisl e Uil il 26 settembre 2014 avevano siglato un accordo con Maroni perché ogni ricaduta sui modelli organizzativi, sui servizi e sul personale, relativa alle operazioni di riordino complessivo della rete, sarebbe stata oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali per trovare soluzioni condivise. “In tale accordo - specificano i sindacati - si destinava anche parte dei risparmi di gestione al personale, per salvaguardarne al massimo i livelli salariali. E si prevedeva un confronto con i sindacati di categoria per ridefinire i fabbisogni standard delle aziende sanitarie pubbliche e gli standard assistenziali, in termini di minutaggio, per garantire prestazioni di qualità. Aumentano le strutture ospedaliere organizzate con il criterio dell’intensità di cura che, rispetto alla classica metodologia dell’organizzazione a mansioni, necessita di maggiori risorse umane”.

Successivamente l’accordo del 18 gennaio 2016, siglato da Fp, Cgil, Cisl Fp, Uil, Fpl. Fsi-Usae. Nursing Up e Fials ha poi previsto che in tema di fondi contrattuali venissero valutate congiuntamente le richieste sindacali sulla congruità dei fondi rispetto alla nuova organizzazione del lavoro e che prima di tale confronto sarebbe stata fornita a livello aziendale tutta la documentazione relativa ad ammontare fondi, elenco personale trasferito.

Nessuno degli impegni presi negli accordi è stato coerentemente mantenuto. La riorganizzazione - continuano i sindacati -  sta avvenendo senza il confronto con le organizzazioni sindacali e le Rsu, nelle nuove aziende sono continue le pressioni per chiudere gli accordi sulla determinazione e la distribuzione dei fondi senza aver fornito il materiale informativo necessario e spesso minacciando azioni unilaterali, il personale viene spostato senza alcun passaggio sindacale e la carenza di organico - concludono i sindacati - continua a produrre ore di straordinario non pagate, utilizzo il personale precario in modo strutturale e con grandi disagi per il restante personale”.
03 maggio 2017
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