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Puglia. Piano ospedaliero di nuovo bocciato da Commissione Sanità. Emiliano: “Esigenze localistiche non possono cambiare legge nazionale”
Il piano ha ottenuto 5 voti favorevoli e 6 contrari, tra cui quello di Paolo Campo, consigliere dello stesso partito del presidente, che dichiara: “Ho votato contro il provvedimento, ma non è in discussione la lealtà verso Emiliano”. Il presidente della Commissione, Pino Romano, ha annunciato le dimissioni.
19 GEN - Ancora un no della Commissione sanità al Piano di riordino ospedaliero della Regione Puglia. La delibera relativa al riordino ospedaliero e della rete emergenza urgenza, modificata rispetto al testo che aveva già ricevuto un esito negativo, non ha superato l’esame in Commissione sanità, che ha dato parere contrario al Piano.

Sei i voti contrari, tra i quali quelli di Cosimo Borraccino (SI) e Paolo Campo (Pd), oltre a i quattro commissari di opposizione Mario Conca e Marco Galante (M5S), Nino Marmo (FI) e Luigi Manca (Cor).

La delibera ha ottenuto i cinque voti favorevoli dei commissari di maggioranza.

All’esito della votazione il presidente della Commissione sanità, Pino Romano, ha annunciato le dimissioni, come riferisce una nota del Consiglio Regionale.

Non sono bastate, dunque, le rassicurazioni del neo direttore generale del Dipartimento Salute della Regione Giancarlo Ruscitti (che ha preso da poco il posto di Giovanni Gorgoni) a convincere i commissari sul piano ospedaliero. “Ruscitti ha fatto una presentazione di ampio respiro partendo dal Piano operativo, per arrivare ai Livelli essenziali di assistenza (LEA) recentemente aggiornati, agli atti aziendali da approvare da parte da ciascun direttore generale con l’imprimatur dello stesso Dipartimento Salute e con l’impegno dello stesso Ruscitti a incontrare Direttore generali delle aziende sanitarie e sindaci per possibili aggiustamenti in progress”, riferisce la nota consigliare. Ma tutto questo non è stato sufficiente.

Dopo gli interventi di ben 14 consiglieri di maggioranza e opposizione (Marmo, Zullo, Borracino, Perrini, Ventola, Gatta, Galante, Conca, Manca, Damascelli, Pentassuglia, Campo, Pendinelli e Pellegrino) in cui sono stati posti diversi rilievi circa il rischio concreto di accentuare le disomogeneità nell’assistenza sanitaria tra le varie province, le perplessità di diversi commissari sono rimaste: oltre a quelle già note di Cosimo Borracino che ha presentato diversi emendamenti, si sono aggiunte quelle di Paolo Campo (PD). Le due defezioni nella maggioranza hanno avuto buon gioco nel determinare, con le opposizioni, il voto finale contrario al provvedimento e le conseguenti dimissioni del presidente della III commissione Pino Romano.

Per il presidente della Giunta, Michele Emiliano, è stata “la protesta contro il piano di riordino da parte del Sindaco di Manfredonia” a indurre “il consigliere regionale della città a votare in Commissione contro il suddetto piano. Entrambi chiedevano che le strutture complesse (in pratica l'esistenza dei primariati) fossero rese compatibili con gli ospedali di base, in modo da poter istituire in futuro nuove strutture di tal tipo”.

“Purtroppo – prosegue Emiliano nella nota - la legge nazionale, non il piano di riordino, non consente per il futuro agli ospedali di base di istituire nuove strutture complesse, ma al massimo di semplici o dipartimentali assegnate a primari aventi sede in diverse città. Tuttavia, è stato spiegato in commissione dal dott. Ruscitti, è possibile lasciar sopravvivere le strutture complesse esistenti (anche se l’ospedale è di base) a seguito dell’adozione dell’atto aziendale che opera una ricognizione del fabbisogno decretando la necessità del permanere delle strutture complesse. Questa disponibilità a precisare il piano di riordino anche mediante l’atto aziendale è stata verbalizzata in commissione”.

Per Emiliano “è dunque incomprensibile la decisione del consigliere Campo di votare, solo per questa ragione, contro un provvedimento di ben più vasta portata e importanza. Tale voto del consigliere Campo non cambierà nulla del piano di riordino. Le esigenze localistiche, pur apprezzabili, non possono cambiare una legge nazionale che il nostro piano di riordino deve rispettare”.
 
Campo difende la propria scelta, confermando però la “lealtà” vero Emiliano. “Ho espresso il mio voto contrario al regolamento di attuazione del Piano di riordino ospedaliero in piena coscienza ed a tutela della funzione degli ospedali di base”, spiega su Facebook.

“E' la prima volta in 25 anni di attività istituzionale che voto in modo difforme dal gruppo a cui appartengo e l'ho fatto con grande rammarico, ancor più considerando che proprio il mio voto contrario ha determinato il parere negativo della Commissione. Francamente, però – spiega il consigliere -, non ho avuto alternative di fronte al rischio che nei 12 ospedali di base pugliesi, compreso quello di Manfredonia, non si possano istituire o mantenere le strutture organizzative complesse. Una norma introdotta nell'ultima versione del regolamento che contrasta con la normativa nazionale, da ultimo il decreto ministeriale 70, e determina il pratico venir meno della funzione stessa di questi presìdi di salute. A mio parere, invece – argomenta Campo -, gli ospedali di base devono essere dotati di almeno 4 strutture - chirurgia generale, medicina generale, ortopedia e pronto soccorso - salvo riconoscerne ulteriori utili al bacino di riferimento”.

Ma, aggiunge Campo, “dopo aver spiegato i miei ragionevoli rilievi al direttore generale del dipartimento, presente in Commissione al posto del presidente Emiliano a Roma per importanti impegni istituzionali, e nonostante le sollecitazioni del presidente della Commissione Pino Romano, ho ottenuto solo che "laddove esistenti" le strutture complesse potranno continuare ad operare. L'ambiguità della norma non mi ha consentito di ritenere superato il merito della questione sollevata, di ordine generale e non campanilistica, e per tale ragione ho espresso il voto contrario”.

Il consigliere del Pd conclude ribandendo che “la mia opposizione è stata sul merito del provvedimento, anche se non mi sfugge il suo significato politico. Per cui ritengo necessario confermare esplicitamente la mia lealtà al presidente Michele Emiliano, con il quale avrò modo di chiarirmi a brevissimo, e alla maggioranza di cui sono parte. Ed invito il presidente della Commissione, che ha condotto con equilibrio e sagacia il confronto, a recedere dall'intento annunciato di presentare le dimissioni”.
 
Cosimo Borraccino in una lunga nota ha spiegato: “La seconda bocciatura del Piano di riordino ospedaliero è un dato politico molto forte di cui il presidente Emiliano deve tener assolutamente conto in futuro. Hanno votato contro oltre al sottoscritto, i due consiglieri del Movimento 5 Stelle, un consigliere di Forza Italia, un consigliere dei CoR, e un consigliere del PD, Paolo Campo. Il presidente della III  Commissione, Giuseppe Romano, si è dimesso. Ci siamo  presentati  con ben 16 proposte emendative per  cercare di risolvere almeno le criticità macroscopiche, sollecitate a viva voce in primis dai cittadini e poi dagli operatori del settore, dalle associazioni di categoria, dai sindacati”.
 
“Il nostro voto - prosegue Borraccino - si è confermato contrario, innanzitutto per la decisione di chiudere 8 ospedali in tutta la regione. Per la scelta di adottare un rapporto tra posti letto per ogni mille abitanti (2,75 PL/1000ab.) di gran lunga inferiore rispetto a quanto previsto dal DM 70/2015, 3,00PL/1000ab. Si  rinunciava  quindi senza nessuna logica, senza alcuna sensibilità,  ad oltre 1000 posti letto in totale in tutta la Puglia. Tutto ciò a danno soprattutto delle province di Taranto, Brindisi e Lecce, territori carichi di criticità ma che presentano anche un richiamo turistico rilevante  per la nostra regione e di cui dobbiamo andare fieri. Ma tutto  ciò va assolutamente considerato nel momento in cui si pianifica la gestione  della sanità  territoriale : da amministratori regionali non possiamo dimenticare che questi territori stagionalmente  si trovano a ospitare bacini di utenze elevati o che risultano già gravati da altre drammatiche situazioni ambientali oltre ad essere punti hotspot per migranti. È dunque  assolutamente  sbagliato che tali territori si fossero ritrovati con  un rapporto posti letto/ 1000 abitanti pari a 2,56 e dunque ancora maggiormente al di sotto di quanto previsto dal DM 70/2015".

"Avevamo inoltre proposto - continua il consigliere - di lasciare invariata la Neurochirurgia del  "Di Venere" di Bari, il Presidio Ospedaliero di Molfetta, i reparti  funzionanti dell’Ospedale di Triggiano e di quello di Casarano, senza dimenticare il nostro ribadito no alla chiusura degli Ospedali di Grottaglie e di quello di Trani. Inoltre una cosi drastica chiusura di molti reparti e presidi risultava  a mio parere ancora prematura, data la mancanza della predisposizione di  una rete di servizi sostitutivi, per non parlare della prevista costruzione ex novo di nosocomi come il San Cataldo di Taranto ormai attesa da anni! Tutto ciò era ed è stato  evidentemente   ritenuto  fondamentale assieme alle altre criticità : stiamo parlando della salute dei bambini pugliesi, della donne pugliesi, degli uomini pugliesi! Abbiamo ragione quando diciamo che è  più appropriato intervenire sulla Sanità privata che dovrebbe  funzionare più con le proprie risorse e non con quelle pubbliche. Quando parliamo di  contrastare  la mobilità passiva, che pesa sul bilancio per ben 250 milioni di euro. La nostra regione  è ricca di  eccellenze che sarebbero ancora più efficienti se venissero supportate anche minimamente!".
 
Per Borraccino "a questo punto è necessario un confronto serio all’interno della maggioranza nell’interesse dei pugliesi che attendono una seria programmazione sanitaria. Il grosso movimento di base della popolazione pugliese ha trovato una giusta rispondenza all'interno della Commissione Sanità,  adesso al presidente/ assessore Michele Emiliano il compito di ricomporre la frattura tra la politica e la comunità pugliese. Sinistra italiana ha mantenuto coerentemente le cose  dette da settembre scorso, da quando bocciamo per la prima volta il Piano in Commissione. Non rinunciamo a lottare per una Sanità migliore".
 
19 gennaio 2017
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