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Campania. Antibiotici e resistenze batteriche: in campo 650 medici di famiglia della Regione
Da 30 anni non arrivano nuove molecole e mentre dagli Usa arriva l’allarme per un batterio del genere Coli che resiste a tutti gli antibiotici esistenti. Per aggirare l’ostacolo fondamentale è il buon uso degli antibiotici e lo stop a ogni abuso. A tale scopo è stata siglata un’intesa tra Ufficio scolastico regionale campano, Università degli Studi di Milano e Consorzio Nazionale delle Cooperative Mediche per l’educazione al corretto uso dei farmaci.
27 GIU - Antibiotici e resistenze batteriche: da 30 anni non arrivano nuove molecole e mentre dagli Usa arriva l’allarme per un batterio del genere Coli che resiste a tutti gli antibiotici esistenti (che, nell’arco dei prossimi anni potrebbe causare infezioni mortali in 10 milioni di persone ogni anno) la ricerca segna il passo per l’eccesso dei costi e la carenza di risorse. Per aggiorare l’ostacolo fondamentale è il buon uso degli antibiotici e lo stop a ogni abuso, o utilizzo improprio che generano i microbi resistenti.
 
In campo in Campania - per l’educazione al buon uso dei farmaci - 650 medici di famiglia del Consorzio Nazionale delle cooperative mediche, l’Ufficio scolastico regionale campano e l’Università degli Studi di Milano che stamani hanno firmato un’intesa siglata da Luisa Franzese direttore generale dell’ufficio scolastico regionale, Roberto Mattina capodipartimento di microbiologia dell’Università di Milano e Giovanni Arpino presidente del Consorzio nazionale cooperative mediche nonché past president della Simg Campania. 
 
“Del problema resistenze batteriche – avverte Arpino - in Campania si occupa il progetto Ocra (Osservatorio campano resistenze batteriche). Protagonisti sono i medici di famiglia riuniti in cooperative. Un progetto nato a metà del 2015 dalla collaborazione tra l’Università di Milano, la Simg (Società Italiana di Medicina generale, la Regione Campania e il Consorzio nazionale delle Cooperative mediche (Cncm) in risposta all’allarme emesso dall’Oms già nel 2008 e reiterato più volte negli anni successivi”.
 
“Il Progetto – aggiunge Pina Tomasielli, referente del Consorzio dei medici nel rapporto con le istituzioni - rappresenta, nell’ambito della Medicina di comunità, il prototipo di intervento più completo per mettere sotto controllo la prescrizione e il consumo degli antibiotici in ambito extra ospedaliero, intercettare le resistenze batteriche agli antibiotici sul territorio regionale e diffondere nella popolazione una diversa cultura sull’uso dei farmaci antibatterici”.
 
Dalla banca dati dei medici in cooperativa emerge una correlazione precisa tra stile e abitudini prescrittive dei medici e resistenze agli antibiotici. Il passo successivo sarà indicare ai medici di famiglia di determinai quartieri e province, la necessità di effettuare una moratoria per almeno un paio d’anni nella prescrizione di determinate molecole che evidenziano una resistenza diffuso, peraltro sviluppata proprio per un eccesso d’utilizzo nella pratica clinica. Il progetto è infatti anche finalizzato al monitoraggio delle correlazioni tra le prescrizioni degli antibiotici e le resistenze batteriche. L’obiettivo è rivitalizzare e rendere a rotazione più efficaci molecole di antibiotici oggi non più efficaci aggirando l’ìostacolo della mancanza di fondi per la ricerca di nuove sostanze antibatteriche.
 
Il Cnmc ha messo a disposizione dell’esperimento i 650 Medici di medicina generale delle 11 Cooperative socie e la banca dati del suo Osservatorio regionale, dalla quale sono stati estratti e studiati i dati di gestione della terapia antibiotica su una popolazione di 753 mila cittadini distribuiti nelle 5 province della Regione. Ha arruolato, inoltre, i Medici sentinella, nella rete di sorveglianza regionale che in collaborazione con i laboratori di analisi del Territorio, eseguono gli esami colturali su urino colture ed espettorati che costituiscono il fulcro essenziale per la individuazione dei ceppi batterici resistenti agli antibiotici più comunemente prescritti. Presso il dipartimento di Scienze biomediche, chirurgiche ed odontoiatriche dell’Università di Milano diretto dal prof. Roberto Mattina è, invece, ubicata la direzione scientifica dello studio ed il centro di ricezione e di elaborazione dei dati provenienti dalla rete di sorveglianza. Si tratta, in definitiva di una struttura operativa di 54 medici di Medicina generale che monitorano una popolazione di 77.391 assistiti in età tra i 19 e i 90 anni, cui corrisponde una rete di 34 Laboratori di analisi convenzionati nelle 5 Province.

Dall’analisi dei dati emerge una correlazione precisa, quartiere per quartiere, delle resistenze batteriche rispetto allo stile prescrittivo dei medici. I pazienti diagnosticati con malattie dell’apparato respiratorio con prescrizione di almeno di una confezione di antibiotico nell’anno sono 439.443 sul totale di 753.000 assistiti registrati nel data base (58,3 %) Le prescrizioni effettuate per le malattie respiratorie considerate sono invece 356.343 Una probabile infezione virale riguarda invece 312.219 pazienti (71% del totale per 216.947 confezioni prescritte, il 49,3 % del totale). Ci sono poi le infezioni urinarie (Cistite acuta e cronica pielonefrite acuta e cronica per 219.132 casi), le alte vie aeree per 403.076 casi e per un numero totale di diagnosi di 622.208 e un numero totale di confezioni prescritte di 241.486. 
 
Inevitabile la correlazione diretta tra la frequenza di prescrizione di un determinato antibiotico e la resistenza di ceppi batterici. Con un più marcato orientamento prescrittivo per ciprofloxacina, penicillina ed inibitori enzimatici per le malattie dell’apparato urinario e penicillina ed inibitori enzimatici e ceftriaxone per le malattie dell’apparato respiratorio. Confermata infine un’elevata presenza di penumococco pneumoniae e forte resistenza. Nello stesso arco di tempo, sono finiti sotto la lente circa 7000 “campioni positivi” per la presenza di ceppi patogeni di Escherichia Coli. Gli antibiogrammi hanno evidenziato una elevata percentuale di resistenza (40 %) ai fluorchinolonici, e, come rilevato anche a livello nazionale, un’alta percentuale di sensibilità versus nitrofurantoina. Non a caso un antibiotico da tempo in disuso.  
 
Ettore Mautone
27 giugno 2016
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