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'La sanità in Piemonte immaginare il futuro'. Un libro per comprendere come coniugare efficienza ed efficacia
Gli autori, Giuseppe Clerico e Roberto Zanola, riflettono sugli ostacoli che hanno impedito alla sanità piemontese di rispondere ai bisogni dei cittadini. Nel volume si è scelto di strutturare l’analisi intorno al paziente, seguendo una logica temporale secondo la quale la promozione e la prevenzione diventano strumenti per evitare e/o ritardare l’insorgere della patologia o ridurne l’intensità. 
20 DIC - La sanità rientra tra le priorità che la nuova giunta regionale piemontese dovrà affrontare nei prossimi anni. Infatti, nonostante il Piemonte sia soggetto a piano di rientro dal 2010, l’attuale disavanzo della sanità piemontese è ancora molto elevato. E’ quindi necessario interrogarsi su come si è arrivati a tale situazione e su che cosa abbia eventualmente impedito alla sanità piemontese di rispondere ai bisogni dei cittadini rispettando allo stesso tempo criteri di efficienza e di efficacia.

In quest’ottica, ieri a Torino, a Torino, presso l’Ires Piemonte, è stato presentato la il libro: ‘La Sanità in Piemonte: immaginare il futuro’, a cura di Giuseppe Clerico e Roberto Zanola - Università del Piemonte Orientale, Ed. Giuffrè, 2014. L’ambizione del libro è rispondere a questi interrogativi, o a parte di essi, nella consapevolezza della complessità del sistema sanitario e del suo funzionamento.
È seguita la tavola rotonda “La Sanità in Piemonte: costruire il futuro” a cui sono intervenuti: Renato Balduzzi, Direttore CEIMS (UPO); Università Cattolica; Fulvio Moirano, Direttore Direzione Sanità – Regione Piemonte; Antonio Saitta, Assessore alla Sanità – Regione Piemonte, con la moderazione di Sara Strippoli – La Repubblica.

Il libro fa parte del progetto di ricerca “Report on Piedmont Health System” (RoPHS) affidato al CEIMS (Centro di eccellenza interdipartimentale per il management sanitario) dell’Università del Piemonte Orientale con il coordinamento scientifico di Renato Balduzzi e Pier Luigi Canonico. Il progetto di ricerca è stato finanziato dalla Regione Piemonte attraverso il Bando di ricerca per le Scienze umane e sociali emanato nel 2008.

Nel libro si è scelto di strutturare l’analisi intorno al paziente, seguendo una logica temporale secondo la quale la promozione e la prevenzione diventano strumenti per evitare e/o ritardare l’insorgere della patologia o ridurne l’intensità qualora la patologia insorga. Una volta malato, il paziente dovrà ricorrere a servizi nell’ambito dell’offerta territoriale degli stessi o presso aziende ospedaliere. Infine, la vecchiaia non potrà che aumentare l’incidenza di patologie a carico del paziente con la necessità di ricorrere ai servizi sanitari, ma anche sociali, con conseguenti pressioni sulle finanze pubbliche.

Il primo capitolo, curato da Giuseppe Costa - Università di Torino, offre un quadro sintetico dell’organizzazione piemontese della prevenzione e della promozione della salute in Piemonte, territorio nel quale esiste un patrimonio di progetti e interventi di prevenzione e promozione della salute, contraddistinti da continuità, frutto di saperi decisionali, professionali e delle comunità locali. In Piemonte in questi ultimi 20 anni c’è stato un netto miglioramento del profilo di salute, ma permangono disuguaglianze sociali che ‘spiegano’ quasi il 30% della mortalità maschile e intorno al 15% di quella femminile.

Gli stili di vita a rischio restano un fattore importante sul quale intervenire, con un’attenzione particolare alle fasce sociali e alle aree geografiche più svantaggiate. Tra le conclusioni cui pervengono gli autori emerge l’importanza che la valenza della health literacy e del capitale sociale ricoprono, in quanto determinanti di salute e benessere, nell’ambito delle azioni di prevenzione e promozione della salute, nel contrastare i processi di generazione delle disuguaglianze in salute, e nel ripensare ad un welfare più solidale e sostenibile.

Il secondo capitolo, a cura di Gabriella Viberti – Ires Piemonte, analizza l’assistenza erogata nei servizi territoriali delle Asl piemontesi quali le cure primarie erogate dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta, i servizi erogati dalle strutture distrettuali delle Asl come le cure domiciliari e l’assistenza erogata nelle strutture residenziali e semiresidenziali extraospedaliere. Nel capitolo, inoltre, sono illustrate due esperienze di “reingegnerizzazione” dei servizi territoriali utili per rispondere alle esigenze di cura poste dai pazienti: lo sviluppo di percorsi integrati di cura per pazienti diabetici e per pazienti con disagio psicologico.
La rete ospedaliera è l’oggetto di analisi del terzo capitolo, curato da Chiara Trinchero – Università del Piemonte Orientale e Vittorio Demicheli – ASL Alessandria.Nell’ultimo ventennio la rete ospedaliera piemontese ha subito una serie di aggiustamenti marginali, volti all’applicazione delle modifiche normative nazionali, senza lo sviluppo di un disegno organico di riorganizzazione e in presenza di un’azione programmatoria regionale molto debole. In questo contesto gli autori presentano una fotografia dello stato dell’arte e del funzionamento della rete ospedaliera analizzando separatamente sia gli aspetti strutturali e organizzativi della rete che la qualità dell’assistenza erogata.

Nel complesso emergono standard elevati di qualità dell’assistenza con indicatori generali di funzionamento molto buoni sia per quanto riguarda il ricorso all’ospedalizzazione (tutto sommato molto contenuto) sia per quanto riguarda l’appropriatezza dei ricoveri e la qualità degli esiti. Tutto questo, però, avviene in presenza di caratteristiche strutturali e organizzative che potrebbero essere definite (quasi) critiche. Gli autori, infatti, sottolineano che questa condizione non potrà perdurare a lungo, soprattutto alla luce delle prospettive di riordino che si profilano per l’immediato futuro. Emerge, infatti, la forte necessità di procedere alla riorganizzazione delle rete ospedaliera piemontese come unica possibilità per mantenere nel tempo la qualità dei servizi e i risultati economici tanto ostentati.

Il quarto capitolo, curato da Chiara Trinchero e Roberto Zanola – Università del Piemonte Orientale affronta il tema della non autosufficienza associata al progressivo invecchiamento della popolazione residente. Nonostante scenari ottimistici prevedano nei prossimi anni un progressivo miglioramento delle condizioni di salute degli individui anziani che consentirà in Piemonte una stabilizzazione di fatto della popolazione non autosufficiente 65-74 anni, si prospetta il rischio di una significativa crescita dell’incidenza della non autosufficienza nella popolazione over 75 anni.

Gli autori tentano di rispondere a due quesiti. Il primo, cosa significa essere anziano non autosufficiente in Piemonte, ossia qual è la rete di servizi sociali e sociosanitari che il Piemonte garantisce a copertura dei bisogni degli anziani non autosufficienti? Servizi residenziali, servizi semiresidenziali, servizi domiciliari e trasferimenti monetari sono analizzati dagli autori del capitolo. Nel complesso emerge una difficoltà a orientare l’offerta di assistenza agli anziani non autosufficienti verso la domiciliarità, nonostante questa rappresenti la forma di assistenza più sostenibile sul piano finanziario. Il secondo quesito riguarda le sfide attese per il futuro.

In prospettiva di una contrazione delle risorse a disposizione e di una crescita nella richiesta di servizi per la non autosufficienza che l’invecchiamento della popolazione provocherà, diventa essenziale focalizzare l’attenzione su alcune criticità che caratterizzano i servizi agli anziani non autosufficienti. Gli autori analizzano tre di queste sfide: il ruolo dei caregivers, l’integrazione socio-sanitaria e il fondo per la non autosufficienza.
20 dicembre 2014
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