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Lista d’attesa. “Nel Lazio il 36% dei cittadini ha difficoltà a prenotare la prestazioni. E il non rispetto dei tempi è la regola”. Il report di Cittadinanzattiva
L’indagine, condotta su 500 cittadini tra il 15-25 febbraio, mostra che gli Esami diagnostici sono quelli per cui si segnalano maggiori difficoltà (42,5%), seguiti dalle prime visite specialistiche (28,8%). La non osservanza dei tempi della prescrizione è la regola, con un rapporto che va da 1 rispettata ogni 2 non rispettata Urgente. Alla fine, il 20% ha prenotato la prestazione in Intramoenia; il 20% non l'ha fatto per niente. Cittadinanzattiva: “Servono percorso di garanzia per i cittadini che non accedono ai servizi sanitari e che ‘scompaiono’ dai percorsi di cura”.
28 FEB - Il 36,5% dei cittadini laziali segnala difficoltà a prenotare prestazioni sanitarie; il 17,6% riscontra, in particolare, due distinte problematiche: tempi lunghi di attesa al CUP per parlare con operatori e mancato rispetto dei codici di priorità previste (Urgente, Breve, Differita e Programmata).Il 10,8% delle segnalazioni riguardano il medico che non prenota/prescrive successivi controlli.

A dirlo sono i risultati di un monitoraggio condotto da Cittadinanzattiva Lazio tra il 15 e il 25 febbraio, a cui hanno partecipato 534 cittadini, il 68,1% donne, il 49,3% over 65; il 19,2% ha un’età compresa tra 55 e 64 anni; il 17,8% ha tra i 45-54 anni; il 12,3% ha tra 31-44 anni.
Il 79,7% risiede nella Provincia di Roma; 8,1% risiede nelle Province di Latina e Frosi-none, il 4,1% dalla Provincia di Viterbo. Non ci sono risposte dalla Provincia di residenti nella provincia di Rieti.

Con il 42,5% gli Esami diagnostici sono la prima voce come maggiormente problematica segnalata dai cittadini seguita con il 28,8% delle Prime visite specialistiche, con l’8,2% degli Interventi chirurgici, 5,5% Visite controllo/Follow up, 4,1% Screening Oncolo-gici e via via tutte le altre voci.

Cittadinanzattiva ha chiesto ai cittadini se la prestazione avesse rispettato i tempi della prescrizione contenuta nella ricetta (U urgente entro 3 giorni, B Breve entro 10 giorni, D Differibile entro 30 giorni, P Programmata entro 120 giorni). Il dato è stato che per tutte e 4 le tipologie la non osservanza dei tempi è la regola, con un rapporto che va da 1 ri-spettata ogni 2 non rispettata Urgente; 1 a 3 per Breve; 1 a 5 Differita; 1 a 2 Programma-ta.

“Abbiamo voluto capire dove si andasse a fare le prestazioni pubbliche”, spiega Cittadinanzattiva Lazio. Ne è emerso che “il 35,7% dei rispondenti è dovuto andare in una Asl differente dalla propria; il 28,6% è andato in un Distretto della propria Asl ma non nel proprio di residenza; il 21,4% ha trovato la prestazione nel proprio Distretto di residenza”.

Un ulteriore approfondimento ha fatto emergere che il 41,4% dei cittadini ha fatto la prestazione nel Pubblico; il 20% l’ha fatta in Intramoenia; un altro 20% non ha fatto la prestazione; 8,6% ha fatto la prestazione in Extramoenia; il 5,7% ha fatto la prestazione Fuori Regione.

Per chi non ha fatto la prestazione, il motivo sta principalmente distanza troppo importante dal luogo di residenza (50%), ma per il 18,4% è stato un problema di disponibilità economica; per il 15,8% di disponibilità di tempo.

Il 79,3% ha fatto la prestazione in Intramoenia perché non aveva garanzia che nel pubblico avrebbe fatto in tempo la prestazione; il 13,8% è stato inviato dal CUP per tempi lunghi nel Pubblico; il 6,9% ha fatto Intramoenia per libera scelta dei cittadini.

“Tre anni fa – ricorda Cittadinanzattiva Lazio – avevamo lanciato queste proposte sul governo delle liste di attesa”, di seguito riportate, “sulla base del DCA 110 aprile 2018”:

1. “Personale sanitario: è necessario procedere con l’immissione in servizio di un numero di operatori sanitari sufficiente a garantire le attività sanitarie di diagnosi e cura altrimenti tutte le proposte si scontrano con l’insufficienza dovuta alla situazione decennale del blocco turno over, in via di risoluzione ma ancora pesantemente presente; in particolare si rileva come il fabbisogno di medici specialisti sia un obiettivo prodromico a qualsiasi operazione di abbattimento e governo delle liste di attesa;

2. Attività intramoenia: tale attività deve essere costantemente monitorata e eventualmente bloccata se supera una percentuale di prestazioni del 5% sul totale. Quindi chiediamo che venga espressa chiaramente una percentuale di attività intramoenia rispetto alle normali attività e che questa sia visibile anche nei siti aziendali.

3. Informazione ai cittadini: va attivata una procedura di corretta informazione sui percorsi di accesso, sui codici prescrittivi (U, B; D, P) con relative campagne informative da divulgare presso tutti gli studi dei medici di famiglia, dei pediatri di libera scelta, strutture sanitarie pubbliche e private, siti aziendali e della regione al fine di rendere edotti i cittadini dei corretti percorsi; così come è necessario mettere a disposizione dei cittadini la modulistica relativa alla possibilità di accedere a servizi sanitari pagando solo il ticket nel caso in cui le prestazioni superino i tempi massimi previsti così come previsto dal decreto legislativo 29 aprile 1998 n.124. Tale modulistica deve essere resa disponibile a richiesta del cittadino e oggetto di apposita campagna informativa. Inoltre, tale modulistica deve essere presente sui siti aziendali e sul sito della Regione Lazio. Infine, tale modulistica deve essere accettata dopo semplice presentazione allo sportello ASL-AO senza aggravare con ulteriori spese legate ad invio di raccomandata o altro. Sulla base dell’analisi delle richieste le ASL e le AO, e in alternativa la Regione, dispongono controlli specifici e mirati, su quelle aree e prestazioni che risultano non adeguate al fine di migliorare la capacità di accesso dei cittadini entro i limiti previsti dalle leggi;

4. Ampliamento orari degli ambulatori e dei luoghi dove effettuare visite ed esami diagnostici: tale azione deve diventare la normale attività del servizio sanitario regionale e non una situazione una tantum.

5. Per le persone affette da patologie croniche: per tali situazioni, così come prevede il DCA 110 vi deve essere la reale presa in carico e la gestione diretta da parte del servizio sanitario con la diretta prenotazioni di tutti gli esami senza alcun tipo di attività da parte del cittadino. Queste persone devono afferire direttamente ai servizi di diagnosi e cura con lista di esami da svolgere comprensiva di orari, luoghi e quant’altro dove afferire durante il corso dell’anno. Ogni anno le persone in questione devono ricevere tutti gli appuntamenti inerenti la loro patologia, in modo da non dover accedere mai al servizio RECUP.

6. Si chiede di strutturare il servizio di accesso ai servizi diagnostici e terapeutici direttamente tramite gli operatori prescrittori, senza che i cittadini passino dal RECUP, per le prescrizioni con priorità U, B e D. Mentre per le P il cittadino contatterà il sistema RECUP. Ciò significa che il servizio sanitario regionale deve avere necessariamente tutte le agende, pubbliche e private accreditate, immediatamente disponibili anche per i medici prescrittori, i quali, nel momento della prescrizione possano prenotare loro la prestazione sanitaria.

7. Le sanzioni: ai DG spetta il controllo primario, in subordine alla Regione con sue strutture di missione. A tal fine si chiede che gli Osservatori aziendali e l’Osservatorio regionale si riuniscano obbligatoriamente ogni due mesi per verificare andamento e per portare soluzioni alle criticità rilevate. Nel caso di inottemperanza dei tempi massimi si prevedono sanzioni di tipo economico verso i Responsabili di ogni livello e, nei casi più gravi, la immediata rimozione dall’incarico. Negli Osservatori aziendali e in quello regionale devono essere obbligatoriamente presenti esponenti delle organizzazioni di tutela dei diritti dei cittadini.

8. Obbligo di fornire e comunicare da parte delle Asl e delle AO, anche attraverso i siti istituzionali, tutte le informazioni relative al raggiungimento o meno degli obiettivi di governo delle liste di attesa”.

Oggi a distanza di 3 anni e dopo il Covid, Cittadinanzattiva Lazio chiede che “la Regione Lazio imponga alle ASL e alle A.O. pubbliche l’inserimento del 100% delle agende nel sistema RECUP (oggi probabilmente siamo lontanissimi da questo obiettivo di tra-sparenza...) entro 3 mesi”.

Ancora, “chiediamo che le agende pubbliche, una volta inserite nel sistema RECUP, siano il primo canale di accoglimento delle richieste di prestazioni sanitarie e, solo in via sussidiaria, si proceda con l’inserimento delle prestazioni presso le strutture accreditate”.

Cittadinanzattiva Lazio chiede anche che “l’Osservatorio regionale per il Governo delle liste di attesa e gli Osservatori aziendali siano immediatamente riconvocati e strutturati in modo tale da garantire una riunione operativa ogni massimo 60 giorni. Il precedente Osservatorio regionale si è riunito a settembre 2019 e poi a dicembre 2022 nonostante come Cittadinanzattiva Lazio avessimo a più riprese chiesto la convocazione. Gli Osservatori aziendali sono andati anche peggio, fatte le dovute eccezioni, con riunioni mai convocate o convocate una tantum da parte della ASL/AO”.

Gli istituti di partecipazione, evidenzia Cittadinanzattiva Lazio, “devono funzionare ed essere messi in grado di operare, incidere e modificare gli assetti”.
28 febbraio 2023
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