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Verso FarmacistaPiù. “La farmacia di comunità come hub sanitario nella nuova riforma della sanità territoriale”. Intervista a Luigi D’Ambrosio Lettieri
"La riforma della sanità territoriale in atto, deve considerare sempre più le farmacie di comunità, in ragione delle competenze professionali che esprime e della diffusione capillare sul territorio, quali presidi socio-sanitari polifunzionali capaci di garantire il primo livello di risposta per i cittadini. Dei veri e propri hub sanitari operanti attraverso la proficua sinergia di tutti i professionisti della salute".
29 OTT - Si avvicina l’inizio dell’VIII edizione di FarmacistaPiù, che quest’anno assume un significato particolare, che si rispecchia nelle linee tematiche degli oltre 30 convegni previsti dal propgramma.
 
E da qui parte l’intervista a Luigi D’Ambrosio Lettieri, presidente dellla Fondazione Cannavò e Presidente del Comitato scientifico del Congresso
 
Presidente, ci si prospetta un’edizione di FarmacistaPiù per molti versi storica. Da quale aspetto partire?
 
Il Congresso parte da qui: dal rilevante contributo che i farmacisti italiani hanno dato durante la grave emergenza pandemica ancora in atto e dalla esperienza maturata sul campo che consente di elaborare analisi e formulare proposte per un serio ammodernamento della sanità italiana che consideriamo non più rinviabile. Le criticità emerse durante questa emergenza hanno confermato quanto sosteniamo pubblicamente da tempo in relazione alla necessità di rilanciare strutturalmente la sanità del territorio attraverso il rilancio di una rete assistenziale coordinata dai Distretti e alimentata dalle prestazioni professionali di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, farmacisti e infermieri erogate in una logica di team assistenziali multidisciplinari.
Se la nostra sanità territoriale non funziona in modo efficace e tempestivo, l’utente/paziente cerca la risposta al suo bisogno di salute presso l’ospedale e il pronto soccorso dove approda un numero elevatissimo di “codici bianchi”, che determina congestione delle strutture, rischio di contagio, inappropriatezza e oneri economici aggiuntivi. In buona sostanza, l’ospedale è il luogo destinato al trattamento delle acuzie e delle urgenze. La continuità assistenziale viene garantita trovando una risposta adeguata sul territorio, con prioritaria attenzione alle patologie croniche che, se trattate adeguatamente, non danno luogo a complicanze. Con queste premesse riteniamo che la riforma della sanità territoriale in atto, consideri sempre più le farmacie di comunità, in ragione delle competenze professionali che esprime e della diffusione capillare sul territorio, quali presidi socio-sanitari polifunzionali capaci di garantire il primo livello di risposta per i cittadini; dei veri e propri hub sanitari operanti attraverso la proficua sinergia di tutti i professionisti della salute che interagiscono anche virtualmente attraverso l’utilizzo delle moderne tecnologie informatiche e un più efficace uso del Fascicolo Sanitario Elettronico.
 
Nel programma del Congresso si possono leggere, dunque, le prossime tappe dell’evoluzione del ruolo del farmacista…
Certamente. A cominciare dal tema della partecipazione attiva del farmacista alle campagne vaccinali, che è un risultato importantissimo in funzione della situazione attuale e ancor più per costruire in prospettiva una vera politica della prevenzione. La farmacia di comunità è nella posizione ideale per contribuire al successo delle campagne di screening e di quelle vaccinali. Anche con il contributo delle Società scientifiche espressione della professione, i lavori congressuali affronteranno un ampio ventaglio di tematiche scientifiche e professionali rilevanti per l’evoluzione del ruolo del farmacista: politiche di prevenzione, telemedicina, nuove terapie farmacologiche, gestione in farmacia dei disturbi minori. Altro tema centrale del Congresso è quello dell’adeguamento dei curricula universitari e delle formazione continua: tra i temi prioritari della politica di Fofi. Perché non può esserci evoluzione professionale che non si basi sull’accrescimento costante del patrimonio dei saperi. E a questo proposito è giusto sottolineare che i farmacisti hanno finora risposto con solerzia e impegno: basta considerare il numero di colleghi che hanno seguito i corsi organizzati da ISS e FOFI per l’abilitazione alla vaccinazione contro il SARS CoV-2.
 
Un altro aspetto qualificante del Congresso è da sempre una forte interlocuzione con la politica.
Il palinsesto di FarmacistaPiù prevede anche quest’anno sia due sessioni politico-istituzionali, curate da FOFI e Federfarma. La prima è dedicata all’analisi delle risposte date dal legislatore durante l’emergenza e a quelle che si accinge a dare in prospettiva per affrontare con successo le criticità emerse, utilizzando con oculatezza le cospicue risorse del FSN e del PNRR. L’altra sessione consentirà di analizzare e valutare gli effetti attuativi nelle varie regioni italiane delle norme, degli Accordi e dei Protocolli approvati in ambito nazionale, d’interesse per la professione e per la farmacia.
Di rilevante interesse, inoltre, e non privi di implicazioni di natura politica, i temi riguardanti lo status giuridico e il nuovo contratto dei colleghi collaboratori di farmacia che in questi mesi sono stati straordinari protagonisti e esempio di competenze, generosità e dedizione. Pari attenzione verrà dedicata ai farmacisti ospedalieri e dei servizi territoriali che svolgono funzioni rilevantissime di governo in comparti ad alto livello di complessità e il cui organico deve essere rivalutato in una prospettiva di efficienza e di funzioni più adeguate alla specificità delle competenze possedute.
Apposite sessioni intendono confermare la feconda collaborazione con le Associazioni dei pazienti e con Cittadinanzattiva e il rapporto della professione e della farmacia italiana con l’industria farmaceutica e il sistema di distribuzione intermedia che auspichiamo possa evolvere rapidamente in un positivo accordo di filiera.
 
Un programma non certo semplice da completare, anche per la complessità del momento: per quanto la situazione sia incomparabile rispetto a un anno fa, la pandemia non è ancora alle spalle.
E’ così ed è uno dei motivi per cui abbiamo confermato la modalità digital per quest’anno. Ciononostante si terranno più di 30 convegni, con oltre 150 relatori, e al congresso saranno presenti ben 22 associazioni di categoria. Coordinare il programma scientifico del Congresso e vigilare sugli aspetti organizzativi è certamente un onore ma anche una gran fatica! Credo si sia fatto il massimo e, anche per quest’anno, confido in un auspicato successo. Siccome sono convinto che i successi non sono mai frutto dei singoli, voglio sin d’ora ringraziare i componenti del comitato scientifico Marco Cossolo e Eugenio Leopardi per aver condiviso con competenza e amicizia il lavoro fatto in questi mesi. E naturalmente un pensiero particolare a Andrea Mandelli che, non solo in qualità di presidente congresso, è capace di aggiungere sempre il “quid pluris” con felicissime intuizioni e garbati suggerimenti. Non certo per piaggeria, mi lasci dedicare un pensiero affettuoso al mio Consiglio di Amministrazione di Fondazione Cannavò e al suo Comitato Scientifico coordinato dalla impareggiabile Marcella Marletta. A Edra, nostro storico partner, a Giorgio Albonetti, Ludovico Baldessin e al loro splendido staff dedico un acconto di compiacimento per aver retto lo stress-test che generalmente produco con i miei eccessi di attenzione. Il saldo a lavoro compiuto!
 
Quale messaggio vorrebbe che i farmacisti “portassero a casa” da questo congresso?
Più che un messaggio vorrei che i colleghi ricavassero da questa edizione di FarmacistaPiù il senso della gratitudine per il lavoro che hanno svolto. E che avessero piena consapevolezza che quello in atto è un lento, faticoso e progressivo processo di evoluzione di ruolo, funzioni e competenze che ci mantiene intimamente legati ai bisogni sanitari della comunità producendo un aumento di consenso e di fiducia del cittadino. Questo diventa un imprescindibile presupposto per il riconoscimento formale e sostanziale delle Istituzioni che oggi più di ieri ci riservano attenzione e rispetto. Questo vorrei si trasformasse in una iniezione di fiducia soprattutto nei colleghi che vivono incertezze e timori per il futuro. In ottocento anni di storia la farmacia è morta più volte. Ma poi è rinata sempre migliore della precedente, più florida e più utile al Paese. Vorrei che si creasse la consapevolezza che insieme, tutti noi, con un pizzico d’orgoglio ma anche con umiltà e tenacia possiamo mettere al centro del dibattito sulla sanità italiana il ruolo, la competenza, l’impegno e la dedizione della nostra professione. Speriamo di riuscirci!
29 ottobre 2021
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