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Cure palliative e umanizzazione delle cure: “I farmacisti confermano il loro impegno”
Grazie anche ad un’antica vocazione al servizio che li fa sentinelle del territorio per i temi più cruciali della sanità. Il tema è stato al centro di un evento organizzato dalla Fofi, con la Fondazione Cannavò e Ghirotti, nella sede del Nobile Collegio Chimico-Farmaceutico a Roma
23 GIU - “La legge 38 del 2010 ha aperto un varco, squarciando l’orizzonte della terapia palliativa per molto tempo non riconosciuta. Una conquista vera, importante, che vede protagonisti anche i farmacisti. La pandemia ha accentuato tante sofferenze: al disagio della malattia ha aggiunto un carico importante, ossia quello della solitudine e il disagio di non poter ricevere un conforto morale, spesso una medicina in grado di fare bene all’anima e non solo. Proprio questo scenario ha messo in luce il ruolo e la funzione del farmacista, operatore della salute protagonista di quella prossimità a cui puntiamo e che cerchiamo tradurre nella riforma del territorio. Il farmacista ha mantenuto sempre aperta la propria sede di lavoro, senza orari, interfacciandosi con quanti hanno avuto e hanno bisogno, sempre. Siamo stati testimoni e portabandiera di un pezzo di sanità italiana. Siamo stati con la nostra croce verde una luce di speranza che, a dispetto di tutto, ha continuato a illuminare, non solo le strade, ma i momenti bui che abbiamo trascorso. Abbiamo lavorato con responsabilità e proprio la giornata del sollievo ci riporta a questo senso di responsabilità. E oggi vogliamo ancora una volta testimoniare il grande ruolo della nostra professione, ma anche quello di tutte le professioni che hanno dato una mano a questo Paese”.
 
Con queste parole Andrea Mandelli, Presidente Fofi ha aperto i lavori dell’evento “Cure palliative e umanizzazione delle cure: una cifra di civiltà” organizzato dalla Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, con la Fondazione Cannavò e la Fondazione Ghirotti, nella sede del Nobile Collegio Chimico-Farmaceutico a Roma, per celebrare la XX Giornata del Sollievo che ricorre ogni anno il 30 maggio. Un’occasione per effettuare una ricognizione sullo stato di attuazione della Legge 38 sulle cure palliative e terapie del dolore ed evidenziare il ruolo strategico svolto dal farmacista con le altre professioni sanitarie nell’assicurare prestazioni assistenziali atte a garantire il valore della dignità umana e un agevole accesso alle terapie per il controllo del dolore.
 
All’evento hanno partecipato Giuseppe Perroni Presidente del Nobile Collegio Chimico-Farmaceutico, Mon. S.E. Francesco Savino Vescovo di Cassano dello Jonio, l’On. Livia Turco già Ministro della Salute, Leopoldo Mannucci Tesoriere Ordine Farmacisti di Roma, Giuseppe Guerrera Segretario Fondazione Ghirotti, Guido Carpani Direttore Generale Fofi.

“Un evento voluto non per celebrare in modo retorico una buona legge – ha detto Luigi D’Ambrosio Lettieri Presidente della Fondazione Cannavò – ma per allungare lo sguardo a quello che c’è da fare cercando di individuare punti di forza e di criticità che si registrano ogni giorno. Ed anche per promuovere e sensibilizzare la cultura del sollievo dalla sofferenza anche attraverso l’impegno professionale del farmacista che ha una solida vocazione al servizio scolpita nel proprio codice genetico quale mezzo per la tutela della salute, quale diritto fondamentale dell’individuo e interesse della comunità”.

Il dolore, ha spiegato il presidente D’Ambrosio Lettieri non è mai un aspetto marginale “forse lo è stato nel passato, ma oggi non lo è più”. E non lo è, ha aggiunto “proprio per la forza che mettiamo, per la passione e il senso di responsabilità nel trasferire concretamente il paziente al centro di un Ssn universale equo e solidale. Il dolore è stato troppo spesso considerato come un sintomo, invece è un’esperienza emotiva complessa, accompagnata da un forte coinvolgimento psicologico e da implicazioni con una valenza scientifica che viene questa sì percepita, al contrario di quanto invece avviene per quelle implicazione più complesse di natura etica, religiosa, filosofica. Ecco perché – ha aggiunto – una legge ancorché buona non basta. Quello che dobbiamo fare, e che la Fofi testimonia con questi eventi, è l’impegno e la dedizione a una riconversione culturale rispetto a uno dei temi che per troppo tempo è stato lasciato nell’oblio”.
 
Il tema del dolore, ha però evidenziato ancora D’Ambrosio Lettieri è stato al centro dell’attenzione del legislatore: “Penso agli hospice con il ministro Bindi, agli ospedali senza dolore del ministri Veronesi, all’istituzione della giornata del Sollievo voluta dalla Fondazione Ghirotti, e poi alla legge 38, un unicum da un punto di vista legislativo, in quanto condivisa da tutte le forze politiche e un’eccellenza nel panorama legislativo. Una legge accompagnata dal ministro Fazio ma frutto di un impegno dei ministri Turco e Sacconi”.
 
Soprattutto è una legge che ha cambiato radicalmente l’approccio alla terapia del dolore. “Prima della legge 38 il medico che prescriveva una fiala di morfina era un trafficante di droga, il farmacista che dispensava uno spacciatore e i pazienti che facevano terapia del dolore, dei drogati. L’accesso alla terapia del dolore attraverso la sburocratizzazione che non significa assenza di vigilanza, il suo uso fatto con criterio consente di vivere con dignità e quando arriva il momento anche di morire con dignità”.
 
Il lockdown ha messo in evidenza l’assoluta necessità di ridisegnare la sanità del territorio, ha poi sottolineato d’Ambrosio Lettieri “una sanità dove il farmacista, la farmacia, ha svolto un’azione di supporto al Ssn e tal volta ha vicariato anche alle mille criticità, dando sempre una risposta. Credo quindi, che nell’ambito della riscrittura del Ssn, dobbiamo rilanciare la sanità territoriale in una logica che garantisca la continuità territoriale e rilanci anche un’alleanza tra i vari operatori sanitari, in un’ottica di team assistenziali multidisciplinari che possano erogare prestazioni sempre più adeguate ai bisogni del cittadino anche per quanto attiene alla sfera della terapia del dolore”.
 
I farmacisti, ha infine ricordato, hanno sempre avuto nell’armamentario terapeutico i medicinali per la terapia del dolore: “Farmaci che vanno maneggiati con cura, per gli obblighi di registrazione, per essere sicuri che la somministrazione abbia elevatissimi livelli di aderenza terapeutica. Confermiamo quindi – ha concluso – questo nostro impegno con un’antica vocazione al servizio che ci fa sentinelle del territorio per i temi più cruciali della sanità”.
23 giugno 2021
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