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“Esperienza e speranza”. La politica professionale della Fofi, da Giacomo Leopardi a Andrea Mandelli. Un volume a cura di Luigi d’Ambrosio Lettieri
Un volume prezioso la cui lettura consente di acquisire prova documentata del lavoro svolto, dei risultati raggiunti e dei cantieri ancora aperti. Il volume, pubblicato a cura della Fondazione Cannavò, si intitola “Esperienza e speranza”.
23 APR - Un volume prezioso la cui lettura consente di acquisire prova documentata del lavoro svolto, dei risultati raggiunti e dei cantieri ancora aperti.
 
Il volume, pubblicato a cura della Fondazione Cannavò, si intitola “Esperienza e speranza”. Di seguito la presentazione all’opera dello stesso D’Ambrosio Lettieri:
 
Nella sua ultima Relazione al Consiglio Nazionale della Fofi dell’ormai lontano novembre 2008, Giacomo Leopardi disegnò il percorso programmatico della Professione con valutazioni di contesto e di prospettiva che suggeriscono la rilettura per trarne lezione, seguirne l’esempio e per rinnovare il sentimento della gratitudine che mantiene vivo il suo ricordo.
 
Erano anni difficili quelli dell’inizio del nuovo secolo! Anni nei quali la mission più impegnativa dell’attività istituzionale della Federazione era riferita all’attento monitoraggio della produzione legislativa europea, nazionale e regionale per i conseguenti interventi in sede politica finalizzati a raggiungere il miglior livello di equilibrio tra le tendenze del “palazzo” e le aspirazioni della “piazza”.
 
Il lavoro non era affatto semplice, neanche per lui che aveva grande consuetudine e innata attitudine per i rapporti umani e che si faceva apprezzare per il garbo dell’eloquio, l’affabilità del tratto e lo spirito pragmatico che sapeva coniugare a equilibrio e prudenza. I tempi erano cambiati e il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica aveva cambiato molte cose. Per consegnare alla storia della Professione un risultato apprezzabile, per sancire una intesa, per assumere un impegno e definire un accordo non bastava più una stretta di mano!
 
Sul tavolo del confronto in sede politica i temi principali si riferivano primariamente ai nodi irrisolti del rapporto tra farmaco, farmacista e farmacia e al tendenziale indebolimento del ruolo della professione e della farmacia ancora non sufficientemente percepita come polo strategico del sistema sanitario. Appariva sempre più evidente che non era più sufficiente la pur rilevante attività di dispensazione del farmaco e le inevitabili conseguenze introdotte dalla Legge 405/2001 producevano preoccupanti ricadute professionali, economiche e occupazionali a cui si aggiungevano gli effetti di una declinazione del regionalismo sanitario che piaceva poco.
 
Non meno impegnativo era il dibattito interno alla Comunità professionale che spesso appariva disorientata e sconfortata dai cambiamenti in atto e più incline a rimpiangere un passato di certezze piuttosto che propensa a cogliere le opportunità che si palesano sempre nei tempi di crisi.
 
La visione della politica professionale di Giacomo Leopardi era illuminata, lucida, concreta e perfettamente coerente con le intuizioni indicate con sorprendente attualità nel documento programmatico di Palazzo Marini del 2006.
 
Lo dimostrano alcuni stralci della sua ultima Relazione al C.N.
“…il ruolo dei farmacisti non è più solo quello di sviluppare i saperi e le competenze della professione, quali la farmaco-epidemiologia, il corretto impiego di farmaci, la farmaco-economia, la farmacovigilanza, ma anche quello di concorrere in modo importante, insieme al medico, allo stato di benessere della popolazione. Il farmacista deve assumere un ruolo di primo piano nel management farmacologico, in particolare dei pazienti affetti da patologie croniche (ipertensione, diabete e asma), conducendo programmi di screening, di prevenzione e di educazione rivolti alla popolazione generale, sempre attraverso una stretta collaborazione con il medico e le altre figure professionali sanitarie”.
La farmacia, dunque, è un presidio sanitario che è parte integrante del sistema sanitario di distribuzione del farmaco e che, nella prospettiva di un SSN che sposta il suo asse di intervento dall'ospedale al territorio, non potrà né dovrà limitare la sua attività alla dispensazione del farmaco ma erogare altri servizi, dal primo soccorso agli esami diagnostici di prima istanza, dalle funzioni di "sportello" sul territorio per il SSN (prenotazioni, pagamento ticket) all'assistenza domiciliare.
È un percorso evolutivo praticamente obbligato, al quale dovremo prepararci, rivedendo anche i contenuti del nostro rapporto con il Servizio Sanitario Nazionale: è del tutto evidente, infatti, che una farmacia inserita nella prospettiva della continuità assistenziale sul territorio, chiamata a garantire un'assistenza farmaceutica più articolata, tarata sia sui differenti bisogni espressi dai cittadini (si pensi ai cronici, ad esempio), sia su particolari esigenze del sistema sanitario (la gestione dei farmaci innovativi) e ad assicurare i nuovi servizi, dovrà necessariamente studiare un nuovo sistema di retribuzione della prestazione professionale del farmacista”. 5
 
Il Presidente Leopardi terminò quella sua ultima Relazione con un efficace riferimento al valore dell’esperienza e al sentimento della speranza.
“Tra noi, non mancano i colleghi che hanno alle spalle lunghissimi percorsi di impegno nelle organizzazioni di categoria. L’esperienza, in questo consesso, davvero non manca, e certamente non va dispersa, perché è una risorsa che può e deve nutrire l’impegno che ci attende. Ma esperienza significa ieri. Mentre speranza è, necessariamente, domani. Bisogna dunque operare una transizione, che non può che avvenire oggi. Ecco il nostro oggi deve consistere nel passare dall’esperienza alla speranza come meglio possiamo.”
 
In quelle parole si coglie la volontà di concludere il suo lungo e apprezzato periodo ai vertici della Federazione e di aprirne il governo a una nuova generazione. Le sue sono parole toccanti e profonde prepararono il Consiglio Nazionale alla successione che seppe guidare con abilità, prudenza, discrezione e saggezza!
 
L’anno dopo iniziava l’era Mandelli, il giovane e promettente Presidente dell’Ordine di Milano che aveva già guidato i giovani farmacisti di Fenagifar e che, accanto a Leopardi, aveva lavorato alacremente coadiuvato dagli affidabili Colleghi del Comitato Centrale e dalla solerte collaborazione di Maurizio Pace e Mario Giaccone. Anche se assorbito dai doveri di neo eletto Senatore della Repubblica, non mancai di offrire il mio impegno leale e responsabile.
 
Le Relazioni al Consiglio Nazionale che ho raccolto in questo volume si riferiscono a ben tre lustri di attività federale e consentono al lettore di avere contezza dei “cantieri ancora aperti” e di acquisire prova documentata dei risultati raggiunti grazie alla capacità che Andrea Mandelli ha dimostrato nel saper proseguire con efficacia e tenacia il sapiente lavoro di Giacomo Leopardi.
 
La sua visione della Professione, la capacità di accompagnarne l’evoluzione in rapporto al contesto di riferimento, la necessità di doverne rappresentare con rigore le aspettative in una prospettiva di unità, l’efficacia operativa e tempestiva delle risposte date alle istanze degli Ordini Provinciali, trovano più di una conferma nelle Relazioni presentate al Consiglio Nazionale e nell’immagine di una Federazione che, anche grazie agli organi ufficiali di stampa, ha visto progressivamente accresciuto il livello di reputazione e credibilità. 6
 
La qualità del lavoro e i risultati conseguiti sono un merito che va altresì riconosciuto agli Uffici federali presidiati da persone straordinarie, capaci e zelanti efficacemente guidate da Direttori Generali di eccellenza: Antonio Mastroianni ieri e Guido Carpani oggi.
 
Penso davvero, inoltre, che la Federazione debba essere grata a tutti i Farmacisti italiani, che nelle farmacie di comunità, in quelle ospedaliere, nei Servizi Farmaceutici territoriali, nell’industria, nell’Università e negli esercizi di vicinato, soprattutto in questa drammatica emergenza pandemica, hanno onorato la Professione con competenza, generosità e vocazione al servizio. Talvolta anche sino all’estremo sacrificio. Anche a loro va riconosciuto il merito per l’apprezzamento che ci rivolge la comunità e per il riscontro istituzionale che è confermato dalla progressiva evoluzione del quadro normativo che disciplina l’attività professionale e l’esercizio della Farmacia e ne riconosce, oggi più che mai, la centralità nel sistema sanitario.
 
Indagare il passato non deve essere un esercizio retorico o nostalgico. Rileggere la storia vuole rappresentare un modo per capire i fatti e ricordare le donne e gli uomini che ne sono stati protagonisti. Un modo per collegare un “prima” a un “dopo”, tenendo ben stretta tra le mani la bussola indispensabile a indicare la rotta giusta della navigazione.
Pensando al nostro Maestro Giacomo Leopardi e al suo monito lo immagino soddisfatto!
 
Sento di poter affermare, anche attraverso queste pagine, che l’esperienza a cui faceva riferimento, intesa come risorsa che deve nutrire l’impegno, abbia fatto buon lume al lavoro di Andrea Mandelli, trasformando la speranza in una certezza che stimola a proseguire con competenza, onestà, umiltà e tenacia. E Andrea in questo sa bene di essere accompagnato dall’impegno dei Colleghi del Comitato Centrale.
 
Luigi D’Ambrosio Lettieri
Presidente Fondazione Francesco Cannavò
23 aprile 2021
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