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Parafarmacie. Viti (Unaftisp): “Cari colleghi andiamo oltre gli slogan”
La mia non vuole essere una polemica, non abbiamo bisogno di sterilizzare ogni cosa, ma una considerazione a tutto tondo sul tema che mette a confronto farmacisti, illusi dalle lenzuolate di Bersani, e chi guarda esclusivamente al mercato facendone una questione solo di prezzi. 
05 FEB - Prendo spunto da un articolo uscito giorni fa dove la CONAD esprimeva una posizione rispetto alla mancata approvazione degli emendamenti riguardanti la fascia C, per fare una analisi più ampia. 

La mia non vuole essere una polemica, non abbiamo bisogno di sterilizzare ogni cosa, ma una considerazione a tutto tondo sul tema che mette a confronto farmacisti, illusi dalle lenzuolate di Bersani, e chi guarda esclusivamente al mercato facendone una questione solo di prezzi. 
Rispetto la posizione ufficiale della CONAD che esprime un suo punto di vista, lecito, di cui comprendo gli interessi ma non posso che metterne in discussione le finalità. Affermare che le proposte sulla fascia C “… avevano l’obiettivo di semplificare l’accesso alle cure e stimolare lo sviluppo del settore e sono state respinte …” lo trovo inesatto.
 
Vorrei sottolineare che l’accesso alle cure non è agevolato dallo sconto commerciale sul prezzo del farmaco, bensì dal corretto uso dello stesso. Inoltre quando si parla di “stimolare lo sviluppo del settore” vorrei sottolineare come questo sia stato ad appannaggio solo delle GDO, che con la guerra dei prezzi ha creato un sistema di oligopolio. Ancora si afferma che “… la politica ha preferito cedere alle pressioni delle lobby…”. Ma le GDO, creando questo sistema di oligopolio (basti pensare che 350 corner delle GDO fatturano quanto 4.000 parafarmacie) non rappresentano esse stesse delle lobby? Lobby con le quali i farmacisti titolari di sola parafarmacia, che hanno investito sulla propria professione, non sono oggi e non sono stati in grado ieri di competere da un punto di vista commerciale, con il risultato che molti hanno chiuso le loro attività e molti altri si accingono a farlo, mettendo nelle condizioni i farmacisti titolari di sola parafarmacia di rinunciare ad un loro legittimo ruolo professionale. Tutto in nome del mero conto economico e del risultato di bilancio.

CONAD attraverso Imolesi ancora afferma: “… che il Parlamento ha disatteso le aspettative ed ha tradito la fiducia dei cittadini ...”. Io preferisco parlare di pazienti, poiché il farmaco ha una finalità terapeutica. Non si può ridurre il farmaco al “paghi 1 e prendi 2”, allo sconto quantità, al volantino, poiché questo significa indurre al consumo poiché ci sarebbe una corsa all’accaparramento per sfruttare l’offerta. Il farmaco è un bene che va gestito in un’ottica diversa, quella di migliorare la vita. Il farmacista ha il dovere deontologico e professionale di evitare l’abuso dei farmaci e di indicarne il corretto uso. La professione ha già pagato la politica mercantile con l’introduzione dello sconto sui farmaci. Una volta, a parità di prezzo, si andava dal farmacista di fiducia. Oggi si va dal farmacista a chiedere come usare una data molecola, e poi la si acquista dove è più a buon mercato e dove c’è il volantino più colorato. Se il prezzo di un farmaco significa tutela della salute, come afferma CONAD ne prendo atto. Il mercato ha battuto la professione. 
 
Inoltre non mi risulta, come afferma Imolesi, e cito testualmente “… che i cittadini avevano delle aspettative sulla liberalizzazione dei farmaci fascia C e di questo si sono sentiti traditi.”. Ricordo che un paio di anni fa la stessa CONAD promosse una raccolta di firme in tutti loro punti vendite d’Italia e con spot pubblicitari attraverso i media nazionali, giornali e radio. Ma non sortì alcun effetto, tanto è vero che fu un autentico flop. Forse bisognerebbe davvero cominciare a far parlare i cittadini, e non mettere loro in bocca le parole.
 
Vorrei ricordare ad Imolesi che le GDO hanno contribuito alla nostra emergenza sindacale e professionale con la loro politica di massa. 
 
A noi farmacisti titolari di parafarmacia interessa il farmaco come strumento di salute non il suo prezzo. Non siamo venditori di scatolette a cottimo, non lo siamo mai stati. Non abbiamo obiettivi da raggiungere su questo o quel prodotto. Non cerchiamo commissioni sulle vendite di un brand. Questa non è tutela della salute. NOI ABBIAMO INVESTITO SULLA NOSTRA PROFESSIONE NON SUGLI INDICI DI MERCATO.
 
La politica oggi si troverà a decidere: il capitale o la professione? Starà a lei dare una risposta. 
 
Per quanto riguarda le sigle che ancora portano avanti slogan come la fascia C, vorrei chiedere loro se mai tra un urlo, un’insinuazione, un proclama si siano mai soffermate ad esaminare la nostra proposta, che abbiamo reso pubblica, e che va ben oltre la fascia C. Spero abbiano trovato quei 10 minuti prima di scrivere su facebook con tal livore. Mi domando di quali interessi sono portatrici. Certamente non di quelli dei farmacisti titolari di parafarmacia, sembrerebbe. Cari colleghi, con la fascia C alle GDO le parafarmacie chiuderebbero il giorno dopo e non solo quelle. E voi lo sapete. Forse le vostre associazioni sono portatrici di altri interessi perché in alcuni consigli direttivi ci sono non laureati, incompatibili, privati che si sono iscritti, o titolari che per via diretta o indiretta hanno già una farmacia? O perché c’è una malattia di protagonismo e di autoreferenzialità? Centinaia di selfie sui social, grafiche da propaganda politica, frasi populiste da palcoscenico. Ma cosa cercano le vostre sigle? In ambo credo che queste associazioni siano in grado di rappresentare i farmacisti titolari di parafarmacia che vivono una emergenza sindacale. Non riconoscono nemmeno l’emergenza, tant’è!

Queste sigle in passato hanno lamentato una latitanza della FOFI ed il rifiuto continuo da parte di Federfarma di confrontarsi con le nostre realtà ed anch’io sono stato uno di questi (comunicato stampa apparso a suo tempo sul Corriere della Sera). Oggi lo scenario muta, la tanto auspicata presenza dell’Ordine è finalmente diventata conquista e cosa accade? si rifiuta il tavolo, poiché l’unico riconosciuto è quello della politica. E’ invece necessario in tutta coscienza prendere atto che sta avvenendo quello che ci si è sempre auspicati (dialogo e punti di incontro). Quale reazione hanno dunque queste associazioni? Ora non gli sta più bene? Ci si dimentica che il tavolo è stato promosso da una istituzione che è la Fofi? Quella stessa istituzione che abbiamo tutti reclamato a gran voce, perché ci desse ascolto, perché desse accoglienza alle nostre richieste. 
Oggi ce lo chiede in primis la politica, ci chiede di costruire tavoli congiunti dove portare proposte concrete. E noi cosa dovremmo fare?  La politica ha risposto con un No alla fascia C poiché ha capito che si creerebbe un sistema di oligopolio a favore delle GDO che già esiste con i farmaci SOP e OTC. Perché continuare a guidare centinaia di iscritti nel baratro certo quando c’è un ponte, stretto si, ma che può salvare tutti.
 
Anche le continue asserzioni con cui le altre sigle si arrogano la rappresentanza di tutta la categoria cominciano a diventare quantomeno risibili. Non ho mai risposto, ritenendo non funzionale alla causa farlo, ma credo sia ora di chiarire il mio pensiero entrando, seppur con poche righe, nel merito. UNAFTISP, al contrario di altri, non ha mai affermato in nessun luogo o comunicato di rappresentare l’intera categoria. Per qualsiasi sigla sarebbe un titolo auto conferito e quindi di valore nullo, a meno che non lo si dimostri coi numeri.
 
Quelli reali però, non quelli sbandierati su facebook. Noi rappresentiamo qualunque farmacista titolare di parafarmacia che voglia mettersi in gioco per ottenere diritti fino ad oggi negati. Abbiamo una lista iscritti che, qualora fosse necessario, non avremo remore a rendere a chi ne farà richiesta. E dall’altra parte? 4 sigle che sbandierano la rappresentanza di tutti i titolari sul territorio nazionale, l’illegittimità di un tavolo che riunisce federazioni e politica, urlando al complotto, proferendo ogni sorta di teoria collaborazionista tra la nostra associazione, FF, Fofi e chissà quale altra organizzazione segreta. Quante sigle possono dire di avere abbastanza iscritti da poter rappresentare l’intera categoria? Quante sigle sono reali, quante strumentali, quante magari con solo 5 o 6 iscritti? Quante con 600? Certo è una questione di “zeri”. Bisogna arrivare ad un bieco confronto? Perché continuare a spingere su questo tasto? Siete in campo per una giusta causa o per essere un partito politico che conta i voti? Volete essere legittimati alla trattativa. Rendetevi disponibili con tutti gli attori, non urlando, ma confrontandovi.
 
Al di là di tutto ciò la presenza di tutte le sigle al tavolo della Fofi è sempre bene accetta, per quanto mi riguarda. Sono oggi più convinto di ieri che se invece di sprecare energie sui social e sui giornali si fosse tutti presenti per costruire un nuovo sistema professionale, i risultati arriverebbero molto prima e con buona pace di tutti. Magari senza avvocato, però, poiché non siamo ad un processo. 
 
Se noi abbiamo accettato il tavolo della Fofi perché c’è bisogno di un ragionamento complessivo, se si vuole riformare il sistema, come ha affermato la Ministra Grillo in tempi non sospetti. Questa è la strada maestra da intraprendere con tutte le parti in causa, poi se qualcuno punta i piedi su altri obiettivi, che non fanno il bene dei farmacisti titolari di parafarmacia, se ne assumerà le responsabilità. 
 
Concludo ponendo un quesito: “Il farmaco è un bene da saper gestire o è un prezzo da saper offrire?”  Da oggi cari colleghi delle altre sigle confrontiamoci sulle proposte non sugli slogan. Questa analisi si può non condividerla ma non la si può certo negare poiché basata su fatti incontrovertibili. 

Daniele Viti
UNAFTISP
05 febbraio 2019
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