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Medici e dirigenti Ssn in piazza a Roma. “Ora basta, contratto subito”. E nonostante l’impegno delle Regioni si va verso lo sciopero
“Basta medici sfruttati, No ad orari di lavoro senza limiti e a condizione di lavoro pessime. Ora basta”. La misura è colma per Medici, veterinari e dirigenti sanitari che hanno protestato oggi davanti al Ministero della Pubblica Amministrazione. In tre hasthag: #dignità #assunzioni #contratto Il messaggio lanciato alla politica e alle istituzioni
17 GEN - L’esasperazione di medici e dirigenti del Ssn ha raggiunto l’acme: dieci anni senza contratto e con condizioni di lavoro sempre più difficili si fanno sentire tutti. E oggi in piazza Vidoni, a Roma, sotto le finestre del ministro della Pubblica amministrazione l’hanno urlata a tutta forza. Il loro slogan “Contratto subito, ora basta” si è fatto sentore forte e chiaro, scadenzato dal suono di fischietti e trombe. Pronti a dare battaglia per la prossima giornata di proteste fissata per il prossimo 25 gennaio, nonostante i segnali di grande disponibilità a sbloccare il contratto arrivati ieri dall’incontro con le Regioni.

 
“Lo sciopero si farà - ha assicurato Carlo Palermo segretario nazionale dell’Anaao Assomed – abbiamo posto tre condizioni per lo sblocco del contratto e dalle quali non recediamo. La prima è che senza una modifica profonda del comma 687 della legge di Bilancio 2019 che riporta la dirigenza Pta del Servizio Sanitario all’interno del Comparto Sanità, il tavolo non può andare avanti. Chiediamo quindi un’abrogazione del comma o eventualmente un rinvio ai successivi contratti della definizione delle aree e delle categorie che convergono nelle singole aree, salvaguardando le prerogative sindacali in quanto sono stati lesi i diritti delle Confederazioni nel poterle definire. La seconda condizione è la chiarezza sulla decorrenza degli emolumenti economici: il 3,38% deve essere fissato al 1° gennaio 2018, e su questo punto c’è stata un’apertura da parte delle Regioni. Terzo punto che rimane aperto è la Ria: rappresenta un patrimonio economico storico della categoria oltre che una partita contrattuale importante per risolvere il disagio lavorativo e progressioni di carriera. Per non questa è una conditio sine qua non per andare avanti”.

 
Non intendono fare un passo indietro gli anestesisti che puntano decisi verso lo sciopero. “L’Aaroi ha posto delle condizioni ben precise – ha spiegato Alessandro Vargallo, presidente Aaroi Ema – ossia chiudere la parte economica, e ormai siamo al lumicino, sacrificando l’onere di fare una parte normativa più corposa al prossimo rinnovo contrattuale, e quindi introdurre come variazioni normative semplicemente quelle che derivano da obblighi d legge. Oggi ci aspettiamo che quanto concordato con le Regioni arrivi ad una conclusione e che ciascuna parte assuma le proprie responsabilità, quindi Governo e Regioni da una parte e sindacati dall’altra. Andiamo quindi dritti verso lo sciopero – ha aggiunto – e non escludiamo che, se anche arrivasse una convocazione da parte dell’Aran, l’Aaroi decida comunque di mantenerlo. A meno che non arrivino segnali realmente concreti da indurci a revocarlo”.
 
La situazione ormai è paradossale – ha sottolineato Andrea Filippi, segretario nazionale Fp Cgil Medici e dirigenti sanitari – eravamo arrivati ad un accordo economico con le Regioni per il rush finale e invece siamo tornati punto e daccapo. Questo perché il Governo all’ultimo momento ha deciso di modificare in legge di bilancio l’accordo fatto nel 2016 dai Confederali. Per questo chiediamo alla Funzione pubblica, e siamo qui oggi a palazzo Vidoni non a caso, di risolvere immediatamente il problema relativo al comma 687 o non rendendolo attivo per il 2016-2018, oppure modificandolo, o ancora chiudendo un rapidissimo accordo quadro, basta dare mandato corretto ad Aran. Insomma le risorse continuano ad essere poche, nonostante in quest’anno di protesta siamo riusciti ad ottenere qualcosa. Ora vogliono ritornare indietro, ma se vogliono fare una sanità senza medici ce lo dicano: non siamo pronti ad andarcene”.
 
“Oggi è una giornata impostante perché dobbiamo dire basta a questi dieci anni di stallo”. CosìGuido Quici, presidente nazionale Cimo. “Credo che questa sia la cartina al tornasole per capire se si vuole o meno investire sul Ssn – ha affermato – Sono dell’avviso che, al di là degli aspetti economici che hanno portato il nostro sindacato a presentare denunce alla Corte dei Conti contri alcune Regioni, quello a cui dobbiamo puntare è un contratto di qualità. Questo significa sicurezza degli operatori, delle cure e quindi sicurezza dei pazienti. Se riusciamo a mettere i medici nelle condizioni di lavorare in maniera dignitosa, tranquilla, in sicurezza e con forti motivazioni sicuramente otterremo dei grandi benefici anche per i pazienti”.
 
“Il sit in di questa mattina sottolinea la necessità e l’urgenza di risolvere il problema del rinnovo contrattuale – ha detto Corrado Bibbolino, neo coordinatore nazionale Fassid – dall’incontro con il Comitato di Settore Regioni-Sanità sono arrivate rassicurazioni  in merito al problema del comma 687, un problema che non abbiamo creato noi e non abbiamo cercato. Rinviare il contratto sine die è stato quindi l’ultimo colpo di grazia al Ssn, già duramente colpito. L’assessore Venturi ha preso degli impegni precisi, ma di impegni in questi anni ne abbiamo sentiti tanti. Ora vogliamo atti concreti”.
 
Solidarietà ai medici è arrivata dalla Fnomceo. “Siamo qui per manifestare la solidarietà della Federazione – ha sottolineato Giovanni Leone Vice presidente Fnomceo – alle problematiche di Medici e dirigenti Ssn che, da dieci anni senza contratto, reggono sulle spalle l’impatto dell’assistenza sanitaria continuando a lavorare per spirito etico e disponibilità nei confronti dei pazienti. Ci aspettiamo lo sblocco di questa situazione, siamo l’unica categoria professionale rimasta al di fuori del rinnovo contrattuale”.
 
Insomma, come già avevano annunciato nei giorni scorsi le sigle sindacali (Anaao Assomed – Aaroi-Emac - Cimo – Fp Cgil Medici E Dirigenti Ssn –Fvm Federazione Veterinari E Medici – Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) – Cisl Medici – Fesmed – Anpo-Ascoti-Fials Medici – Uil Fpl Coordinamento Nazionale delle Aree Contrattuali Medica, Veterinaria Sanitaria) l’obiettivo è dare un segnale forte della loro presenza sotto palazzo Vidoni: “Al Ministro della Funzione Pubblica competono molte decisioni che possono sbloccare la trattativa per il rinnovo del contratto. In assenza di risposte positive noi andremo avanti nella protesta che porterà a due giornate di sciopero, la prima il 25 gennaio, la seconda entro la prima decade di febbraio”.
17 gennaio 2019
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