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Carenza di medici. I sindacati in audizione al ministero. Disponibili a soluzioni tampone, ma solo se temporanee
Per Cgil, Cisl e Uil Medici occorre ripartire dagli standard di personale per la specialistica, dal completamento delle stabilizzazioni e da uno piano assunzionale straordinario che preveda l’allargamento delle borse di specializzazione. Anche Cimo evidenzia la necessità di rivedere i meccanismi di accesso alla professione e di realizzare una programmazione “seria” del fabbisogno che, per l'Anaao, dovrà tenere conto non solo agli aspetti quantitativi ma anche qualitativi. Sul piatto anche la possibilità di assumere gli specializzandi dell'ultimo anno su cui però tra i sindacati non c'è accordo. Per il Sumai “trovata attenzione alle nostre proposte”. Bartolazzi: “Sindacati in gran parte in linea con la nostra visione programmatica”.
30 AGO - Concluse, al ministero della Salute, le audizioni separate delle Organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria in tema di carenza di medici specialisti del Servizio Sanitario Nazionale. Si è parlato della necessità di porre rimedio all’attuale emergenza, ma i sindacati hanno anche evidenziato la necessità di soluzioni di ampio respiro, che rappresentino una risposta vera al problema. La prossima settimana si terrà un altro ciclo di incontri in date che saranno presto definite.
 
“E’ stato un confronto proficuo e utile. Ringraziamo tutti i sindacati per le indicazioni e i suggerimenti che abbiamo ricevuto - ha affermato il sottosegretario Armando Bartolazzi - in gran parte in linea con la nostra visione programmatica. Il ministero della Salute conferma l’intenzione già annunciata di procedere il più rapidamente possibile al fine di superare un problema per lungo tempo non affrontato”.
 
“È necessario un drastico cambio di rotta: ripartire dagli standard di personale per specialistica, per il completamento delle stabilizzazioni dei precari e per l’avvio di uno straordinario piano assunzionale che preveda anche l’allargamento delle borse di specializzazione”. Queste per Andrea Filippi della Fp Cgil medici, Biagio Papotto della Cisl medici e Roberto Bonfili della Uil Fpl medici, le premesse “indispensabili” anche all’individuazione di interventi urgenti e transitori.

Anche l’ANNAO ASSOMED ha posto l’accento sulla necessità di aumentare i posti nelle scuole di specialità “di almeno 2000 unità”, ma anche la possibilità di “assunzione dei medici in formazione nell’ultimo anno di scuola con contratto a tempo determinato da trasformare in tempo indeterminato al momento dell’acquisizione del titolo, con funzioni adeguate al livello di competenze e autonomie raggiunte e tutoraggio garantito dal direttore della struttura di destinazione per il completamento del percorso formativo”. E ancora “attivazione del teaching hospital, nuova programmazione del fabbisogno di medici correlata non solo agli aspetti quantitativi ma anche qualitativi, suddivisa per specialità e per Regioni”.

“I rappresentati del Ministero presenti all’incontro hanno manifestato interesse per le proposte che l’Anaao Assomed avanza oramai dal 2011 e sottopone alla pubblica opinione e ai ministeri competenti al fine di migliorare l’offerta formativa per i medici italiani”, riferisce l’Anaao in una nota diffusa a termine dell’incontro, a cui ha partecipato Pierino di Silverio, Responsabile Nazionale Anaao Assomed-Settore Anaao Giovani. L’Anaao ha quindi espresso “soddisfazione per la sensibilità dimostrata dal Ministero e per l’apertura verso la risoluzione delle problematiche correlate alla formazione specialistica” e precisato che “vigilerà sui provvedimenti che il Governo intenderà adottare”.

Al ministero la FP CGIL MEDICI e DIRIGENTI SSN, la CISL MEDICI e la UIL FPL MEDICI hanno presentato una proposta unitaria “per risolvere il grave problema della carenza del personale della Dirigenza del SSN che da anni affligge i servizi, in particolare quelli di emergenza urgenza, frutto dei tagli lineari fatti in questi anni al personale anche in virtù di un indiscriminato blocco del turn-over”. Una proposta che, spiegano in un comunicato unitario, “vuole mantenere coerenza fra le esigenze di  programmazione e di riorganizzazione del SSN e quelle che per caratteristiche di urgenza richiedono più rapidi tempi di attuazione”.

Per Filippi, Papotto e Bonfili è “indispensabile che il confronto si articoli su un programma di ampio respiro che nel risolvere le problematiche emergenti sappia investire sul futuro del Servizio Sanitario. Le nostre proposte si situano in una cornice di riferimento che contiene alcuni presupposti fondamentali: definizione degli standard di fabbisogno di personale specifici per ciascuna specializzazione;  accesso al Servizio Sanitario Nazionale  consentito solo al conseguimento di una specializzazione o di corsi di formazione di medicina generale, per garantire il completamento dei percorsi formativi, ma soprattutto nel rispetto dei titoli necessari all’accesso alle procedure concorsuali per le assunzioni di personale a tempo determinato e/o indeterminato; trasformazione dei corsi di formazione in medicina generale in scuole di specializzazione con standard formativi e retributivi  sovrapponibili  a quelle esistenti; revisione del fabbisogno di personale della Dirigenza Medica e Sanitaria anche per l’adeguamento del numero dei contratti di formazione specialistica corrispondenti alle reali esigenze registrate su tutto il territorio nazionale; rinnovamento dei percorsi formativi delle scuole di specializzazione che devono travalicare i confini dei Policlinici Universitari e inserirsi nelle realtà Territoriali ed Ospedaliere dei Servizi Sanitari Regionali anche al fine di consentire una più fluida integrazione ed un maggior spettro di esperienze formative dei giovani medici”.

Da queste preliminari considerazioni, fanno sapere Fp Cgil medici e dirigenti SSN, la Cisl medici e la Uil Fpl medici, “riteniamo sia indispensabile avviare un piano strategico che si articoli su alcuni punti fondamentali: superamento del vincolo dell’1,4% per la spesa del personale imposto alle regioni dal patto della salute del 2001, ed avvio di un piano straordinario di assunzioni di personale a tempo indeterminato in parallelo al completamento dei percorsi di stabilizzazione dei Dirigenti precari; incremento del numero delle borse disponibili per le scuole di specializzazione, 9000 per quelle di formazione specialistica, 3000 per quelle di formazione di medicina generale; utilizzo, in via esclusivamente transitoria ed in assenza di graduatorie utili e vigenti, delle graduatorie della specialistica ambulatoriali per assunzioni di personale dipendente a tempo indeterminato nella cornice contrattuale del CCNL della Dirigenza Medica e Sanitaria, con la possibilità della trasformazione dei contratti in convenzione di tipo parasubordinato della specialistica ambulatoriale in essere, in contratti di tipo subordinato propri della dipendenza”.

A tal proposito “si precisa che l’accesso lavorativo negli Ospedali del SSN deve essere consentito esclusivamente per mezzo di assunzioni in ruolo previste dal CCNL; utilizzo a livello nazionale di tutte le graduatorie aziendali utili e vigenti per mezzo di una banca dati centralizzata e costantemente aggiornata presso il Ministero della Salute; revisione del riconoscimento delle equipollenze specialistiche al fine di garantire risposte ai servizi sanitari con più evidente sofferenza di personale”.

“Abbiamo chiesto e ribadito  - concludono Filippi, Papotto e Bonfili - l’importanza dell’apertura di un tavolo di confronto tecnico urgente e serrato che individui soluzioni a quelle problematiche che denunciamo da anni: integrare gli organici, aumentare i posti per le specializzazioni, ridare sicurezza ai luoghi di lavoro, restituire dignità alla professione dei Dirigenti del SSN a partire dal rinnovo contrattuale ancora dopo dieci anni, ingiustificatamente  bloccato”.

Anche la CIMO ha presentato al Ministero della Salute le proprie proposte per contribuire ad affrontare il problema. “Con la nostra proposta articolata confermiamo al Ministero la piena collaborazione di fronte all’urgente questione della carenza di personale medico che finalmente viene affrontata in sede politica”, commenta Guido Quici, Presidente Nazionale Cimo, a termine dell’audizione al ministero. “Dopo anni di denunce del sindacato sulle storture del sistema di formazione e selezione del personale sanitario, i nodi sono venuti al pettine: da una parte le Università hanno monopolizzato la formazione in base alle proprie esigenze anziché ai reali bisogni formativi del sistema, dall’altra le Regioni hanno approfittato dei blocchi alle assunzioni per fare risparmi nei propri bilanci”.
 
Per la Cimo “è necessario rivedere il sistema attraverso una programmazione seria del fabbisogno del personale e dei meccanismi di accesso alla professione medica. “In un contesto di emergenza come quello attuale il sindacato, da sempre contrario ad interventi ‘tampone’, è disponibile a discutere soluzioni transitorie che sopperiscano a pericolosi vuoti di organico ma che devono essere limitate nel tempo, come nel caso degli specializzandi dell’ultimo anno, e differenti da formule di ‘affitto della manodopera medica’”, spiega Quici.

“Non possiamo invece accettare che, in assenza di provvedimenti, si stiano adottando sul territorio soluzioni di emergenza che portano ad un ulteriore peggioramento della situazione contrattuale e all’anarchia nel reclutamento di medici non specializzati” conclude Quici.
 
Antonio Magi, del SUMAI, afferma che è stato “trovato attenzione alle nostre proposte anche perché abbiamo portato numeri reali e ipotesi concrete di lavoro per risolvere il problema governando anche le liste d'attesa”.
 
“Abbiamo preparato un documento, ricco di tabelle e numeri reali, contenente il nostro punto di vista, le nostre proposte e richieste volte all'individuazione di soluzioni idonee a superare le oggettive criticità presenti nell'attuale sistema. In particolare, insieme a Pio Attanasi segretario organizzativo settore convenzioni, abbiamo illustrato la desertificazione, avvenuta in questi anni - ha proseguito segretario generale del Sumai Assoprof- delle figure dei medici specialisti convenzionati interni con contratto Sumai sul territorio in quanto le regioni non hanno sostituito, di volta in volta, chi andava in pensione e addirittura hanno trasferito 1/3 del totale del monte ore di specialistica in ospedale con vantaggio di questo ma naturalmente a discapito del territorio creando quindi le liste d'attesa”.
 
“Abbiamo contestato la proposta delle regioni per risolvere la carenza di medici specialisti, in quanto pensando solo all'ospedale propongono, contro le norme vigenti, l'accesso diretto alle strutture del Servizio Sanitario Nazionale, in sostituzione degli specialisti, a medici, non specialisti, in possesso solo del titolo di laurea in medicina e chirurgia e di abilitazione all'esercizio della professione. Abbiamo anche proposto - aggiunge Magi - il pieno utilizzo degli specialisti ambulatoriali portandoli, a domanda, al massimale orario di 38 ore settimanali (attualmente sono mediamente utilizzati a 20 ore settimanali)”.
 
“È arrivato il momento di dire basta con gli errori commessi
in passato in cui si sono precarizzati i nuovi rapporti di lavoro (solo contratti a tempo determinato e blocco assunzioni), per colpa di assurde e anacronistiche incompatibilità che hanno impedito il contemporaneo utilizzo, nel pubblico e nel privato dello stesso specialista. Errori che hanno, di fatto, costretto i giovani specialisti, a ricercare altrove, spesso all'estero, un'attività lavorativa stabile e meglio retribuita”.

“In sostanza abbiamo apprezzato la convocazione da parte del Ministro a testimonianza dell'impegno che si è assunta nell'affrontare e risolvere un problema molto serio, ma sino ad oggi, nonostante gli allarmi lanciati da quasi un decennio dal Sumai e dalle altre organizzazioni sindacali mediche, ancora irrisolta”, così conclude il numero uno di Sumai Assoprof.
 
Per l’ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI (AIM) “l’audizione presso il Ministero della Salute ha consentito di avviare un confronto proficuo in tema di definizione del fabbisogno di risorse umane in sanità e di rivisitazione del sistema formativo e di accesso dei medici ai ruoli del SSN. Abbiamo registrato l’interesse del Ministero per le nostre proposte “storiche” volte a superare le principali lacune e criticità dell’attuale sistema di definizione dei fabbisogni di medici. Abbiamo anche lasciato agli atti alcune proposte per riassorbire l’imbuto formativo e per favorire l’accesso dei giovani alla formazione post-lauream”.

“Inoltre – prosegue l’Aim -, dati alla mano, abbiamo dimostrato che non è in atto una carenza generalizzata di medici, bensì, a seguito degli errori di programmazione commessi in passato, in atto vi sarebbe un esubero di alcune tipologie di specialisti che non trovano sbocchi in un servizio sanitario in evoluzione rispetto agli ultimi lustri (e che andrebbero riconfigurati rendendo meno ingessato il sistema formativo post-lauream), accompagnato da una non adeguata dotazione prospettica di medici (su tutti di medici di medicina generale) nel contesto delle cure primarie, che andrebbero progressivamente potenziate per rispondere ai mutati bisogni di salute, nonché di carenze di taluni profili specialistici in alcuni ambiti dell’assistenza ospedaliera e territoriale, oltre che nel settore strategico delle emergenze-urgenze, con concorsi che vanno deserti poiché i contesti assistenziali più usuranti e/o localizzati in “periferia” non sono “attrattivi”. Abbiamo, altresì, sottolineato come la situazione vari da una Regione all’altra, in funzione dei differenti assetti organizzativi, ma anche degli effetti dei Piani di rientro, piuttosto che dei ritardi nella definizione dell’iter di riorganizzazione delle reti assistenziali, ovvero in ragione della preponderante presenza del privato, accreditato e non, che esercita una maggiore attrattività esercitata dal privato nei confronti di alcuni profili specialistici, al netto dell’esercizio della libera professione che per talune specialità offre opportunità non secondarie”.

“Per quanto concerne, invece, una ipotesi di rivisitazione del sistema formativo del medico, abbiamo sottolineato come questa debba essere ispirata dall’obiettivo primario di garantire adeguati standard qualitativi di formazione e non dalle esigenze delle Regioni di colmare le lacune del sistema ricorrendo all’utilizzo di giovani professionalità a basso costo”, continua l’A.I.M.-  “Se davvero vi è la volontà politica di adottare l’ennesima riforma, allora si parta dalla formazione pre-lauream, allargando le reti formative dei corsi di laurea in medicina a tutte le articolazioni dell’assistenza, ivi includendo le cure primarie, le emergenze-urgenze e la riabilitazione: chi si laurea in medicina e chirurgia non può avere quale principale aspettativa, se non unica, quella di fare lo specialista ospedaliero, meno che mai in setting ad elevata complessità. Qualsivoglia riforma, inoltre, non può continuare a mancare una profonda revisione della formazione specifica di medicina generale. Né va interrotto il percorso di accreditamento dei corsi di specializzazione, che ha già dato dei risultati importanti, ma il sistema va perfezionato e potenziato. A tal proposito, se da una parte sono state istituzionalizzate le reti formative integrate, includendovi più di 9000 strutture del SSN, tra unità operative e servizi, dall’altra occorre garantire una adeguata rotazione degli specializzandi all’interno delle reti formative e mettere gli Osservatori Regionali nelle condizioni di esercitare il loro ruolo di monitoraggio continuo di standard, requisiti e performance”.

In ultimo, a riguardo dell’ipotesi di “assunzione” nel SSN degli specializzandi iscritti all’ultimo anno di corso, l’A.I.M.non nasconde perplessità: “Ci è stata prospettata come soluzione “tampone” e “temporanea”, limitatamente ad alcune specialità carenti, ma abbiamo chiesto in ogni caso rassicurazioni che questi ruoli a tempo determinato non intacchino le piante organiche ovvero non interferiscano con le stabilizzazioni e non sottraggano spazi agli specialisti già formati che, da anni, operano in condizioni di precariato”.

 Su questo specifico punto l’A.I.M. si riserva di leggere nero su bianco le reali intenzioni del Ministero. “In ogni caso, abbiamo sottolineato come sia indispensabile predisporre incentivi a favore dei ruoli operanti nei contesti assistenziali più impegnativi ed usuranti, rendendo il sistema più versatile e premiante la produttività. Infine, abbiamo chiesto che l’intero percorso esistenziale dei medici italiani, dalla formazione all’accesso all’esercizio della professione ed alla progressione di carriera nel SSN, sia scandito dalla valorizzazione delle competenze e del merito, al pari di quanto avviene, già da tempo, in altri sistemi moderni”.

L’Aim, infine, auspica che “il tavolo di confronto, in futuro, possa essere allargato a tutti gli attori istituzionali, ivi incluse le Regioni, il MIUR e le Università, poiché siamo di fronte a tematiche complesse ed a sfide assai impegnative, che richiedono il contributo di tutti i portatori di interesse”.
30 agosto 2018
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