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Cosa aspettarsi dal nuovo Parlamento. Ecco l’agenda dei farmacisti italiani
Per la nostra professione obiettivo primario resta quello di una riforma organica della sanità che possa continuare a garantire a tutti un’assistenza adeguata e uniforme, nella quale la sostenibilità economica. Per la categoria in particolare molti i punti sui quali chiediamo di procedere con proposte condivise: dall’applicazione della riforma degli Ordini alla legge sulla concorrenza. L'analisi del segretario della Fofi Maurizio Pace
21 FEB - Al nuovo Parlamento, come rappresentanti di una professione della salute da sempre vicina al cittadino ci sentiamo in dovere di chiedere impegni precisi su una riforma complessiva della sanità italiana oggi non più differibile.
 
Una riforma che possa continuare a garantire a tutti un’assistenza adeguata e uniforme, nella quale la sostenibilità economica sia raggiunta non attraverso tagli lineari, ma attraverso una riorganizzazione che veda al centro le politiche di prevenzione, l’efficientamento dei processi e la messa a sistema di tutte le figure e le strutture che operano sul territorio; questo significa restituire all’ospedale il ruolo di centro delle cure di alta intensità, spostando la presa in carico della cronicità sui presidi più capillari e sulle competenze diffuse, là dove il paziente vive e lavora.
 
E’ a partire da qui che mi sembra logico focalizzarsi sulle criticità che affliggono oggi il servizio farmaceutico e il comparto del farmaco. Ed è doveroso ricordare che queste criticità hanno origine innegabilmente da fattori macroeconomici, peraltro individuati e richiamati dalla Federazione fin dal 2006, ma anche dal fatto che per almeno due decenni questo settore chiave del sistema salute è stato oggetto di un gran numero di interventi legislativi che hanno messo capo a un quadro contraddittorio spesso causando più problemi di quanti non ne risolvessero o dovessero risolverne.
 
L’elenco sarebbe lungo.
Ultima in ordine di tempo è la Riforma delle professioni sanitarie, che non è stata quella Riforma organica che sarebbe stata necessaria dopo 80 anni, ma una serie di interventi “taglia e cuci” sulla normativa esistente, che ha introdotto gravi complicazioni nell’operatività delle rappresentanze professionali senza apportare quelle innovazioni che sarebbero andate soprattutto a vantaggio del cittadino.
 
Mi riferisco in particolare alla mancata riformulazione dell’articolo 102 del Tullss che avrebbe permesso senza incertezze l’esercizio delle professioni sanitarie – con l’ovvia esclusione di quelle abilitate alla prescrizione - all’interno della farmacia, rendendola pienamente un presidio sanitario multifunzionale, cioè uno degli elementi portanti di quella riforma della nostra Sanità che ho rapidamente delineato prima.
 
Ribadisco che una riforma era indispensabile, innanzitutto per riconoscere il ruolo e il valore delle molte figure sanitarie finora prive di un Ordine professionale, ma che questa avrebbe dovuto essere all’altezza delle necessità e  della mission dei professionisti nella tutela della salute dei cittadini. Ora si attendono provvedimenti di rango inferiore per l’applicazione della Legge - già questo un fatto negativo – e chiediamo che le criticità più volte denunciate vengano affrontate.
 
Un altro elemento centrale è la Legge annuale per il Mercato e la Concorrenza, entrata in vigore lo scorso 29 agosto, che ha sancito l’ingresso delle società di capitali nella proprietà delle farmacie. La FOFI ha sempre proclamato la sua completa contrarietà al provvedimento, in quanto apre la strada a concentrazioni e integrazioni che mai hanno costituito una risposta positiva ai bisogni del cittadino in un contesto europeo.
 
Ora che la legge c’è, è fondamentale che la sua applicazione venga governata in modo puntuale e costante per evitare almeno due grandi possibili pericoli: il primo è l’infiltrazione nel servizio farmaceutico di capitali illegali; il secondo – strettamente legato al primo – è il possibile venire meno dell’impenetrabilità della filiera italiana alla contraffazione farmaceutica, che finora si era dimostrata assolutamente efficace.
 
Su questo fronte è imprescindibile l’introduzione di misure di controllo stringenti, un rafforzamento della collaborazione tra le Autorità Giudiziarie, gli Ordini Provinciali e la Federazione, con l’obiettivo di garantire anche un esercizio efficace dei poteri disciplinari.
 
Non c’è soltanto questo aspetto: diviene cruciale  la  tutela dell’agire deontologico del responsabile della farmacia nei confronti di derive commerciali. Un sistema di tutele che mantenga al primo posto gli obblighi verso il cittadino rispetto alla logica del profitto, che per una società commerciale è senz’altro legittima ma deve trovare limiti chiari e netti quando si tratta della tutela della salute.  In particolare chiediamo che si agisca in modo da favorire la nascita di nuove realtà associative dei professionisti che possano competere per lo meno con eguali condizioni di partenza con i grandi gruppi che si affacceranno nel settore.
 
Sempre in tema di distribuzione del farmaco, la politica deve considerare che resta ancora da sciogliere il nodo delle parafarmacie, primo effetto di una politica di liberalizzazione molto poco meditata e avulsa dalle peculiarità di un settore critico come quello della salute, peculiarità che sono state ignorate considerando il farmaco un qualsiasi bene di consumo.  La soluzione di questo problema può e deve venire solo dall’iniziativa del legislatore, dopo una ricognizione attenta della situazione che è venuta a crearsi per le diverse parti in causa, e non da dinamiche di mercato più o meno salvifiche.
 
Un altro punto su cui incessantemente, da anni, mettiamo l’accento è l’occupazione nel nostro settore e la riforma del corso di laurea, tema strettamente connesso a quello della disoccupazione.
 
Ormai da anni si registra un numero di laureati in Farmacia e CTF,  decisamente superiore all’effettivo fabbisogno del nostro Sistema Sanitario, creando una sorta di esercito di disoccupati e sotto-occupati. È dunque non rinviabile l’istituzione del numero programmato a livello nazionale al quale si accompagni una riforma del corso di laurea, che prepari le nuove leve ai nuovi compiti che attendono il farmacista, quello di comunità e quello ospedaliero, quello del servizio pubblico e quello che scelga di operare nell’industria e nella distribuzione intermedia.
 
Questo punto è irrinunciabile in previsione della sempre più forte partecipazione del farmacista al processo di cura sul territorio, che affianca all’attività essenziale di dispensazione del medicinale tutte le prestazioni cognitive indispensabili al corretto uso del medicinale, al raggiungimento dei risultati terapeutici e all’ottimizzazione dell’impiego delle risorse. E va ribadito che si potrà pensare a intervenire efficacemente sul tema occupazionale solo accelerando la diffusione in tutto il paese del modello della farmacia dei servizi, che non si basa tanto sulle tecnologie - pur indispensabili - ma soprattutto sulla presenza di professionisti formati e motivati.
 
Sarà infine compito della politica accompagnare e favorire il necessario processo di riforma del sistema previdenziale dei farmacisti, che deve fare i conti con gli enormi cambiamenti del mondo del lavoro, sotto gli occhi di tutti, e con la necessità di collegare in modo sempre più stretto la contribuzione di professionisti, delle farmacie e delle future società di capitali, a prestazioni concrete, per esempio aprendo e sviluppando il capitolo dell’assistenza sanitaria integrativa.
 
Queste sono richieste indispensabili all’evoluzione della figura del farmacista che la Federazione ha delineato da tempo, ma non si tratta di misure etichettabili come “a difesa di una categoria”: sono interventi che si tradurrebbero in un contributo significativo alla messa in sicurezza e all’evoluzione stessa del nostro Servizio sanitario. Un bene prezioso al quale non possiamo rinunciare.
 
Infine, una richiesta di tipo metodologico. La Federazione degli Ordini dei Farmacisti ha sempre cercato di perseguire i propri obiettivi attraverso proposte condivise, frutto della collaborazione e della comunicazione tra tutte le componenti professionali.  Consideriamo questo un contributo doveroso da parte di un ente ausiliario dello Stato e per questo chiediamo che sia accolto con la dovuta attenzione.
 
La bontà di questo approccio, del resto, è stata già confermata dalla positiva conclusione della Riforma della tariffa nazionale e ora dall’avvio della riforma della Farmacopea, due aspetti solo apparentemente “tecnici” ma che invece hanno una grande rilevanza sul buon funzionamento del servizio farmaceutico. Ai parlamentari della prossima legislatura tutta la professione augura buon lavoro, e offre fin d’ora la sua piena collaborazione.
 
Maurizio Pace
Segretario Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani
21 febbraio 2018
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