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FarmacistaPiù. Si apre oggi la “tre giorni” dei farmacisti italiani. Intervista al Luigi D’Ambrosio Lettieri
“A tutti coloro che parteciperanno al nostro congresso dico: benvenuti nella casa di tutti i farmacisti, dove in assoluta trasparenza si dibatte del futuro di una professione centrale per la tutela della salute e per il benessere della collettività. Pensiamo di poter dare un contributo importante e siamo pronti ad accogliere quello dei colleghi, delle altre professioni della salute e della politica”. Da oggi a domenica previsti 54 convegni e incontri dove saranno affrontate tutte le tematiche di interesse e attualità della professione.
17 MAR - L’attesa è finita: oggi cominciano i lavori FarmacistaPiù, a Milano, negli spazi del MiCo. Giusto, dunque, ricapitolare con il presidente del Comitato scientifico, il vicepresidente della Fofi Senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, le tappe e le finalità di questa quarta edizione del Congresso nazionale dei farmacisti.
 
Senatore D’Ambrosio Lettieri, a lei la parola…
Oggi siamo ai nastri di partenza di un Congresso che prevede 54 convegni, di cui 16 organizzati dalla Federazione degli Ordini, 37 curati dagli organismi di categoria e della filiera del farmaco e una plenaria. Un programma ricco e articolato che sono certo sia in grado di generare l’effervescenza culturale indispensabile a elaborare risposte adeguate alle criticità, e alle opportunità, che la professione ha di fronte. In questa prima giornata i convegni organizzati dalla Federazione vertono sulla formazione – quella curriculare e quella post-laurea- e sulle prestazioni cognitive del farmacista, sui servizi professionali all’interno della farmacia come presidio sanitario in prima linea sul territorio. Tre capitoli fondamentali per migliorare la nostra performance all’interno di un sistema che ci richiede un ruolo sempre più centrale, ma anche per contrastare la disoccupazione purtroppo crescente anche nella nostra professione.
 
La Federazione ha sempre posto l’accento sulla necessità di un’evoluzione innanzitutto culturale. A che punto siamo?
La nostra categoria ha avviato un processo mirato a essere percepiti dalla comunità e riconosciuti dal decisore politico e sanitario. In questo processo è indispensabile lo sviluppo dei saperi per tutelare sia la centralità del professionista sia quella della farmacia di comunità, che è il presidio in cui prevalentemente si esprime la professione. Dobbiamo quindi farci carico di nuovi percorsi che ci permettano di parlare linguaggi moderni, di essere in sintonia con un quadro della tutela della salute che è profondamente cambiato, che propone nuovi paradigmi sui quali misurare prestazioni e risultati. E’ quanto abbiamo fatto, per esempio, con la nostra sperimentazione della revisione dell’uso dei medicinali, nella quale abbiamo applicato gli strumenti di valutazione più sofisticati per dimostrare il valore dell’opera del farmacista di comunità nella farmacia di comunità. Farmacia, va detto con forza, che è arduo guidare nell’attuale tsunami normativo. Su questo fronte occorre operare una riconciliazione tra le belle parole dette e i provvedimenti che concretamente vengono assunti.
 
Vuole approfondire questo aspetto?
Nei convegni, sui giornali, in ogni occasione si ripete che la farmacia italiana è bella, funzionale e indispensabile alla tutela della salute, come peraltro confermano le indagini demoscopiche sul gradimento dei diversi presidi sanitari; ma poi troppo spesso non c’è coerenza tra queste affermazioni e le con le norme adottate a livello nazionale e locale. E’ facile fare un elenco: dalla Legge Bersani del 2006, alla ridefinizione del quorum e al concorso straordinario voluti dal Governo Monti, al mancato aggiornamento e, addirittura, le proposte di abolizione delle agevolazioni alle farmacie rurali – un presidio di cui peraltro si tessono le lodi ogni qual volta si constata che servono a chiudere le falle di un’assistenza territoriale molto diseguale. Oggi, infine, ci troviamo di fronte a un disegno di legge, quello sulla concorrenza, che apre la strada alla disarticolazione del servizio farmaceutico e alla sua sostituzione con catene rette da società di capitali e tutto questo mentre si sostiene la necessità di spostare il baricentro dell’assistenza sul territorio mettendo a sistema anche la presenza di presidi professionali diffusi capillarmente come le farmacie di comunità. E’ evidente che si è creato un cortocircuito che va riparato e la professione, lo mostreremo anche in queste giornate di lavoro, ha proposte precise che mio avviso interrogano direttamente la politica. 
 
Un ultimo messaggio?
A tutti coloro che parteciperanno al nostro congresso dico: benvenuti nella casa di tutti i farmacisti, dove in assoluta trasparenza si dibatte del futuro di una professione centrale per la tutela della salute e per il benessere della collettività. Pensiamo di poter dare un contributo importante e siamo pronti ad accogliere quello dei colleghi, delle altre professioni della salute e della politica. 
17 marzo 2017
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