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Federfarma Campania divisa al rinnovo delle cariche. Ecco tutti i retroscena dello scontro sul decreto 97 per la Dpc
Michele Di Iorio, presidente regionale, smentisce di essersi dimesso: “Ho solo annunciato che non mi ricandiderò”. Possibile candidatura di Nicola Stabile che ha già ricoperto negli anni scorsi la presidenza regionale della categoria. La sfiducia a Di Iorio venuta dal 25% degli iscritti, è espressione soprattutto della sezione sannita di Federfarma, cui si sono poi unite Avellino e Caserta
13 GEN - Una cosa è certa, Federfarma Campania arriva spaccata all’appuntamento elettorale per il rinnovo delle cariche regionali programmato a fine gennaio. La data è il 28 (forse), di sicuro dopo l’appuntamento con le urne del 22 (o 25) di questo mese, quando ci celebrerà il rinnovo delle cariche di vertice anche a Napoli. Sul resto aleggia l’incertezza.
 
Come le dimissioni del presidente regionale Michele Di Iorio, che sarebbero state messe nero su bianco nella riunione del Consiglio dei presidenti provinciali tenuta il 2 gennaio scorso, ma smentite dal diretto interessato.
 
“In realtà ho semplicemente annunciato che non mi ricandiderò”, sostiene Di Iorio. Incertezze che riguardano anche il nome della nuova candidatura che, comunque, dovrebbe essere espressione del sodalizio partenopeo forte di numeri (870 titolari di farmacia, oltre la soglia del 50%), che assicurano la maggioranza e che continueranno a pesare eccome negli equilibri interni di Federfarma Campania. E qui non è da escludere che Federfarma Napoli possa far convergere le preferenze sull’ex presidente Nicola Stabile.
 
L’altra certezza sono le ragioni dello scontro tra le presidenze di Benevento, Avellino e Caserta da un lato, e di Napoli e Salerno dall’altro, consumatosi sul decreto commissariale n. 97 dello scorso agosto con cui la struttura commissariale per la Sanità regionale ha disciplinato la distribuzione per conto (Dpc) dei farmaci acquistati dalle Asl.
 
Le tre province “ribelli” lamentano il mancato coinvolgimento previsto dalle norme nella fase di consultazione preventiva alla firma e alla pubblicazione, sulla cui scorta è poi partito il ricorso al Tar in appoggio all’analoga iniziativa di Federfarma nazionale. Ricorso, rivela qualcuno in seno all’associazione di categoria, firmato anche da di Iorio in veste di segretario regionale ma non di segretario provinciale.
 
“Io considero i contenuti di quel decreto un buon accordo – aggiunge ancora il presidente uscente di Federfarma  - da un punto di vista economico il compenso previsto per i farmacisti (6 euro più Iva e uno spread di 1,5 euro per le farmacie rurali ndr), è in linea con quanto già concordato, da tutti, con la precedente giunta sebbene con un meccanismo diverso. Non è colpa mia se la Regione Campania sia commissariata e se i dispositivi di programmazione siano stati assunti da una struttura commissariale che ha come unici interlocutori i ministeri vigilanti sul Piano di rientro. Pertanto da uomo del fare ho badato al sodo anziché impuntarmi sui cavilli che nulla tolgono alla nostra funzione di anello di un sistema sanitario che bisogna assolutamente far ripartire. Semmai, nei rapporti con i colleghi delle altre province, che mi contestano di non essermi violentemente ribellato al decreto sulla Dpc, sono vittima del comportamento della Regione e della struttura commissariale. Resta il fatto che per me quell’accordo è valido e non importa se assunto sotto forma di decreto, accordo o delibera. Non mi ricandido ma mi concentro sul ruolo che ricopro in Federfarma Napoli  e come presidente nazionale di Credifarma, la banca dei farmacisti, e di membro del Consiglio di presidenza nazionale”.
 
Ma il nodo della questione, dell’accordo sul decreto Dpc, non sembra essere di natura economica. La sfiducia a Di Iorio venuta dal 25% degli iscritti, è espressione soprattutto della sezione sannita di Federfarma, cui si sono poi unite Avellino e Caserta, e trova ragioni   nel duro scontro con la controparte regionale in una riunione del 5 novembre scorso. Riunione in cui il delegato della presidenza della giunta ha difeso le ragioni dell’accordo Dpc. Accordo, è bene ricordare, al quale non ha aderito una sola provincia, Salerno, dove la distribuzione per conto delle Asl non è ancora partita. 
 
Ma torniamo al decreto della discordia: si tratta di una questione di metodo ma anche di merito. Il vero nodo sarebbe la previsione, all’articolo 6 del decreto, di funzioni delatorie attribuite ai farmacisti nei confronti dei medici che prescrivono male o troppo. Dati sensibili da girare al piattaforma Saniarp con cui la Regione sta informatizzando i controlli.
 
“Il controllo lo deve fare il servizio pubblico. Noi siamo una categoria di convenzionati come la è quella i medici di base. Non possiamo assurgere al ruolo di censori”, dice una delle voci di dentro di Federfarma.
 
Per il resto il precedente accordo per la distribuzione di farmaci per conto della Asl risalente al 2008, prevedeva anziché un compenso omnicomprensivo come oggi di 6 euro, una percentuale attestata al  7% di cui il 2% da attribuire al distributore. A fare i conti tra vecchio e nuovo accordo il soldoni la differenza è di pochi centesimi.
 
Insomma, uno scontro più politico che di contenuti in cui Benevento, con 103 farmacie, Avellino 153, cui si aggiungono le oltre 200 di Caserta non certo i numeri per impensierire la corazzata di Napoli intenzionata a far pesare ancora a lunga la propria egemonia.
 
Ettore Mautone
13 gennaio 2017
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