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Intervista a Manzato (Ania): “Regioni state attente, per risparmiare oggi potreste pagare molto domani”
Così il Direttore centrale Vita, Danni e Servizi Ania ha commentato i dati del Rapporto Ania sulle scelte intraprese dalle varie Regioni per coprire i casi di malpractice. Scelte che, secondo Manzato, potrebbero rivelarsi "non esenti da rischi", soprattutto se si considerano le "lungaggini del sistema giudiziario italiano".
24 LUG - “Lungi da me l’idea di fare la Cassandra, ma alcune Regioni Italiane devono essere consapevoli che alcune scelte potrebbero rivelarci in futuro molto onerose”. Parla senza mezzi termini. Roberto Manzato Direttore centrale Vita, Danni e Servizi Ania. I dati del Rapporto Ania ci consegnano un quadro molto variegato sulle scelte delle Regioni italiane per coprire i casi di malpractice. Scelte che secondo il direttore centrale di Ania potrebbero non essere esenti da rischi considerando le lungaggini del sistema giudiziario italiano.

Dottor Manzato, il panorama delle assicurazioni mediche è cambiato. Per la prima volta assistiamo a un decremento dei premi nelle coperture assicurative di ospedali e strutture sanitarie. Le Regioni vi hanno “scippato” un guadagno?
Non direi. Anche perché negli ultimi quindici anni, venti anni il settore sanità non è stato proprio un “buon investimento”. E comunque gli scenari attuali vanno analizzati con molta attenzione. Mi spiego, bisogna distinguere tra Regioni virtuose e altre che credo si stiano illudendo. Abbiamo alcune Regioni e strutture sanitarie che sanno di avere un costo fisso l’anno in termini di numero di sinistri e di importi medi. Per la gestione di questi eventi non si assicurano, ma lo fanno invece per quei sinistri anomali che possono mettere in crisi il bilancio. Per questo si rivolgono per la copertura di sinistri con un danno superiore ai 250-500 mila euro alle compagnie assicuratrici. Questo è sicuramente un modo intelligente per procedere. Un esempio su tutti la Lombardia. Nel panorama nazionale è la Regione con il sistema di assicurazione medica più organizzato. Una realtà virtuosa che ha adottato un sistema misto. Non dimentichiamo poi che sul premio assicurativo grava una tassa del 22,25%, pertanto se assicuro tutto, pago una tassa su tutto, anche sui quei sinistri con costi fissi. Per cui, ridurre il premio e coprire solo “il cigno nero” conviene. È una formula che suggerirei.

Quali sono invece le Regioni che si stanno illudendo?
Quelle che hanno scelto la strada dell’autoassicurazione, come la Toscana e la Liguria e la Puglia e la Sicilia si stanno muovendo in tal senso. Questa è una scelta che espone a rischi. Se si procede in un’ottica di cassa si risparmia nell’immediato, ma si corre il rischio di trovarsi in futuro a dover pagare danni assicurativi con code lunghe che impegnano i bilanci futuri. Le Regioni dovrebbero costituire invece dei fondi di riserva e, per evitare sottostime, sottoporre i bilanci contabili alla revisione contabile di un esperto terzo. Insomma, senza fare la Cassandra, non vorrei che dietro roboanti annunci di risparmi ci fossero poi delle speranze smentite nel futuro.

Insomma il sistema misto è quello che soddisfa entrambe le parti, Regioni e le compagnie assicuratrici.
Il sistema misto è sicuramente la carta vincente. Noi gestiamo l’alea pura e non piccoli sinistri.
I dati degli ultimi quindici anni, com’è stato sottolineato, indicano per le imprese di assicurazione perdite rilevanti, sia nel settore dedicato ai medici sia in quello delle strutture sanitarie.Le compagnie hanno sbagliato i conti perché l’evoluzione giurisprudenziale ha sempre sottostimato l’entità del risarcimento. E tuttora è difficile esercitare questo ramo soprattutto verso le strutture sanitarie. Perché non c’è certezza né sull’ambito di responsabilità, né sul quantum. Riusciamo a stimare con precisione solo il danno patrimoniale. Quando poi si parla di danno biologico, danno morale e quello da relazione, si viaggia nell’incertezza. Se ci fosse una codifica del danno sarebbe molto più facile. Anche se è evidente che determinate voci sono difficilmente quantificabili. Sarebbe più utile avere regole chiare sul risarcimento.

Parliamo di malpractice. Amami stima che ogni anno in Italia ci sono 30mila denunce contro i medici e solo uno su cento risulta colpevole. La realtà è che non esistono stime certe…
La verità è che circa tre quarti delle cause per risarcimento si risolvono in sede transattiva. In sostanza si rinuncia ad andare in causa e si preferisce chiudere immediatamente. Un vantaggio sia per il presunto danneggiato che può ricevere un risarcimento in un tempo ragionevole, contenendo le spese per il patrocinio legale, sia per le compagnie di assicurazioni per le quali il miglior sinistro è quello chiuso, soprattutto se si ritiene che ci sia una parte di responsabilità. Ma spesso è anche il medico a volere chiudere la partita, nonostante sia convinto di non avere torto, pur di non subire la via crucis di un giudizio che si può protrarre per anni, opta per questa soluzione. Una buona gestione del sinistro è anche quella di non andare fino alla fine della causa e trovare un accordo tra le parti.

Ma quanto costa ad un medico assicurarsi?
Innanzitutto dobbiamo ricordare che i medici dipendenti del Ssn sono esenti dall’obbligo assicurativo, come si evince peraltro sia dalla Costituzione sia dal Ccnl della dirigenza del 2005. Sono coperti dalle strutture sanitarie di appartenenza salvo colpa grave o dolo. E in ogni caso, per il singolo medico, la copertura assicurativa per colpa grave costa molto poco. Ma ha costi contenuti anche la copertura assicurativa in secondo rischio, ossia quella che subentra alla polizza della struttura di appartenenza è che può coprire fino a cinque milioni di euro.

Facciamo qualche esempio, un ginecologo chiede un’assicurazione in secondo rischio quanto paga?
Un ginecologo dipendente del Ssn, con una polizza per intervento chirurgico e assistenza al parto e un massimale di cinque milioni di euro paga 750 euro l’anno. Non mi sembra tanto. Invece un libero professionista con un massimale di1 milione e mezzo paga 14mila 570 euro. Anche questa non mi sembra una grande cifra se pensiamo che il risarcimento per un danno serio può costare fino a 5 milioni di euro l’anno. Comunque sono polizze che riguardano solo poche specializzazioni molto rischiose, come ginecologia, ortopedia, anestesia. Ma tutti gli altri professionisti possono stringere convenzioni con prezzi abbordabili. Tra l’altro le condizioni contrattuali sono negoziate da esperti delle associazioni. 
24 luglio 2014
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