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Covid. Abrignani (Cts) sul coprifuoco alle 22 o alle 23: “Non ci sono dati scientifici a supporto di un orario specifico. Ma è ovvio che un’ora in più aumenti le chance del virus di circolare”
"Non esiste un dato scientifico, come nel 99% delle cose che ci hanno interessato di questa pandemia e che sono state decise sulla base di supposizioni scientifiche, sempre con la tendenza alla mitigazione del rischio. Abbiamo visto oltre 120mila morti in 14 mesi e non è una cosa da ridere o da discutere da tifosi. E' una cosa terribilmente pericolosa". Così l'immunologo dell'università Statale di Milano intervenendo ad Agorà.
27 APR - Non esistono dati scientifici su cosa comporti avere un coprifuoco alle 22 o alle 23. Il Cts ha espresso un suo parere con il solo obiettivo di una mitigazione del rischio ma la decisione è stata presa dalla politica, come sempre. Così Sergio Abrignani, immunologo dell'università Statale di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l'emergenza coronavirus, intervenuto oggi ad Agorà su Rai3.
 
"Non c'è nessun dato scientifico su cosa voglia dire un'ora in più aperti o un'ora chiusi. Non esiste, come nel 99% delle cose che ci hanno interessato di questa pandemia e che sono state decise sulla base di supposizioni scientifiche, sempre con la tendenza alla mitigazione del rischio". Rispondendo poi ad una domanda sulla decisione di avere il coprifuoco alle 22, Abrignani ha confermato di aver detto che, a suo avviso, a livello nazionale dare un'ora in più a milioni di persone per interagire vuol dire dare milioni di chance in più al virus di circolare. 
 
Infine, un invito a non parlare di "un noi e un voi, come se ci fosse gente che vuole chiudere e gente che vuole aprire. È veramente un tentativo di mitigare il rischio. Abbiamo visto oltre 120mila morti in 14 mesi e non è una cosa da ridere o da discutere da tifosi. E' una cosa terribilmente pericolosa». Ora c'è «un giusto tentativo di riaprire da parte del Governo e di mitigare il rischio con tutto ciò che possiamo fare. Se ho la certezza che sia giusto tutto questo? No, perché sulla maggior parte delle cose che decidiamo - ha concluso - dati scientifici assoluti in questa pandemia non ce ne sono".
27 aprile 2021
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