Il viceministro alla Salute a Tg2 Post: “Cifre così alte ci dicono anche che l’attività di contact tracing va migliorata: occorre dunque potenziare la capacità diagnostica sul territorio in modo da individuare quanto più precocemente i positivi che possono innescare focolai secondari”.
22 OTT - “I numeri che osserviamo in queste ore ci dicono che la curva dei contagi continuerà a salire, ma dobbiamo comunque aspettare l’efficacia delle misure adottate con l’ultimo Dpcm e, prima ancora, della disposizione sull’uso obbligatorio della mascherina all’aperto”. È quanto ha affermato il viceministro alla Salute,
Pierpaolo Sileri al Tg2 Post.
“Cifre così alte – ha precisato - ci dicono anche che l’attività di contact tracing va migliorata: occorre dunque potenziare la capacità diagnostica sul territorio in modo da individuare quanto più precocemente i positivi che possono innescare focolai secondari. Solo così il nostro Servizio sanitario sarà in grado di reggere la pressione e garantire l’accesso alle cure a tutti coloro che dovessero necessitare della terapia intensiva, diversamente da quanto è accaduto a febbraio e marzo, quando i reparti erano congestionati e non riuscivano ad accogliere i malati”.
“Adesso – ha concluso - si tratta di strutturare al meglio l’organizzazione territoriale partendo da una più ampia attività di screening: test sierologici, test salivari e tamponi da impiegare sulla popolazione a seconda della fascia di rischio. È chiaro che laddove mancano diverse tipologie di strumenti tutti finiscano per ricorrere al tampone, una situazione che può essere migliorata ampliando appunto l’offerta diagnostica”.“I numeri che osserviamo in queste ore ci dicono che la curva dei contagi continuerà a salire, ma dobbiamo comunque aspettare l’efficacia delle misure adottate con l’ultimo Dpcm e, prima ancora, della disposizione sull’uso obbligatorio della mascherina all’aperto”. È quanto ha affermato il viceministro alla Salute,
Pierpaolo Sileri al Tg2 Post.
“Cifre così alte – ha precisato - ci dicono anche che l’attività di contact tracing va migliorata: occorre dunque potenziare la capacità diagnostica sul territorio in modo da individuare quanto più precocemente i positivi che possono innescare focolai secondari. Solo così il nostro Servizio sanitario sarà in grado di reggere la pressione e garantire l’accesso alle cure a tutti coloro che dovessero necessitare della terapia intensiva, diversamente da quanto è accaduto a febbraio e marzo, quando i reparti erano congestionati e non riuscivano ad accogliere i malati”.
“Adesso – ha concluso - si tratta di strutturare al meglio l’organizzazione territoriale partendo da una più ampia attività di screening: test sierologici, test salivari e tamponi da impiegare sulla popolazione a seconda della fascia di rischio. È chiaro che laddove mancano diverse tipologie di strumenti tutti finiscano per ricorrere al tampone, una situazione che può essere migliorata ampliando appunto l’offerta diagnostica”.