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Salute mentale. Sip: “Dimenticata dalla programmazione sanitaria. Indicate sei principali criticità”
La Società italiana di psichiatria in audizione in Affari sociali. Queste le maggiori problematiche: mancanza di un equo accesso ai trattamenti innovativi farmacologici; insufficiente integrazione del privato sociale e imprenditoriale con i servizi pubblici; discriminazione dei malati di mente su lavoro, pensionamento e assicurazioni; aumento dei compiti dei DSM senza proporzionali incrementi delle risorse; carenza integrazione con i servizi di confine; assenza dei programmi per le patologie gravi all’esordio (fascia di età 15-30 anni).
18 APR - “Sollecitare gli Stati Membri dell’Unione Europea (UE) a intraprendere le dovute azioni programmatiche e a stanziare le risorse necessarie per la tutela della salute mentale. Queste sono le proposte contenute nella Carta della Salute Mentale, un documento che deriva da due Risoluzioni approvate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel Piano d’azione globale per la salute mentale 2013-2020. Seguendo queste linee, la Carta individua tre macro-aree d’intervento prioritario: a) miglioramento della qualità della vita dei pazienti e dei familiari con nuovi approcci terapeutici; b) sviluppo di interventi basati sulle evidenze in servizi integrati e orientati alla guarigione (recovery); c) revisione di finanziamento e strategica dei i servizi di salute mentale pubblici e privati nelle Regioni”. È quanto ha rilevato la Società italiana di psichiatria nell’audizione che si è svolta il 16 aprile alla Commissione Affari Sociali della Camera nell’ambito della discussione su delle risoluzioni per la tutela della salute mentale.
 
“Le risorse che la psichiatria italiana ha a disposizione dal servizio sanitario nazionale, però – spiega Massimo Di Giannantonio, presidente eletto Sip, professore ordinario di psichiatria e direttore del dipartimento di salute mentale all’Università Di Chieti-Pescara – sono in Italia drammaticamente inferiori rispetto a quelle degli Stati che ci stanno accanto. In Germania sono al 7.5% del PIL, in Francia al 6.5%, noi siamo al 3.2%. A causa di questa ‘dicotomia’ vi è quindi un’evidente distanza tra quello che si potrebbe realizzare grazie alle nuove conoscenze sulle patologie mentali e quanto viene garantito dal servizio sanitario. L’obiettivo della carta è di ridurre questa distanza con la maggiore dotazione e miglior utilizzo di personale e risorse”. 
 
“Le principali criticità – afferma la Sip -  da affrontare sono sei: 1 - la mancanza di un equo accesso nelle regioni ai trattamenti innovativi farmacologici; 2 - l’insufficiente integrazione del privato sociale e imprenditoriale con i servizi pubblici di salute mentale nell’ambito della residenzialità territoriale e ospedaliera; 3 - la discriminazione dei malati di mente su lavoro, pensionamento e assicurazioni; 4 - l’aumento dei compiti dei DSM - autori di reato, autismo, disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD), disturbi del comportamento alimentare (DCA) - senza proporzionali incrementi delle risorse; 5 - la carenza dell’integrazione con i servizi di confine; 6 - l’assenza dei programmi per le patologie gravi all’esordio (fascia di età 15-30 anni)”. 
 
“Uno dei principali problemi che i DSM stanno affrontando sono i percorsi per i pazienti autori di reato – prosegue Di Giannantonio – e la SIP ha posto da tempo l’attenzione sulle liste d’attesa nelle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS). Le REMS non possono essere considerate i sostituti degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), esse sono parte di un percorso clinico di trattamento con le sue indicazioni e contro-indicazioni. Il ruolo di custodia non compete alla Sanità e non dovrebbe essere confuso con quello terapeutico. Questa dicotomia di competenze determina una situazione di difficoltà principalmente per gli operatori dei DSM che ottemperano a ordinanze giuridiche che mettono a rischio i diritti alle cure degli operatori e dei pazienti non autori di reato. Un altro grave problema è l’assenza di politiche nelle fasce più giovani – aggiunge Di Giannantonio – oggi sottoposti anche a rischi maggiori dovuti a nuove sostanze e droghe che spessissimo coinvolgono minorenni. Il caso della cannabis rinforzata è all’ordine del giorno, e coinvolge i dipartimenti di pediatria e le strutture di pronto soccorso. I dipartimenti di psichiatria non possono ricoverare i minori, dunque la gestione di questi ragazzi, a volte poco più che bambini, è drammatica. Senza contare il problema della ‘doppia diagnosi’, cioè della concomitanza di malattie mentali e abuso di sostanze psicoattive. Il tema dell’esordio psicotico nell’infanzia e nell’adolescenza è dunque un problema assolutamente irrisolto”.
 
“La Società Italiana di Psichiatria – precisa Di Giannantonio – vuole dunque che si arrivi ad un ‘progetto-obiettivo’ rinnovato perché sono cambiate le condizioni sociali, ambientali nel campo della salute mentale. Vi sono state anche profonde trasformazioni della psicopatologia in Occidente e in Italia, e non si può più non tenerne conto. Serve una profonda riorganizzazione dei servizi, accompagnata da un adeguato finanziamento per poterli attivare e gestire”.
 
“Le associazioni dei familiari – conclude Gian Marco Polselli, il consigliere SIP e direttore della Struttura Complessa di Psichiatria nel DSM ASL Roma 1 – lamentano come questo scarso investimento di risorse in salute mentale si ripercuote soprattutto su chi si trova tutti i giorni in casa una persona malata non adeguatamente supportata e reinserita socialmente. La richiesta è accessibilità maggiore dei servizi sanitari e integrazione con quelli sociali. Ogni utente, secondo i flussi registrati dal Sistema Informativo Salute Mentale (SISM), riceve in media 1,5 prestazioni al mese. Troppo poche per garantire un intervento moderno, integrato, personalizzato e orientato alla recovery”.
 
Rispetto alle risoluzioni trasmesse degli On. Vito De Filippo e Francesca Troiano, la SIP “condivide le argomentazioni che derivano dall’analisi dei report del SISM del Ministero della Salute, di alcuni documenti sull’epidemiologia della depressione e sulla situazione nelle carceri. Si ritiene che le risoluzioni vadano comprese tra quelle che saranno di sollecitazione all’attività del Tavolo di Lavoro sulla Salute Mentale, istituito presso il Ministero della Salute con decreto del Ministro On. Giulia Grillo del 24 gennaio 2019”.
 
18 aprile 2019
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