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Farmacie di capitali. I 5 Stelle ci riprovano e presentano un ddl per rendere vincolante che il 51% del capitale sia intestato a farmacisti
Il provvedimento è stato presentato dall'on. Trizzino e riprende i contenuti degli emendamenti da lui presentati prima alla legge di Bilancio e poi - insieme alla Lega - durante la discussione del Decreto semplificazioni. L'assenza di una maggioranza delle quote in mano a farmacisti iscritti all'Albo costituirà causa di scioglimento della società. Entro 3 anni saranno tenute a conformarsi alle nuove disposizioni anche le società già costituite. Trizzino: "L'obiettivo è tutelare i farmacisti che pagano le tasse in Italia, senza penalizzare chi sceglie di investire nel nostro Paese". IL TESTO
03 APR - Si torna a parlare di farmacie e società di capitali in farmacia. Dopo i vari tentativi falliti negli ultimi mesi, è stato depositato alla Camera la scorsa settimana un disegno di legge a prima firma Giorgio Trizzino (M5S) che punta a modificare quanto previsto dalla legge sulla concorrenza del 2017. La norma attualmente in vigore prevede la possibilità per ciascuna società di capitali di possedere fino al 20% delle farmacie presenti a livello regionale. 
 
Con questo disegno di legge, invece, si punta a far sì che "i soci rappresentanti almeno il 51 per cento del capitale sociale e dei diritti di voto, debbano essere farmacisti iscritti all'albo o società interamente detenute da farmacisti iscritti all'albo". Questo allo scopo di assicurare, nella compagine sociale e quindi nella vita societaria, un maggior peso decisionale ai soci farmacisti professionisti rispetto agli altri soci.
 
Come dicevamo inizialmente, il testo del ddl non fa che ricalcare il contenuto di un emendamento presentato, per la prima volta, sempre dal M5S lo scorso dicembre durante l'esame della legge di Bilancio. In quel caso, dopo aver passato l'esame della Commissione Bilancio, l'emendamento venne espunto dalla presidenza della Camera in quanto di natura ordinamentale e dunque non compatibile con la manovra. 
 
Successivamente, si fece un ulteriore tentativo con il Decreto fiscale. Anche in quel caso, dopo il via libera dalla Commissione Bilancio, non se ne fece nulla. Allora lo stop arrivò direttamente dal Quirinale che, a seguito dell'approvazione di ben 83 emendamenti fece capire che non avrebbe firmato un decreto omnibus. Da qui lo stralcio da parte del governo di diverse proposte di modifica, tra le quali proprio questa sulle farmacie.
 
Oggi il M5S ci prova di nuovo. Nel testo presentato da Trizzino si prevede dunque che il 51% del capitale delle società di farmacie venga riservato ai farmacisti iscritti all'Albo. Se questa condizione non viene rispettata, la società va sciolta, a meno che non abbia provveduto a ristabilire la prevalenza dei soci farmacisti professionisti nel termine perentorio di sei mesi. In caso di scioglimento della società, viene meno anche l'autorizzazione all'esercizio di ogni farmacia di cui la società sia titolare. Entro tre anni sono tenute a conformarsi alle nuove disposizioni anche le società già costituite. In caso di mancato adeguamento, è prevista una sanzione di 50mila euro che andrà a finanziare un Fondo a tutela delle piccole farmacie.
 
Su queste proposte, ricordiamo, già dallo scorso dicembre si era sbilanciato in prima persona anche il ministro della Salute, Giulia Grillo, auspicando l'approvazione di quegli emendamenti ora ripresi integralmente dal Ddl Trizzino. Ed è stato lo steso Trizzino a spiegare al nostro giornale le ragioni di questa iniziativa legislativa
 
On. Trizzino, perché è contrario all’apertura alle società di capitali in farmacia?
Il Movimento 5 Stelle si impegna da sempre e con convinzione per evitare la progressiva svendita delle nostre farmacie alle multinazionali estere. L'ingresso di queste società nel capitale delle farmacie, è bene ricordare, è stato spalancato dall'ultima legge sulla Concorrenza del 2017 approvata dal Governo Gentiloni.
 
Una correzione alla legge sulla concorrenza era stata già tentata sia durante l’esame della legge di Bilancio e poi del decreto semplificazioni. Nonostante emendamenti sia vostri che della Lega quelle modifiche per ridimensionare il “peso” delle società di capitali non sono riuscite a passare. Solo motivi “tecnici” o c’è dell’altro?
Gli emendamenti da me presentati nella legge Finanziaria e da ultimo al Dl Semplificazioni, per introdurre un argine ai capitali internazionali nel settore delle farmacie, prevedevano l’obbligo del possesso del 51% delle quote di ogni farmacia a farmacisti iscritti all’Albo. Sono stati poi espunti per dare più omogeneità ai provvedimenti in questione. Resta il fatto che sia il sottoscritto che il Senatore Steni Di Piazza, che ha presentato lo stesso emendamento al Senato, siamo fermamente convinti dell’urgenza e dell’importanza di questo provvedimento. Io stesso ho quindi provveduto a depositare questa proposta di legge che quanto prima sarà discussa e che servirà a limitare il rischio che le multinazionali dilaghino nel settore. Il nostro obiettivo è tutelare i farmacisti che pagano le tasse in Italia, senza penalizzare chi sceglie di investire nel nostro Paese. 
 
Giovanni Rodriquez
03 aprile 2019
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