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Manovra. Audizione Upb: “In caso di crescita inferiore alle attese rischio tagli alla sanità. Spesa sanitaria al 6,2% Pil nel 2021”. Patto salute a gennaio a rischio
"Si confermano politiche allocative che implicano una perdita di terreno del comparto sanitario rispetto alla crescita del prodotto nominale". E, sull'aumento delle risorse per il Ssn vincolato alla sottoscrizione del nuovo Patto per la salute entro il 31 gennaio 2019: " La molteplicità dei temi messi sul tappeto e la brevità del tempo fissato potrebbero rendere ardua l’impresa di rispettare i tempi previsti". Così l'Ufficio parlamentare di bilancio nell'audizione di oggi di fronte alle Commissioni BIlancio di Camera e Senato. IL TESTO DELL'AUDIZIONE
12 NOV - "Alla luce di quanto avvenuto in passato, la prospettiva di sostituzione delle clausole appare, perlomeno, di realizzazione complessa. Gli interventi di riduzione della spesa non dovrebbero verosimilmente interessare, se non in maniera limitata, le voci concernenti gli investimenti, che si vogliono potenziare; quelle riguardanti le prestazioni sociali, che si aumentano tramite la manovra attuale; i redditi da lavoro incrementati dai rinnovi contrattuali. Tenuto conto di tali esclusioni, la spesa residua aggredibile, rappresentata in buona parte dalla spesa sanitaria, sarebbe oggetto di riduzioni consistenti. Un ambito di intervento potrebbe riguardare – come sostenuto da anni – le cosiddette tax expenditure, anche se il Ddl di bilancio ne proroga alcune".
 
Questo uno dei moniti sollevati oggi dall'Ufficio parlamentare di bilancio nel corso dell'audizione davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato sulla legge di Bilancio 2019. In sostanza, come già preannunciato da diversi esponenti dell'esecutivo nelle scorse settimane, in caso di una minore crescita rispetto a quella prevista, per riportare il deficit entro i limiti previsti potrebbero scattare tagli automatici alla spesa che, secondo l'Upb, andrebbero a colpire principalmente la spesa sanitaria.
 
"Il Ddl di bilancio per il 2019 conferma il livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale (Ssn) per il 2019, già fissato in 114,435 miliardi (contro 113,405 del 2018), comprensivo della riduzione di 604 milioni attuata per compensare il mancato contributo al risanamento della finanza pubblica da parte delle Regioni a Statuto speciale (richiesto dalla legge di stabilità per il 2016). Inoltre, viene per la prima volta stabilito il finanziamento per il 2020 e il 2021, posto pari a quello del 2019 incrementato rispettivamente di 2 e di 3,5 miliardi. La relazione tecnica non si sofferma sull’impatto di queste disposizioni sulla finanza pubblica, tuttavia dal prospetto di riepilogo degli effetti finanziari emerge che da ciò deriveranno riduzioni della spesa sanitaria rispetto al tendenziale di 175 milioni nel 2020 e di 1 miliardo nel 2021 - conferma l'Upb, così come già evidenziato anche dal Servizio Bilancio dello Stato e dalla Corte dei Conti -. Il Ddl di bilancio prevede infine alcuni altri interventi di segno opposto, sulla spesa corrente e in conto capitale allocata alla sanità, per 72 milioni nel 2019, 83 nel 2020 e 145 nel 2021".
 
"Complessivamente, partendo dalla stima tendenziale della spesa sanitaria contenuta nella Nadef, tenendo conto degli effetti del Ddl di bilancio e utilizzando il Pil programmatico, la spesa sanitaria diminuirebbe dal 6,6% del prodotto del 2018 al 6,2 nel 2021 (contro il 6,4 per cento nel tendenziale). Si confermano politiche allocative che implicano una perdita di terreno del comparto sanitario rispetto alla crescita del prodotto nominale. Tuttavia alcune disposizioni contenute nel Ddl di bilancio che riguardano i rapporti tra Stato e Regioni potrebbero ampliare le risorse finanziarie a disposizione delle Regioni da destinare eventualmente alla sanità", si aggiunge nella relazione dell'Upb.
 
"Perché le Regioni possano accedere alle maggiori risorse per il finanziamento del Ssn concesse per il prossimo triennio rispetto al 2018 (1 miliardo nel 2019, 3 miliardi nel 2020 e 4,5 nel 2021) il Ddl di bilancio richiede che, entro il prossimo mese di gennaio, venga stipulato in Conferenza Stato-Regioni un nuovo Patto per la salute, che contenga misure di programmazione e miglioramento della qualità delle cure e dei servizi e di accrescimento dell’efficienza. La molteplicità dei temi messi sul tappeto e la brevità del tempo fissato per la definizione congiunta degli interventi da parte di Stato e Regioni potrebbero rendere ardua l’impresa di rispettare i tempi previsti".
 
"La scansione temporale nella concessione di risorse aggiuntive, rispetto a quelle del 2018, rende difficile affrontare simultaneamente le questioni aperte più urgenti del Ssn, che in gran parte rientrano tra i contenuti del nuovo Patto per la salute 2019-2021; sarà quindi una necessità per le Regioni identificare le priorità di intervento. Tra queste vi sono: il finanziamento dei nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea), che seppure introdotti nel gennaio 2017 non sono ancora pienamente garantiti per motivi sostanzialmente legati alla necessità di maggiori risorse; la fornitura dei farmaci innovativi, che nel 2018 potrebbero esaurire già gli appositi fondi; il finanziamento del contratto 2016-18 (quello dei medici non è stato ancora firmato) e di quello 2019-2021, nonché delle convenzioni, i cui oneri restano a carico delle Regioni; le carenze di personale, che richiedono si affronti, oltre all’aspetto delle risorse, quello della formazione, il problema dei vincoli alle assunzioni e quello della corretta valutazione dei fabbisogni. Con riguardo al personale, si devono considerare anche le conseguenze dell’introduzione di meccanismi più favorevoli per il pensionamento, preannunciati con l’introduzione nel Ddl bilancio del Fondo per la revisione del sistema pensionistico", prosegue la relazione.
 
"Tra le misure specifiche relative al comparto sanitario previste dal Ddl di bilancio per il 2019 vanno ricordati l’incremento delle borse di studio per i medici di medicina generale e quello dei contratti di formazione specialistica (secondo la Relazione tecnica sarà possibile finanziare 900 ulteriori borse di studio per la formazione specialistica). Il superamento delle strozzature presenti nel percorso di formazione appare indispensabile per affrontare i problemi di personale cui si è sopra accennato".

"Inoltre va menzionato il finanziamento, per 50 milioni annui nel triennio, della realizzazione e ammodernamento delle infrastrutture tecnologicherelative ai sistemi di prenotazione elettronica, al fine di ridurre i tempi di attesa. Le risorse saranno ripartite con decreto del Ministro della Salute di concerto con quello dell’Economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni. Il Comitato paritetico permanente per la verifica dell’erogazione dei Lea dovrà monitorare gli effetti di questa misura. Un miglioramento dei sistemi di prenotazione elettronica delle prestazioni appare rilevante ai fini di una migliore gestione delle liste di attesa, ma la riduzione dei tempi richiede anche il rafforzamento delle risorse umane e della capacità produttiva".
 
Infine, per incrementare le risorse destinabili agli interventi di edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico, sono accresciuti da 24 a 26 miliardi gli stanziamenti del programma pluriennale di interventi introdotto nel 1988 (L. 67/1988) e successivamente rivisto (da ultimo con la L. 191/2009), principalmente al fine di attribuire nuove risorse alle Regioni che hanno esaurito le proprie disponibilità. Il programma viene realizzato tramite la sottoscrizione di Accordi di programma e le risorse sono attribuite per stati di avanzamento dei lavori.
 
Le Regioni che hanno sottoscritto accordi che consentirebbero di utilizzare tutte le risorse disponibili sono Valle d’Aosta, Lombardia, Provincia autonoma di Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche (99,9 per cento delle risorse), Basilicata e Liguria. Quest’ultima è l’unica che ha dovuto realizzare un piano di rientro. Tuttavia, per molte di queste Regioni la percentuale di risorse ammesse a finanziamento a valere su accordi di programma sottoscritti è rimasta poi limitata. Tale quota è arrivata al 100 per cento (o quasi) nel caso di Piemonte (99,8 per cento), Valle d’Aosta, Provincia di Trento, Marche, Molise, Campania, Puglia, Calabria (97 per cento), Sicilia e Sardegna. La copertura pluriennale del rifinanziamento avviene a partire dal 2021, con riduzione di 50 milioni del Fondo per gli investimenti degli enti territoriali istituito con il Ddl di bilancio (che diventeranno 200 dal 2023 al 2031 e 100 per il 2032)", conclude l'Ufficio parlamentare di bilancio.
 

 
G.R.
12 novembre 2018
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