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Governo. Di Maio apre alla Lega e rinuncia alla premiership. Da Berlusconi possibile passo di lato per salvaguardare la coalizione. Ma i giochi si chiariranno solo domani davanti al presidente Mattarella
Il capo politico dei 5 stelle rompe il silenzio e apre alla proposta di Salvini: "Se è per il bene delle persone, io faccio un passo indietro. E a Salvini dico: scegliamo insieme il presidente del Consiglio a condizione che sia a capo di un governo M5-Lega e realizzi il reddito di cittadinanza e l'abolizione della legge Fornero". L'ostacolo resta la presenza di FI. Berlusconi, però, non vuole arrivare allo strappo sostenendo un esecutivo tecnico e, su richiesta di Salvini, sarebbe disposto a limitarsi ad un appoggio esterno ad un governo di transizione guidato da Lega e M5S.
06 MAG - Il pressing della Lega nei confronti del MoVimento 5 stelle per far nascere un Governo di transizione che traghetti il Paese fino alle prossime elezioni ad inizio 2019, comincia a dare i suoi frutti. Come raccontavamo ieri, dalle parti di via Bellerio filtra ottimismo per la buona riuscita di questa operazione.
 
Dopo 48 ore di silenzio è tornato a parlare Luigi Di Maio, aprendo così alla proposta avanzato lo scorso venerdì da Salvini: "Se il punto è realizzare qualcosa per gli italiani, un programma elettorale, e l'ostacolo sono io, le persone devono sapere che quell'impuntatura non c'è. Se è per il bene delle persone, io faccio un passo indietro. E a Salvini dico: scegliamo insieme il presidente del Consiglio a condizione che sia a capo di un governo M5-Lega e realizzi il reddito di cittadinanza e l'abolizione della legge Fornero. Una soluzione dobbiamo trovarla. Se dovesse arrivare un'altra chiusura, anche in virtù di quello che vedo nei sondaggi, non avremmo alcun problema nel ritornare al voto. Con un governo tecnico, il problema è la connessione con il Paese". Così il capo politico dei 5 stelle ospite di In mezz'ora su Raitre.
 
 
Di Maio, per la prima volta, è dunque pronto a fare un passo di lato aprendo ad un premier terzo. Domani lo snodo cruciale. Mattarella farà capire ai partiti che non esiste nessuna possibilità di voto anticipato, a giugno come ad ottobre. Il ricorso alle urne con la stessa legge elettorale non darebbe alcuna garanzia di far nascere in tempi brevi un nuovo esecutivo e, soprattutto, esporrebbe il Paese a possibili speculazioni finanziare oltre a costringerlo ad una manovra in esercizio provvisorio di bilancio con conseguente aumento delle aliquote Iva.
 
Al momento, a frenare il tutto resta il nodo Forza Italia. La presenza di Berlusconi nel governo di transizione non viene accettata dai 5 stelle. Al contempo, le aperture di Forza Italia all'ipotesi di un esecutivo di tregua scelto da Mattarella farebbero storcere il naso a Salvini e Meloni. Ma FI non vuole arrivare allo strappo, addossandosi così le colpe della rottura della coalizione di Centrodestra e, di fatto, dando il via libera ad un governo guidato da Salvini e Di Maio.
 
Ieri Sestino Giacomoni (FI) ha fatto questa dichiarazione, concordata con il Cavaliere: "Forza Italia è una forza seria e responsabile, che da sempre chiede due cose: prima di tutto un governo che faccia quello che gli italiani si aspettano, ovvero riduca le tasse, blocchi l'immigrazione clandestina e aiuti chi ha veramente bisogno. La seconda è che il governo sia guidato da chi ha vinto le elezioni. Le formule per raggiungere questo obiettivo le valuterà nel migliore dei modi il capo dello Stato lunedì, dopo le consultazioni in cui il centrodestra si presenterà unito".
 
Oggi, contattato dalla nostra redazione, Andrea Mandelli (FI), vicepresidente della Commissione Speciale alla Camera, ha spiegato: "Il primo interesse di Forza Italia è quello di dar vita ad un esecutivo che possa affrontare i problemi lamentati dagli italiani e che, in primo luogo, possa disinnescare l'aumento delle aliquote Iva".
 
La linea della coalizione verrà decisa questa sera, al vertice programmato a Palazzo Grazioli. L'ipotesi sul tavolo, come confermato da fonti interne alla coalizione di Centrodestra, è che, su richiesta di Salvini, Berlusconi possa acconsentire a fare un passo indietro in modo da permettere domani la nascita di un governo di transizione guidato da Lega e MoVimento 5 stelle, con un appoggio esterno di Forza Italia.

Giovanni Rodriquez
06 maggio 2018
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