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Se fosse per la sanità, il Governo lo dovrebbero fare M5S e PD. Poche invece le convergenze tra Cinque Stelle e Centro Destra. Ma ovviamente non sarà la sanità a dare le carte al Quirinale
In attesa delle consultazioni al Colle abbiamo analizzato nuovamente i programmmi sulla sanità e abbiamo scoperto una forte convergenza tra Cinque Stelle e PD (vaccini a parte). Non così tra Centro Destra e Pentastellati (e lo stesso vale ovviamente per Centro Destra e PD). Se le scelte sulla salute fossero dirimenti nella formazione del governo la via obbligata sarebbe quindi quella di un accordo M5S-PD, ma sappiamo bene che la salute non è tra le priorità politiche dei contendenti e che le convergenze si cercheranno su altri terreni
31 MAR - Dalle elezioni politiche dello scorso 4 marzo abbiamo avuto due vincitori - MoVimento 5 Stelle e Lega - ma nessuna maggioranza parlamentare. Se la cabala ha un senso, le consultazioni al Quirinale che prenderanno il via dal prossimo 4 aprile non partono sotto i migliosi auspici. Quali possibili scenari si prospettano per la formazione del nuovo governo e quale ruolo potrà avere la sanità in questo gioco di incastri?

L'ipotesi più accreditata è quella di un accordo tra i due vincitori, M5S da una parte e Lega a capo della coalizione di Centrodestra dall'altra. Un'alleanza già rodata nella scelta dei presidenti di Camera e Senato. La vera incognita è rappresentata da Silvio Berlusconi. La presenza del leader di Forza Italia all'interno dell’Esecutivo potrebbe non essere accettata dai pentastellati. Allo stesso tempo, Matteo Salvini non avrebbe alcuna convenienza a rompere quella coalizione per la prima volta da lui guidata, grazie alla quale può contare sul 37% dei consensi. 

 

Ma, al di là dei possibili equilibri interni ad una maggioranza di questo tipo, quanto sono compatibili tra loro i programmi riguardanti la sanità di 5 stelle e Centrodestra? Cominciamo dal finanziamento al Servizio sanitario nazionale. Mentre il M5S propone un "recupero integrale di tutte le risorse economiche sottratte in questi anni con le diverse misure di finanza pubblica, garantendo una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza attraverso il rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale", in maniera molto più vaga il Centrodestra si limita ad auspicare una "estensione delle prestazioni sanitarie".

 

Ma le incompatibilità più grandi sembrano esserci sotto altri due aspetti: il rapporto tra pubblico e privato ed il governo della sanità. Il Centrodestra, infatti, propone una "maggiore libertà di scelta per le famiglie nell'assistenza sanitaria con un'incentivazione della competizione tra pubblico e privato a parità di standard". Inoltre, dal punto di vista delle autonomie, l'intento della coalizione guidata da Salvini è quella di "portare a compimento le trattative già in corso tra Stato e Regioni in attuazione dell'articolo 116 della Costituzione per una maggiore autonomia delle Regioni con un modello di federalismo responsabile". La strada tracciata è dunque quella già intrapresa da Lombardia, Veneto, ma anche Emilia Romagna, con una maggiore autonomia che permetterà a queste amministrazioni di avere mano libera su diverse questioni: dal personale ai farmaci equivalenti, ma anche su ticket, tariffe, rimborsi e fondi integrativi.

 

Dai 5 stelle troviamo una minore spinta verso le autonomie, con anzi la proposta di un "sistema di controllo centralizzato, anche attraverso funzioni ispettive demandate al Ministero della salute, che, compatibilmente con il titolo V della Costituzione, identifichi su quali elementi, regione per regione, poter intervenire anche con potere sanzionatorio". Quanto alle strutture private si propone un possibile rafforzamento delle "misure di controllo della spesa anche nel delicato settore dei servizi sanitari e socio-sanitari gestiti dai privati accreditati, estendendo la tracciabilità dei flussi finanziari, previste dall’art. 3 della legge 136 del 2010, anche ai servizi sanitari e sociali erogati da strutture private accreditate o in regime di convenzionamento, anche ai sensi dell’ emanando codice del Terzo settore e anche se non riferibili a contratti di appalto o di concessione". 

 

I pentastellati promuovono l’eliminazione del ticket sui farmaci, mentre il Centrodestra non menziona nessuna misura su questo balzello. Un punto in comune tra Lega e 5 stelle, stando a diverse dichiarazioni dei due rispettivi leader, potrebbe essere il superamento del decreto vaccini e quindi lo stop all'obbligo per le attuali 10 vaccinazioni.

 

Insomma, le convergenze sulla sanità sembrerebbero essere molto poche rispetto alle divergenze.

 

Altra opzione possibile è quella di un'alleanza tra MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico. Un'ipotesi, questa, più improbabile dato che per dar vita a questa maggioranza servirebbe l'adesione di almeno il 93% dei parlamentari dem. Adesione tutt’altro che scontata dal momento che l'ex segretario Matteo Renzi, fortemente contrario a questa alleanza, mantiene il controllo di un nutrito gruppo di parlamentari. 

 

Stando però ai programmi, almeno per quello che riguarda la sanità, sembrano esserci diversi punti di contatto tra i due partiti. A cominciare dalla volontà da parte dei dem di "garantire un progressivo aumento del Fondo sanitario nazionale". Entrambi i partiti poi, elencano alcune misure in favore del personale sanitario. Il PD si limita più ad una generica dichiarazione di intenti con "investire nel capitale umano dei professionisti della salute". Entra invece più nello specifico il M5S rilanciando lo "sblocco del turnover, l'attuazione della mobilità interregionale del personale sanitario, la stabilizzazione del personale precario ed un piano ordinario ed esaustivo di assunzioni dei sanitari mancanti".

 

Seppur in maniera diversa, entrambe le formazioni politiche richiamano poi interventi per migliorare l'attuale disparità regionale nell'accesso alle prestazioni. Anche in questo caso il partito attualmente guidato da Maurizio Martina si limita ad un generico "superamento delle attuali ingiustificate differenze esistenti tra le Regioni". I 5 stelle puntano invece ad "abbandonare la logica 'premiale' o 'punitiva' dei piani di rientro e dei commissariamenti infiniti. Quanto alle liste d'attesa, la ricetta del PD è quella di riprendere in mano il "Piano nazionale per le liste d'attesa promuovendo a livello nazionale le migliori esperienze messe in campo da alcune Regioni in questi anni". Per i 5 stelle è invece necessario "delineare percorsi di assistenza e di cura personalizzati e vicini al cittadino oltreché adeguatamente accessibili; e riordinare il sistema di accesso alle prestazioni nell'ottica di ridurne i tempi di attesa".

 

Entrambi propongono la completa informatizzazione del sistema sanitario e l'aumento dei fondi per alcuni farmaci. Per il PD si dovranno incrementare gli stanziamenti per il Fondo farmaci innovativi, con particolare attenzione per quelli oncologici, mentre per il M5S sono necessari più fondi per i farmaci orfani.

 

Non mancano punti di divergenza, ovviamente. A cominciare dal già citato decreto vaccini che ha visto il PD in prima fila per la sua approvazione in Parlamento nei mesi scorsi, fino alla volontà da parte dei 5 stelle di liberalizzare i farmaci di Fascia C che, invece, per i dem dovrebbero rimanere solo nel canale farmacia. 

 

In ogni caso possiamo dire che, almeno per quanto riguarda il settore, il M5S sembra avere una posizione molto più vicina al PD rispetto alla coalizione di Centrodestra. 

 

Altra possibile maggioranza è quella che vedrebbe un Esecutivo di Centrodestra con un appoggio, magari esterno, da parte del PD. Rispetto a quanto già precedentemente elencato, possiamo però dire che anche in questo caso i punti di divergenza tra Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Partito Democratico supererebbero di gran lunga i punti in comune.

 

Si potrebbe, infine, ipotizzare un Governo tecnico appoggiato da tutto il Parlamento. Al momento questa sembra essere l'ipotesi meno plausibile visto che sia Lega che MoVimento 5 Stelle hanno chiaramente detto 'no' a più riprese a possibili governi tecnici. Ma alla vigilia delle consultazioni dal Capo dello Stato, tutte le ipotesi sono ancora valide, comprea quella di un ritorno alle urne.

 

Giovanni Rodriquez

31 marzo 2018
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