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Plasmaferesi in Veneto. Lorenzin: “Nessuna evidenza scientifica su possibilità di rimuovere PFAS o PFOA attraverso uso plasmaferesi”
Lo ha detto oggi alla Camera il ministro rispondendo al question time dell’onorevole Narduolo (PD). Il ricorso alla plasmaferesi è azi fortemente sconsigliato proprio in quelle situazioni particolari e rare (ed è questo il caso dell'inquinamento da PFAS e PFOA, presente nella sola regione Veneto) in cui si registra una specifica tipologia di inquinamento ambientale”.
13 DIC - Question time oggi alla Camera con protagonista la ministra Lorenzin su tre questioni. La prima riguardava la richiesta dell’onorevole Giulia Narduolo(PD) di avere chiarimenti in merito all'esistenza di linee guida o evidenze medico-scientifiche circa l'efficacia della procedura terapeutica nota come plasmaferesi, anche in relazione alla recente decisione adottata in materia dalla regione Veneto.
 
Ecco la trascrizione integrale del question time:
 
Il quesito di Narduolo. La popolazione di tre province del Veneto, Vicenza, Verona e Padova (sono diverse decine di migliaia di persone), da alcuni anni convive con la preoccupazione di abitare in un territorio inquinato dalle sostanze perfluoroalchiliche, conosciute come PFAS. Il mondo scientifico sta ancora studiando gli effetti di queste sostanze sulla salute umana, ma si può comunque dire con certezza che sono sostanze nocive. La regione Veneto ha dato avvio dal mese di giugno di quest'anno ad una procedura su larga scala, appunto la plasmaferesi, con l'obiettivo di abbattere la quantità di PFAS riscontrata nel sangue della popolazione a seguito di un piano di biomonitoraggio avviato sempre dalla stessa regione. Siamo comunque preoccupati per l'effettiva efficacia che questa procedura può avere, soprattutto su soggetti di giovane età, in particolar modo per i ragazzi minorenni e anche sotto i 14 anni. Per questo chiediamo al Ministero della salute se esistono specifiche linee guida, o comunque un protocollo scientifico clinicamente validato, circa l'applicazione della plasmaferesi su larga scala, come sta avvenendo nella regione Veneto.
 
La risposta di Lorenzin. Prima di fornire gli opportuni chiarimenti su di un tema di particolare delicatezza, quale quello dell'utilizzo della plasmaferesi terapeutica, consistente nella separazione della componente liquida del sangue, cioè il plasma, dalla componente cellulare per la rimozione dal sangue degli agenti inquinanti chimici, quali PFAS e PFOA, voglio precisare che il Ministero della salute e l'Istituto superiore di sanità non sono mai stati formalmente interessati dalla regione Veneto circa l'utilizzo di questa terapia.
 
Ciò premesso, faccio presente che non risultano evidenze scientifiche né specifiche raccomandazioni in ordine alla possibilità di rimuovere gli PFAS o gli PFOA attraverso l'uso della plasmaferesi: anzi, le più recenti linee guida in materia non includono detti contaminanti tra gli agenti inquinanti che possono essere rimossi con tale tecnica. Il ricorso alla plasmaferesi è infatti fortemente sconsigliato proprio in quelle situazioni particolari e rare (ed è questo il caso dell'inquinamento da PFAS e PFOA, presente nella sola regione Veneto) in cui si registra una specifica tipologia di inquinamento ambientale.
 
Per tali ragioni, e in considerazione anche del fatto che la plasmaferesi è una terapia fortemente invasiva, la regione Veneto, prima di sottoporre le persone a tale trattamento, avrebbe dovuto procedere ad una preventiva sperimentazione, in particolare nei confronti dei bambini e degli adolescenti, maggiormente esposti a possibili conseguenze dannose per la salute.
 
Concludo rassicurando che ho già chiesto alla regione Veneto maggiori e più dettagliate informazioni in merito, al fine di poter valutare l'adozione di un'iniziativa volta a tutelare la salute dei cittadini veneti.
 
La replica di Alessia Rotta (PD). Siamo soddisfatti della risposta, ma evidentemente è una risposta che ci preoccupa fortemente, perché ci preoccupa fortemente la salute dei cittadini veneti, dei cittadini veneti colpiti nella cosiddetta zona rossa e dei loro figli. Perché se è accertato, come ci ha appena risposto la Ministra e come ha confermato l'Istituto superiore di sanità, che la plasmaferesi non ha un protocollo scientifico adeguato, noi insieme ai cittadini siamo qui a farci portavoce di questo, della loro preoccupazione: quali altre iniziative si possono mettere in campo? Ed approfittiamo evidentemente di questa occasione per chiedere al Ministero direttamente, con o senza la richiesta della regione Veneto, un interessamento diretto del Ministero della salute, dell'Istituto superiore della sanità, per evidentemente venire incontro alla richiesta e ad un allarme che non è allarmistico, ma è un allarme reale, perché riguarda la salute di migliaia di cittadini e soprattutto di giovani, perché sono certi di avere nel sangue, questo sta dicendo lo screening, delle sostanze altamente pericolose, e non sanno come possono curarsi. Io credo che questo sia un compito del Ministero della salute e un compito nostro, di tutti, per quanto riguarda la protezione dei nostri cittadini.
13 dicembre 2017
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