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Vaccini. “L’obbligo va esteso agli operatori sanitari e scolastici. Si provveda nella legge di Bilancio”. Intervista a Federico Gelli (Pd)
Il responsabile sanità del PD torna sul tema dell'obbligo vaccinale rilanciando la proposta bocciata nei mesi scorsi dal Parlamento a causa delle mancate coperture finanziarie. "Abbiamo il dovere di garantire il massimo livello di sicurezza per chi si affida alle strutture sanitarie, soprattutto se pubbliche. Su questo so già di poter contare sull'appoggio di Lorenzin e Fedeli". E sul regime transitorio approvato in Veneto: "Da Zaia polemica politica e strumentale, va garantito il pieno rispetto del dettato legislativo".
06 SET - "Dobbiamo estendere l'obbligo vaccinale anche agli operatori sanitari ed a quelli scolastici. Abbiamo il dovere di garantire il massimo livello di sicurezza per chi si affida alle strutture sanitarie, soprattutto se pubbliche. Su questo so già di poter contare sull'appoggio di Lorenzin e Fedeli". Così il responsabile sanità del Pd, Federico Gelli, rilancia la proposta di estensione dell'obbligo a distanza di mesi dalla sua bocciatura in Parlamento ai sensi dell'ex articolo 81 per mancanza di coperture finanziarie. Il deputato dem della Commissione Affari Sociali non manca poi di polemizzare con la Regione Veneto per il regime transitorio approvato con il quale si punta a far slittare l'obbligo al 2019.
 
On. Gelli, in questi giorni è riesplosa la polemica con il Veneto circa la moratoria sull’applicazione della legge sui vaccini, che idea si è fatto?
La polemica portata avanti dalla Regione Veneto è politica e strumentale. L’intento della legge è chiaro a tutti. A differenza di quanto sta facendo il presidente Zaia, Maroni in Lombardia, mostrando responsabilità, ha rinunciato all’idea di una proroga di 40 giorni per concedere del tempo in più agli irriducibili ‘No vax’ per mettersi in regola. In questo modo non si fa altro che appellarsi a presunti cavilli legislativi creando confusione nelle famiglie ed esporre inutilmente i bambini a rischi evitabili. Ricordiamo, infatti, che le coperture per il morbillo in Veneto si fermano all’89%. Dato sensibilmente inferiore rispetto alla soglia minima richiesta per mettere in sicurezza la comunità.
Va garantito il pieno rispetto del dettato legislativo, non è possibile creare disparità di trattamento tra Regioni anche su un tema di questa importanza. Anzi, si dovrebbe fare di più.

Ad esempio cosa?
Penso in particolare all’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari e per quelli scolastici.

In Parlamento non si è riusciti ad intervenire durante la conversione del decreto in legge per l’assenza delle necessarie coperture, pensa di rilanciare il tema?
Sì e vorrei farlo da subito, già dalla prossima legge di Bilancio. Penso sia la sede più indicata per dare una risposta chiara da parte del Governo, ma anche dell’intero Parlamento. Su questo punto so già di poter contare sull’appoggio delle ministre Lorenzin e Fedeli. Non solo, nel corso del dibattito sul decreto a Palazzo Madama prima, e a Montecitorio poi, sono state presentate da diversi schieramenti proposte emendative che si muovevano in questa direzione. Questa misura sarebbe ampiamente condivisa.

Una misura necessaria anche alla luce dei 294 casi di morbillo registratisi tra gli operatori sanitari dall’inizio del 2017.
Esattamente. Non possiamo trovarci a dover commentare situazioni che rappresentano un rischio non solo per tutti i pazienti che si affidano al nostro sistema sanitario ma anche per gli operatori che in questo modo non possono lavorare con serenità. Non possiamo più permetterci il lusso di appellarci al senso di responsabilità di chi lavora. Abbiamo il dovere di garantire il massimo livello di sicurezza per chi si affida alle strutture sanitarie, soprattutto se pubbliche. Il rischio di contagio è elevatissimo e va a colpire donne in gravidanza e questo può comportare gravi conseguenze per il feto. Si dovrebbe far leva anche sulla normativa per la sicurezza sul luogo di lavoro: il lavoratore è infatti obbligato ad avere tutte quelle coperture di sicurezza che riguardano la propria occupazione. Un lavoro congiunto tra i ministeri dell'Economia e delle Finanze, del Lavoro e della Salute, potrebbe aiutarci a risolvere questo problema.
 
Giovanni Rodriquez
06 settembre 2017
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