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Vaccini. Il documento dell’Iss sull’impatto sulla popolazione delle 12 malattie oggetto degli obblighi vaccinali previsti dal decreto Lorenzin
L'Istituto superiroe di sanità in occasione della sua recente audizione sul decreto vaccini ha consegnato alla Commissione Igiene e Senato un documento sul decreto dei vaccini. Nel testo, di cui pubblichiamo ampi stralci e che alleghiamo completo di grafici e tabelle, un'analisi dell'impatto epidemiologico delle patologie per i quali il decreto ha reso obbligatorie le vaccinazioni. IL DOCUMENTO.
19 GIU - L’alto livello di copertura vaccinale osservato in Italia fino al 2012, per le vaccinazioni oggetto di programmi nazionali o di diffusi programmi regionali, ed in maniera più evidente per le vaccinazioni obbligatorie, ha determinato un significativo decremento dell’incidenza delle malattie prevenibili da vaccinazione, e all’eliminazione di polio e difterite.
 
Anche per le infezioni invasive da Hib è evidente l’effetto dell’introduzione della vaccinazione, se pur condizionato dal raggiungimento di adeguati livelli di copertura vaccinale solo in anni recenti; i pochi casi segnalati sono dovuti prevalentemente a sierotipi diversi da quello vaccinale. Le coperture per i vaccini contro il meningococco e lo pneumococco, disponibili per 14/21 regioni, che hanno avviato da anni, e in tempi diversi, specifici programmi regionali di vaccinazione universale dei nuovi nati, mostrano un incremento notevole in 5 anni (dal 2007 al 2011, si passa dal 47,1% al 71,7% per il meningococco C e dal 47,4% al 79,6% per lo pneumococco).
 
Come effetto, si osserva una diminuzione dei casi di N. meningitidis C, una riduzione nell’incidenza di Malattie Batteriche Invasive da pneumococco nella fascia pediatrica. Si osserva, invece, un incremento dei casi nella fascia di età ≥65 anni, forse attribuibile a una crescente attenzione alle sepsi
dell’adulto e alla disponibilità di metodi diagnostici più sensibili. Infine, si registra una diminuzione dei casi da sierotipi vaccinali, con aumento della quota da sierotipi non contenuti nel vaccino.
 
Dati sull’epidemiologia dell’epatite B mostrano come ci sia un trend in netta diminuzione della malattia dopo l’introduzione della vaccinazione nei nuovi nati e nei dodicenni nel 19911, e di come oggi il 16,5% dei casi segnalati nel triennio 2011-2013 si è verificato in gruppi con comportamenti a rischio (rapporti non protetti in omo-bisessuali: 7,6%; convivenza con soggetti HBsAg positivi: 6,1%; tossicodipendenza: 1,7%; esposizione professionale in operatori sanitari: 0,6%; emofilia e politrasfusione: 0,5%); Il 20% delle epatiti B si è verificato in cittadini stranieri.
 
Il trend in diminuzione dell’incidenza della parotite è imputabile all’avvio del Piano nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita, in cui viene raccomandato l’uso del vaccino trivalente morbilloparotite-rosolia, anche come misura di controllo della parotite epidemica.
 
L’incidenza della varicella, per la quale non è ancora in atto un programma nazionale di vaccinazione dei nuovi nati, si mantiene a livelli elevati.
 
Di seguito si riportano i dati relativi al carico di malattia che le malattie considerate all’interno del DL attualmente in discussione provocano in Italia:
 

 
 
Le coperture vaccinali in Italia
Proprio il successo delle strategie vaccinali, che ha determinato la scomparsa quasi totale di alcune malattie e, quindi, la riduzione della percezione della pericolosità del contagio, ha agevolato il diffondersi di movimenti di opposizione alle vaccinazioni per motivi ideologici o religiosi.
 
Di conseguenza, a partire dal 2013 (coorte del 2011), si è registrato un progressivo e inesorabile trend in  diminuzione del ricorso alle vaccinazioni, sia obbligatorie che raccomandate, che ha determinato una copertura vaccinale al di sotto del 95%. Considerando che l’OMS raccomanda il 90% per tutti i vaccini, per garantire la cosiddetta «immunità di gregge», è necessario non scendere al di sotto del 95% per proteggere, sia, indirettamente coloro che, per motivi di salute, non possono vaccinarsi che i soggetti che non rispondono ai vaccini. Anche i dati di copertura relativi al 2016 (coorte del 2014) mostrano questa tendenza sia a 24 che a 36 mesi, tranne per il morbillo, per cui si osserva un ripresa ma ben lontana dal raggiungimento del 95%
necessario per il raggiungimento dell’eliminazione.
 
Un calo che ha riguardato sia le vaccinazioni obbligatorie (anti-difterica, anti-polio, anti-tetanica, anti-epatite B), che alcune di quelle raccomandate. Le uniche coperture che hanno mostrano un incremento del dato nazionale sono pneumococco e meningococco (nei due anni precedenti avevano registrato bassi valori in malcune Regioni e PA). Anche i dati di copertura vaccinale per morbillo e rosolia sono passati dal 90,4% nel m2013 all’85,3% nel 2015 per poi osservare una lieve risalita nel 2016 ma comunque lontani dalm raggiungimento della copertura necessaria per eliminare il virus (95%). Un trend confermato anche dalle mcoperture vaccinali nazionali a 36 mesi (relative ai bambini nati nell’anno 2012 e 2013), che permettono di monitorare la quota di quei bambini, inadempienti alla rilevazione vaccinale dell’anno precedente, che sono stati recuperati.
 
Le coperture a 36 mesi mostrano valori più alti rispetto a quelle rilevate per la medesima coorte di nascita a 24 mesi l’anno precedente arrivando al 95% nella coorte 2011 e del 2012 per le vaccinazioni contenute nell’esavalente, mentre per le coorti successive del 2013 le vaccinazioni a 36 mesi non raggiungono il 95% (vedi grafici di seguito).
 
Nelle Figure (vedi documento allegato) o sono riportati l’andamento delle coperture vaccinali a 24 mesi in Italia dal 2000 al 2016 per: polio, difterite, tetano e pertosse, epatite B , Haemophilus influenzae e morbillo, parotite e rosolia; in di seguito è riportato il calo delle coperture vaccinali dal 2013 al 2016, utilizzando la copertura vaccinale per poliomielite come indicatore del vaccino esavalente. 
 
Come si può apprezzare dalla figura, in Italia nel periodo considerato la copertura vaccinale è calata di circa un punto percentuale ogni anno. In successivamente si osserva invece il calo del periodo relativo al 2013-2016 delle coperture per il vaccino MPR, che è pari a circa 1 punto percentuale all’anno. 
 
Nel documento sono riportate anche le figure con il confronto tra le coperture vaccinali tra Italia e Veneto e le coperture vaccinali a 36 mesi (coorte 2013 rilevazione 2016), il confronto fra coperture vaccinali a 24 e 36 mesi in Italia (coorte di nascita 2011, 2012, 2013) e per regione (2013) ed infine l’incremento percentuale e la percentuale di recupero tra i non vaccinati a 24 e 36 mesi per coorte di nascita, in Italia (coorti di nascita 2011, 2012 e 2013) e Veneto (coorte di nascita 2013).
 
Strategie vaccinali ed obbligo in Europa
In Europa, nel 2010, in 29 dei 31 Stati (28 Paesi dell’Unione europea più Norvegia, Islanda e Liechtenstein) è stata condotta una indagine per valutare le differenti politiche vaccinali. Di questi (Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Latvia, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia) presentano obbligo vaccinale per più o un solo vaccino (Vedi tabella sotto). 
In Francia si sta considerando l’obbligatorietà vaccinale per 11 malattie infettive, del tutto in linea con quanto proposto in Italia.
 
 
19 giugno 2017
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