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Covid. La commissione d’inchiesta ancora non c’è. Ma in pochi sembrano averlo capito. Al via le audizioni in un clima di confusione
In circa 4 ore si sono alternati rappresentati dei cittadini, scienziati e rappresentanti dell'Esercito. Solo in pochi si soffermano sulle tre proposte di legge all'esame della commissione evidenziandone punti forza e criticità. Per gli altri sembrava di assitere alla prima audizione di una commissione d'inchiesta ancora mai approvata. Un fraintendimento generale che ha contribuito ad alimentare ulteriormente la confusione attorno a questo tema
02 MAR -

Pomeriggio all’insegna della confusione oggi alla Camera. Hanno preso il via in Commissione Affari sociali le audizioni sulle proposte di legge recanti “Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”. Ricordiamo che al momento sono tre le proposte di legge all'esame della Commissione, presentate rispettivamente da Lega, Fratelli d'Italia e Italia Viva-Azione.

Ancora non è stato adottato nessun testo base e quindi al momento non è ancora chiaro né il campo d’indagine né i tempi che questa commissione dovrebbe darsi per far luce su quanto accaduto durante l’emergenza.

Insomma, siamo ancora ben lontani dall’istituzione di questa commissione. Eppure, l’impressione che si è avuta per la maggior parte degli interventi susseguitisi nel pomeriggio è stata quella di una prima audizione della commissione d’inchiesta. Tranne poche eccezioni, gli esperti intervenuti non hanno dato la loro opinione sui provvedimenti all’esame ma si sono concentrati su cosa, dal loro punto di vista, è stato fatto più o meno bene per contrastare le diverse ondate epidemiche susseguitesi in questi anni. Un fraintendimento generale che - tranne per rare eccezioni - ha trasformato il pomeriggio in commissione in una sorta di festival del ‘senno di poi’.

Di seguito in sintesi gli interventi degli auditi ascoltati dai deputati della XII Commissione:

Associazione "Familiari delle vittime Covid-19”
“Le risultanze della procura di Bergamo non ci restituiscono i nostri cari ma onorano la memoria di chi ha pagato in prima persona un prezzo troppo alto. Mai più una qualsivoglia emergenza ci trovi impreparati. I nostri cari trasformati in corpi accatastati cui era stata negata la dignità della sepoltura. La gente moriva a casa senza ossigeno con gli ospedali al collasso. Perché non avevamo mascherine? I Dpi poi distribuiti si sono rilevati non conformi. Perché non ci hanno detto che il virus era già nelle nostre case? Perché nella bergamasca non ci hanno isolati subito come chiedevamo? Non eravamo pronti. La commissione d’inchiesta sarebbe la prova che anche le istituzioni vogliono riprendere una relazione con i propri cittadini e ripagare la fiducia loro data”.

Cittadinanzattiva
"Siamo arrivati ad affrontare l'emergenza sguarniti di un piano pandemico, fermo al 2006, ma soprattutto con una sanità impoverita, in particolare quella territoriale, a causa della gestione dei decenni precedenti. Con la pandemia i nodi sono venuti al pettine, abbiamo pagato tutte le scelte non fatte e non attuate negli anni precedenti. Sarebbe profondamente sbagliato non tener conto di quanto accaduto prima del Covid, di tutto ciò che ha condizionato in maniera forte la nostra capacità di tenere il passo con quello che stava succedendo. Una pandemia caratterizzata da un'assoluta imprevedibilità. Questa inchiesta dovrebbe riguardare sì il ruolo del governo centrale ma anche delle Regioni, conoscendo il ruolo estremamente protagonista che queste hanno sulla tema salute. È giusto che anche sulle responsabilità si ragioni in maniera condivisa tra livello centrale e Regioni".

Matteo Bassetti, professore ordinario di Malattie infettive presso l'Università degli Studi di Genova
"Il piano pandemico era fermo al 2006, tuttavia c'erano alcune cose che se fossero state fatte avrebbero permesso di gestire in maniera diversa l'emergenza. Nel Comitato tecnico scientifico non c'erano esperti attivi nel campo delle infezioni, malattie infettive, microbiologi e mancavano esperti operanti nelle Regioni più colpite. Sulle cure domiciliari, ricordo che i Fans erano già presenti nei protocolli del ministero della Salute già da novembre 2020. A ottobre 2020 il professor Silvestri mise a disposizione, con azienda Lilly, 10mila dosi di monoclonali. Non si capisce come mai il direttore dell'Aifa Nicola Magrini decise di non accettare quelle dosi. I monoclonali vennero approvati e messi a disposizione solo nell'aprile 2021. Molto della campagna vaccinale contro il Covid è stata influenzata dai media. Basta menzionare il caso AstraZeneca, fortemente contestato da noi ma al contempo uno dei vaccini più utilizzati al mondo. Quanto all'obbligo vaccinale per i medici, credo sia stata una decisione giusta e appropriata".

Donato Greco, medico specialista in Malattie infettive
"L'idea che il piano pandemico del 2006 potesse essere vigente 14 anni dopo è una stupidaggine. L'Oms ha emanato 3 nuove linee guida sui piani pandemici, anche queste non hanno avuto nessun impatto. Le tecnologie nel 2006 erano completamente diverse rispetto a quanto avevamo a disposizione nel 2020. Non mancava solo il piano pandemico, mancavano soprattutto 14 anni di attività che si sono persi tra il 2006 e il 2020. Per questo il Paese si è trovato impreparato davanti ad un virus come quello che abbiamo affrontato, assolutamente straordinario come potenza e rapidità di diffusione".

Massimo Galli, professore di Malattie infettive presso l'Università Statale di Milano
"Che in quei mesi non fosse chiaro chi dovesse fare cosa è molto evidente. Finché i decisori saranno suddivisi in tutte le Regioni e non sarà definita in maniera molto più strutturata una linea di comando per situazioni di emergenza come queste, credo che un po' di pessimismo anche per il futuro sia giustificato. Sì, mancava l'aggiornamento del piano pandemico. Ma parliamo di un piano pandemico per l'influenza verosimilmente. Noi siamo andati ad affrontare qualcosa di molto diverso. Ci siamo trovati davanti ad un problema senza aver cognizione che questo era già tra noi da diverse settimane. Chi avrebbe potuto prevedere la comparsa reiterata di nuove variante con caratteristiche tali da bucare il vaccino in termini di prevenzione dell'infezione? Questa cosa delle ondate è avvenuta in concomitanza con nuove varianti e con aperture rese possibili proprio dal successo della campagna vaccinale".

Eugenia Tognotti, professoressa ordinaria di Storia della medicina e Scienze umane presso l'Università degli studi di Sassari
"Il Covid è stata una tragedia collettiva che ci ha travolto. Ci stiamo avvicinando al numero di decessi fatti dall'influenza spagnola. Questa pandemia non è paragonabile ad altre se non all'influenza russa del 1888, forse un'antenata del Covid. Il Servizio sanitario nazionale aveva diverse carenze quando è stato colpito da queste ondate. C'erano carenze di medicina territoriale, di dispositivi di protezione, terapie intensive, posti letto in isolamento, di una consulenza scientifica ben strutturata e coordinata per le emergenze. Un piano pandemico non sarebbe stato sufficiente a rispondere al tipo di emergenza che ci ha colpiti".

Pier Paolo Lunelli, generale in riserva dell'Esercito
"Se l'obiettivo della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla gestione della pandemia Covid è analizzare quanto avvenuto ed elaborare raccomandazioni, sono importanti due elementi: la durata della commissione, che deve essere contenuta il più possibile, e poi è opportuno conoscere lo stato attuale di preparazione del Paese. Per conoscere lo stato di preparazione del Paese, ha aggiunto, si possono utilizzare i dati del questionario che l'Italia deve presentare all'Oms ogni anno a giugno sulla base di un sistema di autovalutazione".

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe
"In un tema di legislazione concorrente, non avendo scelto il governo di applicare l'articolo 120 della Costituzione, è difficile definire le responsabilità tra livello centrale e Regioni. La Commissione deve decidere quali soggetti possono essere coinvolti dall'inchiesta. Senza considerare le performance dei servizi sanitari regionali è difficile valutare l'efficacia delle misure disposte dal governo. Vi sono poi diverse criticità nelle proposte di legge presentate: dagli standard scientifici di riferimento assenti nella fase iniziale ai giudizi ex post su decisioni influenzate, da una situazione emergenziale mai sperimentata prima, fino all'impatto della pandemia sui servizi sanitari e sugli esiti di salute condizionati da innumerevoli processi clinici e organizzativi oltre a numerose variabili".

Francesco Zambon, referente aziendale Piano pandemico azienda Ussl 2 del Veneto
"Cosa doveva succedere, cosa è successo, cosa è andato bene, cosa è andato male e cosa è necessario cambiare affinché le cose non si ripetano. È necessario rispondere a queste domande, fare questo tipo di analisi, per affrontare al meglio le sfide future. L'istituzione di una commissione d'inchiesta credo sia un diritto. Chi aveva un piano pandemico aggiornato ha risposto meglio all'emergenza che si è trovato a dover affrontare rispetto a quei Paesi che non lo avevano".


Giovanni Rodriquez

02 marzo 2023
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