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Antitrust su vendita di mascherine e kit di autodiagnosi
L’oggetto del procedimento nei confronti del marketplace Vova riguardava le attività di vendita di prodotti per la prevenzione e/o la diagnosi del contagio dal Virus SARS-CoV-2, svolte su detta piattaforma attraverso la quale venivano venduti test kit anticorpali per l’autodiagnosi del coronavirus grazie ad attività promozionali che, al tempo, erano in contrasto con precise indicazioni delle Autorità sanitarie circa la non attendibilità di tali test. Comminata sanzione da 3 mln.
12 MAR - L’Antitrust ha concluso un procedimento, aperto lo scorso mese di aprile, nei confronti del marketplace Vova, gestita in Europa da ZC limited (UK), al quale è stata comminata una sanzione di 3 milioni di euro.

L’oggetto del procedimento riguardava le attività di vendita di prodotti per la prevenzione e/o la diagnosi del contagio dal Virus SARS-CoV-2 (Coronavirus, Covid-19), svolte su detta piattaforma attraverso la quale venivano venduti test kit anticorpali per l’autodiagnosi del coronavirus grazie ad attività promozionali che, al tempo, erano in contrasto con precise indicazioni delle Autorità sanitarie circa la non attendibilità di tali test.

E’ stato poi ulteriormente contestato l’utilizzo di alcuni messaggi pubblicitari che attribuivano a mascherine filtranti una specifica efficacia in termini di protezione e/o di contrasto nei confronti del Covid-19.

Con riferimento ai suddetti prodotti, erano stati inoltre riscontrati prezzi particolarmente elevati praticati da tale piattaforma e, nel merito, l’Antitrust ha rilevato modalità scorrette di promozione e vendita in grado di ingannare i consumatori e di mettere in pericolo la loro salute e sicurezza.
Con la decisione pubblicata sul Bollettino n. 10 dell’8 marzo u.s., l’Antitrust ha quindi definitivamente chiuso il procedimento contro il sito di marketplace, che, come nei precedenti casi di provvedimenti contro altri marketplace (Amazon, eBay e Wish), è stato considerato responsabile, in qualità di titolare della piattaforma, delle vendite effettuate da altri rivenditori.

Secondo il Codice del consumo infatti, i titolari di piattaforme di marketplace devono “... adottare misure volte ad impedire e prevenire l’utilizzazione di claim e diciture capaci di falsare in modo considerevole la libertà di scelta dei consumatori circa l’acquisto di prodotti presentati ...”.
In tale decisione, l’Autorità contesta, inoltre, a Vova la responsabilità di non aver fornito in maniera chiara e comprensibile le informazioni relative alle identità dei venditori dei prodotti reclamizzati online.

Da rilevare, infine, come Vova, a differenza di Amazon, eBay e Wish - che hanno prontamente messo in atto azioni concrete per evitare, da subito, la vendita di prodotti dubbi nel primo periodo della pandemia - non abbia messo in atto alcuna attività di questo tipo e i prodotti in questione hanno continuato ad essere commercializzati per un lungo periodo di tempo su tale piattaforma.

Per tale motivo, l’Antitrust ha effettuato una differente valutazione che, in questo caso, ha portato ad irrogare una così rilevante sanzione al marketplace in questione.
12 marzo 2021
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