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Giornata mondiale dell’ictus. Si muore di meno, ma sono quasi 1mln le persone con importanti disabilità. Scarse le Stroke Unit
Cresce anche il numero totale degli eventi. Delle 300 Stroke Units necessarie, solo circa 190 sono operative, l’80% sono al Nord. Per l’Osservatorio Ictus Italia, occorre “rendere effettive le azioni della Risoluzione sulla prevenzione e la diagnosi approvata nel 2017 dalla Commissione Affari Sociali della Camera”. A dicembre l’Osservatorio lancerà il suo manifesto sociale
29 OTT - Sono sempre più drammatici i numeri dell’ictus cerebrale. Lo stroke rappresenta la prima causa di invalidità nel mondo, la seconda causa di demenza e la terza causa di mortalità nei paesi occidentali. Nel nostro Paese si registrano ogni anno circa 120mila casi di ictus, dei quali circa un terzo porta al decesso nell’arco di un anno e circa un terzo ad invalidità seria o significativa.
A conti fatti, in Italia, le persone che vivono con gli effetti invalidanti della patologia hanno raggiunto la cifra di quasi un milione. Ma non solo, è ancora scarso il numero delle Stroke Units, con un gap importante tra Nord e Sud del Paese.
 
A lanciare l’allarme è l’Osservatorio Ictus Italia che, in occasione della 14° edizione della Giornata mondiale dell’Ictus che si celebra in tutto il mondo 29 ottobre, ha richiamato l’attenzione sui numeri di questo killer silenzioso e sulle azioni che anche nel nostro Paese possono essere avviate in collaborazione tra istituzioni, Ssn, specialisti, associazioni. A partire dalla piena applicazione della Risoluzione sulla prevenzione e la diagnosi approvata nel 2017 dalla Commissione Affari Sociali della Camera.
 
“Oggi si muore di meno a causa dell’ictus – ha dichiarato Nicoletta Reale, Presidente di Osservatorio Ictus Italia e Presidente dell’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale Alice – ma si registra un aumento del numero totale degli eventi e delle persone colpite che convivono con importanti disabilità. Ci troviamo perciò a fronteggiare un fenomeno che da un lato vede un miglioramento di terapie, cure disponibili e organizzazione della presa in carico, mentre dall’altro registriamo un incremento degli eventi dato anche dall’invecchiamento progressivo della popolazione. Il tutto pone domande di riorganizzazione e di prevenzione che sono già state poste al centro della Risoluzione sulla prevenzione e la diagnosi dell’ictus cerebrale (n. 8-00268) approvata nel novembre 2017 dalla Commissione Affari Sociali alla Camera dei Deputati. Un documento – ha aggiunto – declinato in 19 punti che impegnava il Governo Italiano su una delle patologie a maggior rischio di mortalità e disabilità, comportando di conseguenza un peso economico e sociale a carico non soltanto del Ssn e dei bilanci regionali, ma soprattutto delle famiglie che ne sono duramente provate”.
 
Gli impegni contenuti nella Risoluzione sulla prevenzione e la diagnosi dell’ictus cerebrale, ricorda l’Osservatorio Ictus Italia, comprendono diverse attività su cui rifocalizzare l’attenzione, tra le quali: incentivare prevenzione e diagnosi di ictus e di fibrillazione atriale; favorire iniziative dedicate ad agevolare l’accesso a farmaci e dispositivi medici; sostenere progetti che incentivino l’adozione dei PDTA; promuovere campagne di sensibilizzazione per gli operatori sanitari e per la più opportuna informazione dell’opinione pubblica.
 
Gli obiettivi della Risoluzione sono inoltre totalmente in linea con l’Action Plan for Stroke in Europe 2018-2030, il più importante documento collaborativo e di prospettiva espresso sulla patologia dagli specialisti delle società scientifiche europee. “Gli obiettivi prioritari dell’Action Plan for Stroke in Europe 2018-2030 – ricorda Valeria Caso, membro del direttivo dell’Osservatorio Ictus Italia e Past President della Europe Stroke Organization – sono: ridurre il numero assoluto di casi di ictus in Europa del 10%; trattare il 90% o più dei pazienti colpiti da ictus in Europa all’interno delle stroke unit, come primo livello di cura; favorire l’adozione di piani nazionali per l’ictus che comprendano l’intera catena di cura, dalla prevenzione primaria fino alla vita dopo lo stroke, e implementare strategie nazionali per interventi multisettoriali di sanità pubblica che promuovano e facilitino uno stile di vita sano e riducano i fattori ambientali (incluso l’inquinamento atmosferico), socio-economici ed educativi che aumentano il rischio di ictus”.
 
A pesare sono inoltre le differenze regionali nell’offerta di cure al cittadino. “Sono ancora poche le Unità neurovascolari (o Stroke Units) sul territorio, a scapito soprattutto delle Regioni del Sud – sottolinea Caso – su 300 unità neurovascolari necessarie, ne sono operative circa 190, di cui l’80% al Nord. Fra le 13 Regioni virtuose, soltanto Piemonte e Friuli Venezia Giulia hanno attivato un processo di informazione e partecipazione dei cittadini/pazienti in questi percorsi. Sul fronte della prevenzione primaria, le Regioni più efficaci nell’attivare percorsi di coinvolgimento degli operatori e dei cittadini sono quelle già citate più Emilia Romagna e Basilicata. Sul fronte della riabilitazione, appaiono più avanti le regioni indicate con l’aggiunta delle Marche”.
 
Sono quindi tante le criticità prioritarie da affrontare indicate da Antonio Carolei, membro fondatore dell’Osservatorio Ictus Italia, Past-President di IsoItalian Stroke Organization, già Professore ordinario di Neurologia: “Necessità di revisione ed integrazione del Dm70/2015; revisione critica ed applicabilità reale del modello hub and spoke in funzione della distribuzione dei presidi dedicati (stroke unit di I e II livello) e della disponibilità di reparti o servizi con competenze di radiologia e neuroradiologia interventistica; revisione dei modelli organizzativi sulla base delle più recenti acquisizioni in ordine alle modalità di trattamento disponibili (trombolisi endovenosa e trombectomia meccanica), e del conseguente progressivo ampliamento della finestra terapeutica; revisione e adeguamento degli standard organizzativi, strutturali e tecnologici in rapporto a dove effettivamente sono allocati i posti letto per i pazienti con ictus acuto; revisione della rete dell’emergenza-urgenza per l’ictus cerebrale dopo analisi critica della disponibilità ed eventuale ricollocazione territoriale delle diverse figure professionali coinvolte”.
 
Presentazione a dicembre del “Manifesto sociale”. L’Osservatorio Ictus Italia proprio in occasione della Giornata mondiale annuncia quindi  che verrà presentato a Roma a metà dicembre, all’interno di un evento istituzionale pre-natalizio, un “Manifesto sociale” in collaborazione con l’Intergruppo Parlamentare per le Malattie Cardio-Cerebrovascolari, documento all’interno del quale verranno riprese ed attualizzate le azioni già previste nella Risoluzione e sottolineate alcune delle priorità organizzative ed assistenziali rivolte ad assicurare ai pazienti ed ai cittadini la migliore risposta sanitaria alle domande che l’ictus cerebrale pone al nostro Paese.
29 ottobre 2019
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