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Mutilazioni genitali femminili. Giornata internazionale della tolleranza zero. La Ue dice “basta”
In una dichiarazione congiunta i rappresentanti della Ue hanno ribadito il fermo impegno dei Paesi a porre fine alle mutilazioni genitali femminili in tutto il mondo: “Ribadiamo il nostro impegno a fare tutto ciò che è in nostro potere per estirpare questa pratica criminale”. L’obiettivo è porre fine alle mutilazioni genitali femminili entro il 2030
06 FEB - “Ogni ragazza e ogni donna ha il diritto di vivere una vita senza violenza e senza dolore. Eppure, nel mondo, oltre 200 milioni di donne e ragazze, di cui 500mila in Europa, sono state costrette a sottoporsi alla pratica dolorosa e traumatica della mutilazione genitale femminile e milioni di altre rischiano di subirla: 68 milioni in 25 paesi, di qui al 2030. Le mutilazioni genitali femminili sono una grave violazione dei diritti umani e dell’integrità fisica della donna. Si tratta di una pratica equivalente alla tortura e di un trattamento degradante che non è possibile giustificare né con gli usi né con le tradizioni, la cultura o la religione. Tutti gli Stati membri dell’Unione europea la considerano un reato.”.
 
È quanto hanno affermato in una dichiarazione congiunta – in occasione della Giornata internazionale della tolleranza della zero nei confronti della mutilazione genitale femminile che si celebra oggi - l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza/Vicepresidente della Commissione, Federica Mogherini, il Commissario per la Politica di vicinato e i negoziati di allargamento, Johannes Hahn, il Commissario per la Cooperazione internazionale e lo sviluppo, Neven Mimica, e la Commissaria per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere, Vĕra Jourová.
 
“Abbiamo assistito di recente alle prime condanne di persone colpevoli di aver praticato mutilazioni genitali femminili – si legge nella dichiarazione – ed è nostro auspicio che chiunque commetta simili reati nell’Unione europea o li organizzi in un paese terzo venga assicurato alla giustizia. Anche se le sfide da affrontare sono ancora numerose, si tratta di un primo passo importante nel rendere giustizia alle vittime”.
 
L’Unione europea è in prima linea nelle iniziative globali intraprese per porre fine alle mutilazioni genitali femminili entro il 2030. “Abbiamo sostenuto i paesi partner nel qualificare come reato questa pratica deleteria e ci impegniamo a fare ancora di più – proseguono i rappresentanti Ue –  L’Ue e le Nazioni Unite hanno varato l’iniziativa globale Spotlight allo scopo di eliminare tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze, tra cui le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni imposti ai minori e altre pratiche dannose contro le donne. Saranno finanziati progetti miranti a contrastare la violenza di genere a livello locale al fine di promuovere un cambiamento sociale sostenibile. Per porre fine a questa pratica, lavoreremo di concerto con i soggetti interessati a tutti i livelli: autorità, leader di comunità, genitori, parlamenti, magistrati, società civile, giovani, mezzi di comunicazione e altre parti interessate. Ribadiamo il nostro impegno a fare tutto ciò che è in nostro potere per estirpare questa pratica criminale.”
 
Contesto. La mutilazione/escissione genitale femminile (MGF/E), quale definita dall’Oms, comprende tutte le pratiche che comportano la rimozione parziale o totale degli organi genitali esterni della donna o altre pratiche lesive degli organi genitali femminili non dovute a motivi medici.Praticata per motivi culturali, religiosi e/o sociali su giovani donne, dall’infanzia fino ai 15 anni di età, l’MGF è una forma di abuso sui minori e di violenza contro le donne e le ragazze e comporta gravi conseguenze fisiche e psicologiche nel breve e nel lungo periodo.
 
Le mutilazioni genitali femminili sono una forma di violenza contro le donne e sono state qualificate come reato dalla convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa. In forza di tale convenzione, firmata da tutti gli Stati membri dell’Ue, di cui 20 hanno finora provveduto alla ratifica, qualunque cittadino dell’UE che pratichi l’MGF all’estero è perseguibile.
 
Negli ultimi dieci anni l’Unione europea ha conseguito traguardi importanti in questo campo. Grazie all’Unione europea e alla cooperazione con l’Unicef, l’Unfpa e le organizzazioni della società civile, circa 3,3 milioni di donne e ragazze hanno avuto accesso a servizi di tutela e prevenzione. In Africa, più di 20mila comunità hanno chiesto pubblicamente l’eliminazione delle mutilazioni genitali. Sostenuti da un forte partenariato tra l’Unione europea, l’Unione africana e alcuni Stati africani promotori, 12 paesi dell’Africa hanno incluso nei loro bilanci nazionali linee specifiche riguardanti l’eliminazione di questa pratica. Negli Stati arabi esistono inoltre reti regionali e nazionali di organizzazioni religiose che mirano a debellarla.
 
L’Unione europea conferma quindi l’impegno a favore della piena attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che affronta la questione delle mutilazioni genitali femminili nell’obiettivo n. 5 sull’uguaglianza di genere e nell’obiettivo specifico 5.3 sull’eliminazione delle pratiche dannose.
 
Studio sulla diffusione delle MGF. Molte donne e ragazze che vivono nell’Unione europea sono anch’esse a rischio o sono già state vittime di MGF. L’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere ha condotto ricerche sulla diffusione delle mutilazioni genitali femminili nell’Unione europea e, di recente, ha pubblicato uno studio sulla diffusione di tale pratica in Belgio, in Grecia, in Francia, in Italia, a Cipro e a Malta. Lo studio fornisce dati qualitativi e quantitativi più precisi sulle mutilazioni genitali femminili e sui rischi per le ragazze all’interno dell’UE, tenendo conto dei nuovi modelli migratori.
06 febbraio 2019
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