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Parmigiano, prosciutto e olio a rischio limitazioni salutiste? Allarme dopo un articolo del Sole 24 ore su un rapporto Oms, che però smentisce e tranquilizza
L'Oms precisa: nessun prodotto nel mirino, solo raccomandazioni per una corretta politica alimentare. con un'adeguata informazione, nelle scuole ad esempio, ma anche direttamente presso il consumatore con un'etichettatura dei prodotti in grado di fornire chiare informazioni sul loro contenuto. A settembre a New York incontro dell’assemblea generale delle Nazioni Unite per valutare i progressi nella lotta alle malattie non trasmissibili ed esaminare la proposta di nuove tasse sui prodotti alimentari contenenti grassi, sale e zuccheri e l’eventuale inserimento di avvisi di pericolo sulle confezioni per scoraggiare il loro consumo.
18 LUG - Allarme prodotti made in Italy per le conclusioni di un rapporto Onu-Oms sulle malattie non trasmissibili (cancro, diabete, patologie polmonari, cardiache, croniche obesità ecc.): gli stati membri dell’Oms hanno concordato di ridurle entro il 2025 di almeno il 25% e per farlo, tra le altre misure, l’indicazione è che i governi dovrebbero dare la priorità alla limitazione della commercializzazione di prodotti non sani (quelli contenenti quantità eccessive di zuccheri, sodio, grassi saturi e grassi trans) per i bambini.

Su queste basi secondo una analisi de Il Sole 24 Ore, riducendo nella dieta l’apporto di grassi saturi, sale, zuccheri e alcol si rischia di limitare anche i prodotti a più alta qualità del made in Italy. Come il Parmigiano reggiano: per un grammo di sale di troppo finisce per essere equiparato al fumo. O anche il Prosciutto di Parma, la pizza, il vino e l’olio d’oliva che rischiano secondo la strategia Oms da applicare al tabacco, di essere tassati e con immagini sulle confezioni per ricordare che "nuocciono gravemente alla salute".

La notizia ha messo in allarme tutta la filiera agroalimentare italiana e lo stesso  ministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio nel corso di un'intervista al network radiofonico della Cei InBlu Radio, ha parlato di "pazzia pura" e ha promesso "una battaglia molto dura". 
"C'è la volontà - ha detto il ministro - di ridimensionare i prodotti italiani. Siamo sotto attacco. Ma il nostro obiettivo è quello di far capire al mondo che l'enogastronomia italiana è di qualità. Non voglio assolutamente fare un passo indietro. Non posso pensare che i nostri prodotti come il Grana Padano, il Parmigiano, il Prosciutto di Parma o l'olio vengano considerati come i prodotti chimici che spesso vengono venduti nei supermercati americani".

Ma l’Oms ha frenato gli allarmismi e Sky Tg 24 ha dato notizia di un intervento del direttore del dipartimento di nutrizione dell’Oms Francesco Branca che ha affermato: “Le notizie di bollini neri su tale o tale alimento non sono corrette. “L'Oms non criminalizza determinati cibi ma raccomanda politiche che promuovano un consumo parsimonioso degli alimenti che hanno alti contenuti di sodio, zuccheri o grassi saturi”. Branca ha poi concluso dicendo che l’Organizzazione mondiale della sanità "raccomanda ai governi politiche per un'adeguata informazione, nelle scuole ad esempio, ma anche direttamente presso il consumatore con un'etichettatura dei prodotti in grado di fornire chiare informazioni sul loro contenuto".
 
Allarme rientrato quindi per il momento, anche se il dibattito sulla questione è rimandato al 27 settembre, quando a New York si terrà un incontro dell’assemblea generale delle Nazioni Unite a livello di capi di stato e di governo per valutare i progressi compiuti nella lotta alle malattie non trasmissibili, dove sarà esaminata anche la proposta di nuove tasse sui prodotti alimentari contenenti grassi, sale e zuccheri e l’eventuale inserimento di avvisi di pericolo sulle confezioni di molti prodotti alimentari per scoraggiare il loro consumo, simili a quelli usati per le sigarette.

Tutto scaturisce dal rapporto di giugno "Time To Deliver”, in cui l'Oms presenta una serie di possibili raccomandazioni ai Paesi per ridurre l'impatto negativo dei cibi ricchi di sale, zuccheri e grassi saturi e migliorarne la regolamentazione.

Nel rapporto, aspettando appunto il 27 settembre,  non è specificamente menzionata una maggiore tassazione come già avviene per alcol e tabacchi e come era accaduto con una precedente proposta riguardo alle bibite dolci e gassate.

Il made in Italy tuttavia non è l’unico preoccupato. Lo sono tutti i Paesi cosiddetti della dieta mediterranea e il rischio riguarda prodotti dai formaggi francesi alle olive greche, passando per il jamòn iberico.

Uno studio dello Iea, sempre secondo Il Sole 24 Ore,  sostiene che se a tutte le bevande e a tutti i cibi contenenti zucchero, sale o grassi saturi venisse per esempio applicata una tassa del 20%, l’aggravio nel carrello della spesa di una famiglia media sarebbe di 546 euro all’anno in Italia, di 612 dollari negli Stati Uniti e di 458 sterline in Gran Bretagna. Nel complesso, i consumatori italiani avrebbero ogni anno 13,5 miliardi in meno da spendere.
 
L’Oms già da qualche anno sta lavorando sulle raccomandazioni per i consumi di grassi (totali, saturi, insaturi e trans) e offre già indicazioni in proposito, suggerendo un apporto inferiore al 30% delle calorie quotidiane per i grassi totali, inferiore al 10% per i grassi saturi e inferiore all’1% per i grassi trans.

Tra gli strumenti di politica alimentare e nutrizionale che possono essere applicati ci sono anche i controlli sulla pubblicità, in particolare quella diretta ai bambini, le etichettature nutrizionali, le tassazioni, l’offerta di alimenti nelle mense pubbliche, il dialogo con l’industria sulla riformulazione di prodotti trasformati.

Le etichette a semaforo adottate in Francia, chiamate Nutri-Score, sono un meccanismo già rodato per aiutare il consumatore a capire le caratteristiche nutrizionali di un prodotto. Il rosso indica un alimento da assumere con moderazione, il verde un cibo sano mentre il giallo invita a consumare il prodotto senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata.

Le etichette sono state accolte con entusiasmo dall’Oms e dalle associazioni dei consumatori.

Il rapporto 'Time To Deliver” da cui scaturisce l’allarme ricorda che le malattie non trasmissibili (NCD) costituiscono una delle principali sfide per lo sviluppo nel  21° secolo e richiedono un approccio multisettoriale,

Gli impegni previsti già dal 2014 scritti in un documento e adottato dagli Stati membri comprendono quattro scadenze da raggiungere utilizzando 10 indicatori di progresso negli anni successivi. Questi impegni sono: fissare obiettivi nazionali della NCD; lo sviluppo di un Piano cittadino; ridurre i fattori di rischio per le malattie non trasmissibili; rafforzare sistemi sanitari per rispondere alle malattie non trasmissibili.
 
A partire dal 2017 il rapporto indica che 83 paesi avevano fatto scarsi o nulli progressi sui quattro impegni a tempo (in base ai paesi che segnalano meno di cinque indicatori pienamente raggiunti sul totale dei possibili 19 indicatori). Nessun paese ha pienamente raggiunto tutti i 19 indicatori.
 
Nel 2015, i paesi hanno accettato l'SDG "garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età", prevedendo  una riduzione di un terzo di mortalità prematura della NCD entro il 2030 attraverso la prevenzione e il trattamento delle malattie non trasmissibili e la promozione della salute mentale (obiettivo SDG 3.4).
Previsto anche l’SDG target 3.5 per "rafforzare la prevenzione e il trattamento di sostanze di abuso, compresi stupefacenti e alcol ".
L'obiettivo SDG 3.a impegna gli Stati a "rafforzare l'attuazione della salute mondiale attraverso la Convenzione quadro sull'organizzazione del controllo del tabacco" e l’SDB target 3.b richiama  il supporto alla ricerca e sviluppo per garantire l’accesso a vaccini e medicinali soprattutto nei paesi in via di sviluppo.   Ed ecco l’impegno ad agire su nutrizione e dieta malsana attraverso un decennio di azioni sulla nutrizione, comprese le azioni per ridurre il consumo di zuccheri, sodio e grassi che ha portato all’allarme per i prodotti made in Italy.
18 luglio 2018
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