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Giornata Internazionale della Donna. Cresce il numero delle donne e delle ragazze sfollate. Sono circa 32 milioni in tutto il mondo. Ecco la loro storia
Costrette a lasciare le proprie case e il proprio Paese per la loro sicurezza e sopravvivenza. Medici Senza Frontiere celebra l’8 marzo con le storie raccolte in video, di Gloria, Fouzia e Ruksana, rifugiate o operatrici umanitarie di Msf. Donne che l’Associazione umanitaria ha incontrato nei Paesi dove si sono rifugiate come Tanzania, Bangladesh, Grecia.
08 MAR - Ci sono immagini che parlano più di tante parole scritte. E raccontano di donne violate nel corpo e nell’anima costrette, per sopravvivere, a tagliare le proprie radici affrontando sfide estreme per la loro salute. Abbandonano le loro case e il proprio paese per incontrare solo, nella loro dolorosa fuga, altri pericoli. Non sono diverse da qualsiasi altra donna: hanno solo bisogno di un posto sicuro dove partorire o essere sostenute perché vittime di violenze sessuali. Cercano un luogo dove potersi prendere cura dei propri figli, avere avere accesso a metodi contraccettivi. Ma essendo sfollate, le sfide che devono affrontare sono sempre più difficili.
 
Medici senza frontiere ha  voluto celebrare questo 8 marzo attraverso le storie, raccolte in video, di Gloria, Fouzia e Ruksana, rifugiate o operatrici umanitarie di Medici Senza Frontiere. Donne che l’Associazione umanitaria ha incontrato nei Paesi dove si sono rifugiate come Tanzania, Bangladesh, Grecia.
 

 
 
Cure ostetriche: la storia di Gloria
Gloria è una rifugiata del Burundi che è riuscita a raggiungere la Tanzania mentre aspettava il suo terzo bambino. Nel campo di Nduta ha finalmente accesso a cure ostetriche di emergenza.
Tra gli sfollati sono molte le donne incinte dal momento in cui tante lasciano il proprio paese in età fertile: tra i 15 e i 45 anni. L’assenza di cure, però, pone loro e i loro figli in serio pericolo. Fuggire durante una gravidanza aumenta il rischio di aborti o parti prematuri. Nel campo di Nduta, così come in altri contesti, MSF gestisce una maternità per supportare donne e ragazze.
 

 
 
Alleviare la sofferenza: la storia di Ruksana
Qualsiasi sia il luogo in cui si incontrano donne sfollate, le loro storie raccontano spesso di violenza, stupri e gravidanze indesiderate. Ruksana, ostetrica, ha lavorato a Kutupalong, in Bangladesh, per sei anni. E dallo scorso agosto, la sua clinica ha visto crescere fortemente il numero delle pazienti vittime di violenza sessuale tra i rifugiati Rohingya. Non dimentichiamo che violenza sessuale è un’emergenza medica che richiede un trattamento entro tempi brevi per prevenire gravidanze indesiderate o possibili infezioni come l’Hiv. Oltre alle cure mediche, è importante fornire supporto psicologico alle vittime per aiutare la resilienza e il recupero. Ma a causa di stigmatizzazione, vergogna o altri bisogni, molte donne potrebbero non cercare aiuto.

 
 
Dare alle donne la possibilità di scegliere: la storia di Fouzia
Circa il 40% delle gravidanze in tutto il mondo sono indesiderate e le donne sfollate sono tra le più a rischio. La fuga compromette, infatti, la possibilità di seguire terapie contraccettive. Avere accesso ai contraccettivi può invece essere una possibilità per proteggere la propria salute. Fouzia è il coordinatore medico di Msf ad Atene dove, a settembre 2016, Msf ha aperto un centro per fornire cure mediche agli sfollati presenti in città o in transito.
 

 
08 marzo 2018
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